Joseph Aloisius Ratzinger – Benedetto XVI, eletto 265° papa della Chiesa Cattolica il 19 aprile 2005 e divenuto papa emerito il 28 febbraio 2013, a seguito della sua rinuncia al soglio pontificio comunicata nel concistoro ordinario dell’11 febbraio 2013, è passato all’altra vita il 31 dicembre 2022 all’età di 95 anni. All’unanime cordoglio per la sua dipartita da questo mondo, si unisce un altrettanto unanime grazie rivolto al Signore per questo suo servo fedele donato alla Chiesa.
Roberto Regoli, ordinario di storia alla Pontificia Università Gregoriana e autore del libro “Oltre la crisi della Chiesa”, ripercorrendonel testo la storia del suo pontificato ne ha offerto alcune chiavi interpretative. Lo ha saggiamente definito il Papa che ha saputo governare soprattutto tramite un insegnamento mirante a porgere costantemente ai credenti in Cristo gli strumenti per dare ragione della propria fede. Oltre che essere un acuto teologo, ha anche saputo misurarsi con la scienza nella consapevolezza che quest’ultima «può contribuire molto all’umanizzazione del mondo e dell’umanità».
L’apprezzamento di Papa Benedetto per il progresso però non è stato acritico. Ne ha saputo discernere i pregi e i difetti. Ne ha, infatti, apprezzato gli importanti risultati ma ha anche riconosciuto l’esigenza di instaurare un rapporto equilibrato con la tecno-scienza perché, come ha ricordato nell’Enciclica Spe salvi, essa «può anche distruggere l’uomo e il mondo, se non viene orientata da forze che si trovano al di fuori di essa» (n. 25). Questa sua vigile attenzione era già presente, quando dal 1981 al 2005, fu Prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede. In quel lungo lasso di tempo, firmò, tra gli altri, documenti di estremo interesse bioetico nei quali la valutazione teologico-morale degli usi e dei costumi emergenti era suffragata da un’attenta esamina di carattere biologico e antropologico. Ne è prova l’Istruzione Donum vitae sul rispetto della vita umana nascente e la dignità della procreazione da lui pubblicata il 22 febbraio 1987, con l’approvazione dell’allora pontefice Giovanni Paolo II.
La più lungimirante intuizione del ruolo della tecno-scienza applicata all’ambito del bio-regno l’indicò però nell’Enciclica Caritas in veritate,promulgata nel 2009. Al n. 74 si legge infatti: «campo primario e cruciale della lotta culturale tra l’assolutismo della tecnicità e la responsabilità morale dell’uomo è oggi quello della bioetica, in cui si gioca radicalmente la possibilità stessa di uno sviluppo umano integrale». Dopo questa efficace e realistica affermazione, ha continuato invitando a unire la disponibilità a riconoscere il valore della disciplina, attenta per natura sua al dato scientifico, con un sentito richiamo alla trascendenza. Ha aggiunto, infatti, «le scoperte scientifiche in questo campo e le possibilità di intervento tecnico sembrano talmente avanzate da imporre la scelta tra le due razionalità: quella della ragione aperta alla trascendenza o quella della ragione chiusa nell’immanenza». Ha risolto questo dilemma notando che ragione e fede si possono aiutare a vicenda per contribuire alla salvezza dell’uomo perché «la ragione senza la fede è destinata a perdersi nell’illusione della propria onnipotenza. La fede senza la ragione rischia l’estraniamento dalla vita concreta delle persone».
Queste convinzioni sono state espresse anche nel suo testamento spirituale dove ha tra l’altro scritto: «Spesso sembra che la scienza — le scienze naturali da un lato e la ricerca storica (in particolare l’esegesi della Sacra Scrittura) dall’altro — siano in grado di offrire risultati inconfutabili in contrasto con la fede cattolica. Ho vissuto le trasformazioni delle scienze naturali sin da tempi lontani e ho potuto constatare come, al contrario, siano svanite apparenti certezze contro la fede, dimostrandosi essere non scienza, ma interpretazioni filosofiche solo apparentemente spettanti alla scienza; così come, d’altronde, è nel dialogo con le scienze naturali che anche la fede ha imparato a comprendere meglio il limite della portata delle sue affermazioni, e dunque la sua specificità».
Il suo magistero è un dono prezioso che Egli ci ha lasciato. La sua indiscussa sapienza teologica, che potremo proseguire ad approfondire attraverso la lettura attenta dei suoi numerosissimi scritti, continuerà ad essere un inestimabile contributo per alimentare consapevolmente il nostro servizio a tutela della vita umana e dell’intero ecosistema, in dialogo profondo con il mistero cristiano che Egli ha incessantemente indagato, vissuto e testimoniato, fino alla fine del suo pellegrinaggio terreno.
© Bioetica News Torino, Gennaio 2023 - Riproduzione Vietata