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In ospedale, la tutela della relazione mamma e bambino e allattamento in una proposta di consenso informato Nel nuovo documento del Tavolo di lavoro ministeriale sull'allattamento

28 Luglio 2021

Istituzioni sanitarie, ordini professionali, associazioni e società medico-scientifiche del tavolo tecnico per la promozione e l’allattamento al seno (Tas) del Ministero della salute hanno stilato un nuovo documento, informativo delle linee guida su come mantenere la relazione madre – bambino e sull’allattamento durante il ricovero ospedaliero; si intitola, La continuità del rapporto madre- bambino e il mantenimento dell’allattamento in caso di ricovero ospedaliero. Sono più di una sessantina i componenti dei 14 organismi che hanno partecipato alla stesura del documento.

Fanno da cornice e premessa il riconoscimento, a livello internazionale, del diritto dei bambini ad essere accuditi, non separati dai propri genitori e di godere del migliore stato di salute possibile fin dalla nascita (Onu, legge 1991 n. 176) perché la separazione dalla madre e la sottrazione all’allattamento possono avere nella crescita ripercussioni negative, di tipo psicologico, fisico o anche socio-familiare. Una solida letteratura scientifica pone le basi per le raccomandazioni dell’Oms – Unicef, del Ministero della Salute, delle società scientifiche pediatriche e del tavolo nazionale sull’allattamento dell’Istituto superiore di sanità secondo cui il latte materno viene consigliato fino ai 6 mesi in modo esclusivo e oltre i 2 anni con un’alimentazione complementare.

Si è predisposta una bozza di consenso informato per il ricovero ospedaliero in cui la madre, per mantenere il legame con il proprio bambino, piccolo, sotto i 6 mesi, anche se si trova presso un reparto diverso da quello di ostetricia e ginecologia, può esprimere come prendersi cura di lui, a seconda della sua condizione, se in in modo autonomo in regime di rooming, di accoglierlo per la poppata e in altro orario sia che venga dalla Pediatria/Neonatologia sia da casa oppure al termine del ricovero, consapevole anche di provvedervi per una persona di fiducia ad esso dedicata, un caregiver, se necessario, e delle misure precauzionali, come l’igiene delle mani, l’uso dei dpi, per ridurgli il rischio di infezioni respiratorie che può contrarre in ospedale.

Nel rispettare la reciproca e interdipendente relazione tra madre e nascituro i membri del Tavolo tecnico, nonché autori del documento, rivolgono l’attenzione a decisori politici a responsabili dell’assistenza ospedaliera e allo staff ospedaliero affinché buone pratiche possano concretizzarsi sia nel caso del ricovero materno che di quello del bambino.

Il personale sanitario deve tener conto nel primo caso delle esigenze della donna ricoverata, di un piano di assistenza personalizzato, da condividere con i familiari, basato sulle necessità di accudimento e alimentazione del bambino, sulle scelte farmacologiche durante l’allattamento. Se si prendono anestetici, farmaci, mezzi di contrasto radiologici o radionuclidi non si deve interrompere l’allattamento se non per giustificati motivi; così come per l’uso di antibiotici o oppiodi; si può aiutare per una gestione ospedaliera congiunta, detta roaming; si deve anche valutare se c’è un familiare o persona di fiducia che aiuti, sostenga la madre in ospedale; occorre prestare soccorso ad entrambi quando vi è un disagio psichico.
Va invece di per sé l’accesso dei genitori in unità di terapia intensiva neonatale.

Nel caso del ricovero di un bambino per gli Autori occorre gestire l’allattamento o il mantenimento della produzione di latte, compromesso dalle condizioni di salute del bambino che mostra ad esempio poppate difficoltose o una suzione debole mentre sono rare le situazioni in cui non viene permesso l’incontro tra i genitori e il figlio.

Il rifiuto del seno o la difficoltà di attacco ad esempio sono situazioni che accadono spesso ad un bambino ricoverato ma si può pensare di mantenere la lattazione così come ridurre il rischio di ingorgo mammario e garantire una nutrizione orale ed enterale di maggiore qualità con «la spremitura del latte materno e somministrazione con metodi adeguati alle sue condizioni cliniche come siringa, cucchiaino, tazzina, sondino naso-gastrico o biberon».

Non si deve interrompe in modo improvviso l’allattamento, azione che può comportare problemi di salute e di comportamento nel bambino, come difficoltà ad addormentarsi e nella madre ad esempio ansia, mastite etc.

Se il bambino ricoverato ha un’ostruzione nasale i medici potranno suggerire per mantenere l’alimentazione con il latte materno di «pulire il naso, di far estendere leggermente il capo del bambino, di sostenerlo in una posizione in cui tronco e capo siano allineati per consentirgli di sfruttare al meglio la sua ridotta forza di suzione… la poppata potrà anche avvenire in posizione semi-reclinata».

(aggiornamento 29 luglio 2021, ore 8.05)
CCBYSA

redazione Bioetica News Torino