In Piemonte le scuole rimarranno ancora chiuse, fino all’8 marzo. Due altri Ospedali per l’emergenza sanitaria da COVID-19 Giustetto dell'OMCEO accoglie la proposta della Regione sull'impiego dei medici per l'emergenza ma a due condizioni
03 Marzo 2020In Piemonte il ritorno a scuola, materna, di ogni ordine e grado e università, previsto per mercoledì 4 marzo slitta ancora altri quattro giorni secondo una nuova ordinanza della Regione (decreto n. 25, 2 marzo 2020) in accordo con il Ministero della Salute, firmata ieri e annunciata dalla pagina Facebook Regione Piemonte .
Fino all’8 marzo proseguirà la sospensione delle attività didattiche e scolastiche motivata dalla «richiesta di cautela espressa da medici e pediatri e dai tecnici dell’unità di crisi». La ripresa avrebbe dovuto aver luogo domani, mercoledì 4, data già prorogata (vedi ordinanza 1 marzo 2020 Regione Piemonte), per permettere le misure di igienizzazione straordinaria negli edifici e nel contempo valutare il proseguo della sospensione in base all’evolversi della situazione epidemiologica in accordo con il parere tecnico e scientifico dell’istituto superiore della sanità.
I sanitari dell’Unità di Crisi della Protezione Civile della Regione Piemonte avevano infatti consigliato ieri di far prorogare la sospensione delle attività didattiche e scolastiche in quanto la situazione della diffusione dal contagio Sars-Cov-2 non si è ancora stabilizzata in Piemonte « a fronte di una situazione con evolutività non prevedibile nelle regioni confinanti, considerato il doveroso criterio di cautela nei confronti della popolazione scolastica e dei relativi nuclei familiari». Alle loro valutazioni tecnico- scientifiche si sono aggiunte le considerazioni delle associazioni più rappresentative di medici e pediatri, che hanno rimarcato – come si legge nella nota – la necessità di non abbassare la guardia contro il virus e di proseguire con lo stop delle lezioni scolastiche.
Si estende fino così fino a domenica 8 marzo «la sospensione dei servizi educativi dell’infanzia e delle scuole di ogni ordine e grado, nonché della frequenza delle attività scolastiche e di formazione superiore, corsi professionali ivi compresi i tirocini curriculari, master, università per anziani, con esclusione degli specializzandi nelle discipline mediche e chirurgiche e delle attività formative svolte a distanza».
Dal bollettino sanitario di ieri sera, 2 marzo, aggiornato alle 19.30
In Piemonte risultano positive al coronavirus Sars-CoV-2 53 persone. 37 nella provincia di Asti, 7 in quella di Torino, 4 nel Verbano Cusio Ossola, 3 nella provincia di Novara, 1 nel Vercellese e 1 nell’Alessandrino.
Vi sono 12 persone ricoverate in ospedale di cui 6 ad Asti al Massaua, 3 a Novara all’Ospedale Maggiore della Carità ed Opere Pie Riunite e 3 all’Ospedale Amedeo di Savoia di Torino. 3 sono le persone ricoverate in terapia intensiva.
In isolamento domiciliare fiduciario rimangono sempre le 37 persone, la maggior parte delle quali fa parte della comitiva che era in soggiorno ad Alassio, in Liguria.
Si è avuto un responso positivo al nuovo coronavirus per il paziente ricoverato da domenica presso l’ospedale di Tortona, il cui PS è stato chiuso per precauzione.
In Piemonte sono stati eseguiti finora 443 tamponi di cui 367 hanno avuto esito negativo. E dall’Istituto Superiore di Sanità che dà la conferma o mena della positività attraverso un secondo test, è confermato fino ad oggi un solo caso sui 53 analizzati. Per gli altri si rimane ancora in attesa di un responso.
Dal Bollettino aggiornato a 3 marzo, in mattinata, si aggiungono 3 persone dagli esiti positivi sul nuovo coronavirus: 2 ricoverate in Torino e l’altra in isolamento domiciliare. Non destano preoccupazioni e sono sotto osservazione clinica. Da ulteriori analisi la bambina ricoverata al Margherita di Torino è risultata negativa agli ultimi test a cui si è sottoposta.
Salgono il numero di tamponi eseguiti, 477, dei quali 387 sono risultati negativi. Dall’Istituto Superiore di Sanità è stato al momento confermato un solo caso sui 56 complessivi e per gli altri si attende ancora il responso dello stesso Istituto.
I laboratori in Piemonte abilitati ad effettuare l’esame del tampone per la ricerca del Coronavirus sono presso gli ospedali Molinette e Amedeo di Savoia a Torino, l’Ospedale Maggiore della Carità di Novara, di Alessandria e Cuneo.
Situazione ospedaliera per far fronte all’ emergenza da COVID-19 in Piemonte
I posti letto disponibili attualmente in rianimazione presso le strutture ospedaliere del Piemonte sono oltre 200 e l’assessore alla Sanità Luigi Icardi ha informato ieri che saranno presto individuati due COVID-19 Hospital dedicati all’emergenza coronavirus. Presso il Sant’Andrea di Vercelli e il Carle di Cuneo sono già disponibili le rianimazioni dedicate ad affrontare l’emergenza da COVID-19. L’intento è di «preservare gli ospedali di maggiore specializzazione per le esigenze di tutta la popolazione mantenendo posti per emergenze ordinarie e interventi in elezione».
Per una spesa di 2 milioni di euro sono stati acquistati caschi di ventilazione per la respirazione. Afferma che proseguono i contatti con le Scuole nazionali di Anestesia e Medicina di urgenza e di emergenza per il rapido reclutamento degli specializzandi che possono essere utilizzati negli ospedali.
Medici in pensione nell’emergenza coronavirus
In una nota di ieri la Regione fa sapere che sono stati censiti tutti i medici che negli ultimi anni sono andati in pensione e che proprio verrà inviata loro una allerta, in modo che si tengano disponibili nel caso di bisogno: «perché come non ci si è fatti trovare impreparati sul fronte del contenimento, non lo si vuole essere neppure in una eventuale gestione dell’emergenza legata alle persone che da positive diventino sintomatiche e si ammalino», spiega il Presidente della Regione Alberto Cirio specificando però che in tale emergenza sanitaria si considerano le valutazioni medico-scientifiche.
In risposta a tale proposta della Regione Piemonte e dell’Unità di Crisi di coinvolgere l’Ordine dei medici chirurghi e degli odontoiatri il presidente dell’Ordine della provincia di Torino Guido Giustetto ha subito accolto in modo favorevole l’iniziativa di individuare medici da impiegare per fronteggiare tale emergenza allargandone però il campo – in una nota – chiedendo di «farci parte attiva presso tutti i colleghi, e non soltanto con coloro che sono in pensione, nell’individuare medici che possano dare la propria disponibilità in caso di necessità» confidando in un ampio assenso da parte dei medici. Pone due condizioni: una è la dotazione ai colleghi dei dispositivi di protezione individuale (dpi) per la loro incolumità e l’altra che il loro ruolo sia ben definito all’interno della struttura dove vengono impiegati. Potrebbero essere presenti nel pre-triage nell’attività da svolgersi all’ingresso degli ospedali o si potrebbero impiegare nel sostituire i medici malati o in quarantena, o ancora nei reparti ospedalieri quando c’è il rischio che non sia garantita la normale attività.
Esprime poi un apprezzamento all’impegno con cui l’Unità di Crisi della Protezione Civile e la Regione Piemonte affrontano la situazione epidemiologica da Covid-19 e ritiene le indicazioni del Ministero della Salute e le misure precauzionali individuate siano da seguire con serietà lasciando indietro da un lato ogni allarmismo infondato e dall’altro la sottovalutazione dei rischi.
Giustetto solleva tuttavia riguardo alle ultime indicazioni alcune criticità, come la mancanza dei dispositivi di protezione individuale (DPI). Una difficoltà che emerge dal piano sia nazionale sia regionale: «È un problema grave per la sicurezza dei medici impegnati in prima linea. Medici che, come tutto il personale sanitario coinvolto, stanno facendo la loro parte con dedizione e con professionalità». Precisa, in una nota, onde evitare disinformazione, il tampone faringeo viene prescritto solo dall’Unità di crisi in casi selezionati, che è utile esclusivamente nelle persone con sintomi mentre nelle altre il risultato non e affidabile.
Tra alcune criticità sulle misure adottate, da lui presentate, vi è la certificazione medica per malattia. «Da un lato l’accesso agli ambulatori è preferibile che avvenga soltanto dopo contatto telefonico e si stabilisce che negli studi debbano essere collocati dei cartelli che chiedono a chi ha la febbre e ha avuto contatti sospetti di tornare a casa. Dall’altro si stabilisce che possano essere fatti certificati di malattia senza visita soltanto per le persone già poste in quarantena o in isolamento fiduciario dai servizi di Igiene». Allo stesso modo che accade con la reintroduzione del certificato medico per le assenze scolastiche alla riapertura delle scuole: «il certificato non può essere rilasciato senza visita: un controsenso dal punto di vista delle precauzioni che potrebbe creare anche un ulteriore caos burocratico».
E riguardo ai provvedimenti nazionale e regionale l’Omceo di Torino informa sulla proroga della sospensione degli eventi e dei corsi che si tengono in sede fino all’8 marzo compreso.
(Testo del decreto sull’ordinanza di sospensione delle attività didattiche e scolastiche fino al giorno 8 marzo 2020 del 1 marzo 2020.