Attesa di vaccino anti-Covid: padiglioni “in fiore”, bandi assunzione, scontento tra specializzandi
14 Dicembre 2020In attesa dell’autorizzazione in commercio sotto condizione di un primo vaccino anti-Covid 19, procedura temporanea prevista per accelerare le fasi di approvazione di un vaccino in fase di necessità emergenziale per la salute pubblica, da parte di Ema e della Commissione Europea, per la quale BioNTech e Pfizer (BNT162b2), e Moderna Biotech Spain (mRNA1273) Covid hanno sottoposto la loro richiesta all’inizio di dicembre, sono iniziati i preparativi della nuova campagna vaccinale anti Covid insieme al bando di assunzione per gli operatori sanitari.
Il vaccino anti Covid -19 sarà somministrato in padiglioni che avranno una forma architettonica di un fiore, una primula, che trasmette un’idea di luminosità e di rinascita dal freddo e cupo del periodo passato, progettato a cura dell’architetto Stefano Boeri, saranno facilmente smontabili, materiali riciclabili, con pannelli solari, sicurezza per i professionisti, da installare nelle diverse 1500 piazze italiane. Una campagna vaccinale che è stata presentata ieri nella conferenza stampa dal Commissario straordinario per l’emergenza Domenico Arcuri. La prima ondata di somministrazioni riguarderà un milione e 800 mila persone, si spera a partire da metà gennaio, ha affermato Arcuri, in via prioritaria come stabilito nel piano strategico vaccinale anti-Sars-CoV-2 illustrato dal Ministro Speranza nell’informativa parlamentare all’inizio di dicembre, a personale sanitario e socio sanitario operante nei presidi ospedalieri e personale e ospiti delle strutture residenziali per anziani. «I numeri per singole regioni dovranno ancora essere perfezionati» e saranno comunicati fra pochi giorni.
Saranno collocati in 300 punti distributivi inizialmente e poi 1000 successivamente.
Dal 16 dicembre è attivo il bando indetto dallo stesso Commissario Straordinario Arcuri di richiesta di manifestazione di interesse a presentare una candidatura nell’attività del piano vaccinale anti-covid-19 per 3.000 laureati in medicina e chirurgia abilitati all’esercizio della professione medica e iscritti agli albi professionali e 12.000 professionisti sanitari – infermieri e assistente sanitario – iscritti ai rispettivi albi professionali per una durata prevista di 9 mesi con contratto determinato, che può essere rinnovabile. Nello stesso bando vi è inserita la gara di appalto per un massimo di cinque aziende di somministrazione del personale per l’affidamento del servizio di selezione e somministrazione a tempo determinato le cui offerte dovranno pervenire entro le ore 18 del 28 dicembre tramite il sito ingate.invitalia.it secondo le modalità indicate. Nel bando è indicato che la formazione del personale sarà organizzata e attuata dall’Istituto Superiore di Sanità con appositi corsi in modalità FAD, riconosciuti anche ai fini Ecm.
Il vice ministro della Salute Pierpaolo Sileri ha espresso la necessità del mantenimento della cautela adottando comportamenti responsabili anche quando arriverà il vaccino anti-covid perché «servirà comunque del tempo per avere un numero di dosi sufficiente a coprire il fabbisogno del nostro Paese, il che significa che dovremo ancora convivere con questo virus per diversi mesi.» e «il virus circolerà ancora tra noi e potremo avere ancora delle aree nelle quali saranno necessarie chiusure temporanee e circoscritte», ha affermato il vice ministro alla Salute Pier Paolo Sileri nell’intervista ad Agorà su Rai Tre, pubblicata oggi sul suo profilo facebook. Poi precisa due punti, uno che «la diffidenza verso il vaccino è legata al fatto che spesso non viene spiegato chiaramente perché si è riusciti a realizzarlo in tempi rapidi senza per questo aver rinunciato alla sua sicurezza» e a livello personale, pur essendo favorevole alla vaccinazione, auspica di essere tra gli ultimi, essendo stato un contagiato positivo al Covid, che la sua dose vada a proteggere una persona anziana.
C’è uno scontento da parte dei medici specializzandi che attraverso la voce della vice presidente vicario FederSpecializzandi Federica Viola afferma in una nota: «Già dall’inizio dell’emergenza COVID-19 noi Medici Specializzandi abbiamo lavorato con abnegazione per garantire l’assistenza sanitaria spesso svolgendo mansioni non previste dal nostro percorso formativo, nonostante non avessimo gli stessi diritti e le stesse tutele degli altri operatori sanitari. Con il nostro lavoro quotidiano abbiamo contribuito alla gestione di pazienti e criticità organizzative in ambito ospedaliero e territoriale, per reggere l’urto di questa sconvolgente pandemia». Le diverse figure professionali sanitarie impegnate nell’emergenza Covid «vengono giustamente retribuiti per il lavoro aggiuntivo che svolgono: dalle attività nei reparti COVID, alla Continuità assistenziale, alle USCA, così come i Medici di Medicina Generale o i Pediatri, che ricevono un compenso per ogni singolo tampone effettuato. Ad eccezione degli specializzandi». Ma l’ultima lamentela è espressa nei confronti del Ministero dell’Università e della Ricerca Manfredi per una nota «alla Conferenza dei Presidi della Facoltà e Scuole di Medicina e Chirurgia nella quale riportava che era in via di formulazione una norma per rendere le attività della campagna vaccinale “attività formative professionalizzanti” delle Scuole di Specializzazione». Si teme infatti «nel percorso formativo di un Cardiologo o di un Chirurgo Generale, per esempio, l’esecuzione di una vaccinazione non sia una competenza specifica da acquisire. Non è possibile definire formativa un’attività che non lo è, solo per non riconoscere il giusto compenso, retribuendo gli specializzandi in Crediti Formativi (CFU), dimenticandosi di quelli davvero utili per la loro crescita».
Anche la federazione nazionale dell’Ordine dei Medici, la Fnomceo, è dalla parte degli Specializzandi: «È un doppio controsenso: da una parte si vogliono obbligare, per legge, dei professionisti a lavorare gratis; dall’altra, si riconosce valenza formativa ad attività che sono invece professionali, perché già acquisite nel corso di laurea», afferma il presidente Filippo Anelli. Si tratta di “medici”. Fa una proposta: «una soluzione logica e naturale potrebbe essere quella di condividere la competenza degli specializzandi, ora in capo al Ministero dell’Università, con il Ministero della Salute, ministero vigilante per l’Ordine dei Medici, cui i colleghi appartengono a tutti gli effetti. Si potrebbero formalizzare, in altre parole, contratti di formazione-lavoro, per cui la formazione resterebbe sotto l’egida dell’Università, la parte professionale sotto quella della Salute, così come è per tutti i professionisti sanitari».