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In Africa il virus “selvaggio” della poliomelite è stato sconfitto. Ora si lavora per quello da derivato da vaccino in 16 paesi Ha la certificazione. Dal 1996 180mila vite sono state salvate

27 Agosto 2020

Rimangono ancora più due stati endemici, Pakistan e Afganistan, in cui il poliovirus è diffuso. In Africa, la poliomelite, malattia infettiva che nel colpire il sistema nervoso si manifesta con la paralisi delle arti e dei muscoli respiratori, si può dire oggi debellata, dopo quattro anni senza alcun episodio segnalato. È un traguardo significativo per la salute pubblica raggiunto nei 47 paesi africani che consegna una vittoria nella eradicazione in cinque delle sei regioni dell’Organizzazione Mondiale della Sanità. Da Ginevra, il direttore generale dell’Oms Tedros Adhanom Ghebreyesus alla comunicazione dell’Africa Regional Certification Commission – organismo indipendente a cui dal 1998 l’Oms ha affidato il mandato di vigilare sulla scomparsa del poliovirus – sul risultato ottenuto e certificato del 25 agosto 2020 “free of wild poliovirus” ha incitato a portare a termine il lavoro in tutto il mondo, ringraziando le istituzioni civili e religiose, gli operatori sanitari, i volontari e «la continua generosità e impegno condiviso dei donatori nel raggiungere un mondo libero dal poliovirus che hanno aiutato costruire le infrastrutture con cui la regione africana ha potuto avere più figli di prima e sconfiggere il polio selvaggio».

«Dal 1996, quasi 9 miliardi di vaccini anti poliomelite orali sono stati distribuiti in Africa, fino a 1.8 milioni di casi di polio selvaggio sono stati evitati e fino a 180 mila vite sono state salvate», afferma il d.g. Ghebreyesus nel discorso celebrativo. Era il 1996 quando Nelson Mandela lanciò la campagna “Kick Polio Out of Africa” con il sostegno del Rotary International intravedendo con lungimiranza un’Africa libera da polio. Allora la malattia lasciava 75 mila bambini ogni anno paralitici. Per questo la certificazione, datata 25 agosto, rivela un passo importante nella storia dell’umanità, «seppure il lavoro non è terminato. Ogni sforzo deve proseguire per la prevenzione dal ritorno del polio selvaggio e la cessazione di ogni forma di poliomelite per il bene dell’Africa e del mondo», come scrive il Polio Global Eradication Initiative che come organismo internazionale a cui partecipano come partners OMS, Unicef, CDC, Gavi, Bill and Melinda Gates’ Foundation, Rotari, dal 1988 contribuisce alla eradicazione e al contenimento dei poliovirus, selvaggio e Sabin correlato al vaccino antipolio.

Durante la pandemia da Covid-19 il piano antipolio fornisce un aiuto alle comunità locali per contenere il Covid-19 in 36 Paesi africani riguardo alla sorveglianza, al tracciamento dei contatti, alla gestione dei dati e alle relazioni, spiega Ghebreyesus dell’Oms. La rete dei laboratori per il polio, con 16 laboratori diffusi in 15 paesi, è per metà ora dedicata ai test per il Covid-19. Strumentazioni per il polio vengono usate per eseguire centinaia di test al giorno in Algeria, Camerun, Costa ad’Avorio, Madagascar, Nigeria, Senegal e Sud Africa.

Rimangono 16 countries in Africa nei quali il virus selvaggio indigeno è scomparso ma compaiono delle re-infezioni dovute a cVDPV2, circolazione del poliovirus 2 derivato da vaccino, che possono manifestarsi nelle comunità con un indice di immunità molto bassa: Angola, Benin, Burkina Faso, Camerun, Repubblica Centrale Africa, Ciad, Costa d’Avorio, Repubblica democratica del Congo, Etiopia, Ghana, Guinea, Mali, Niger, Nigeria, Togo, Zambia.

«L’Africa ha dimostrato malgrado i deboli sistemi sanitari e le importanti sfide di tipo logistico e operativo i paesi africani hanno saputo collaborare molto efficacemente nel debellare il poliovirus selvaggio, ha affermato Pascal Mkanda, coordinatore del Programma Oms di Eradicazione del Poliovirus per la Regione Africana», che nutre speranza nello sconfiggere anche il temuto cVDPV2. Lo prevede il nuovo piano strategico del Global Polio Eradication Initiative (GPEI) 2020-2021 il cui team è coordinato dall’Ufficio regionale Oms per l ‘Africa in Brazzaville ed è composto da 20 esperti.

In Italia presso l’Istituto Superiore di Sanità dal 1991 è attivo il Centro di Referenza nazionale Oms per la ricerca sulla poliomelite; fa parte della rete mondiale di laboratori per la sorveglianza (Global Laboratory Polio Network). Dal 1996 l’Istituto italiano, nominato Who Polio Regional Laboratory for Europe, insieme ai centri di Helsinki, Parigi, Mosca, Bilthoven e Berlino offre sostegno virologico nei programmi di sorveglianza delle Paralisi flaccide acute ad alcuni Paesi del sud-est Europeo (Albania, Kosovo, Bosnnia-Erzegnovina, Macedonia, Bulgaria, Serbia-Montenegro, Grecia e Malta).

Cosa è la poliomelite?

Una malattia grave infettiva dovuta ad tre tipi di poliovirus appartenenti al genere enterovirus, che colpisce il sistema nervoso centrale causando gravi disabilità, paralisi di uno o più arti e dei muscoli respiratori. È stata descritta per la prima volta nel 1789 dal medico britannico M. Underwood. Si trasmette da persona a persona mediante le feci o per via orale, mediante cibo o acqua contaminata e si moltiplica nell’intestino. Non c’è nessuna cura per la malattia che può essere prevenuta attraverso la somministrazione di un vaccino. Ve ne sono due tipi: inattivato di Salk (IPV) da iniettare intramuscolo e vivo attenuato di Sabin (OPV) da somministrare per via orale. Anche i soggetti immunizzati possono venire infettati dal virus diventando portatori.

In Italia

L’ultimo caso di virus selvaggio è stato registrato nel 1982. La certificazione “polio-free” è stata rilasciata il 21 giugno 2002. Finché non sarà debellata in tutto il mondo si può ripresentare e per questo che è attiva una sorveglianza dei casi di paralisi flaccida acuta che è tra le complicanze più gravi della malattia.

Il ministero della Salute ha predisposto lo scorso marzo 2019 con il gruppo di lavoro per il polio un piano di risposta ad un arrivo del virus o di una epidemia a seguito di focolai di infezione da poliovirus selvaggio tipo 2 registrati negli ultimi anni, in particolar modo in Asia centrale e in Africa centrale. La preoccupazione sono i viaggi internazionali e i flussi immigratori che possono portare anche nei paesi liberi da polio l’insorgenza di focolai epidemici.

(aggiornamento 27 agosto 2020, ore 9.41)
Redazione Bioetica News Torino