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News dall'Italia

Intervista al ministro della Salute Roberto Speranza dal Forum dell’Ansa su temi in manovra di bilancio e di attualità

21 Novembre 2019

La sfida odierna è di trovare strategie per continuare ad avere il modello del nostro sistema sanitario italiano basato sul principio universalistico che prevede il diritto alla salute di tutti i cittadini, citato nell’articolo 32 della Costituzione e  riconosciuto dalla legge 833/1978. È un modello che va difeso  “con il coltello tra i denti”, afferma il  ministro della Salute Roberto Speranza, ospite al Forum dell’Ansa questa mattina. Un orientamento che è stato  dato nella manovra di bilancio  con i due miliardi aggiunti al fondo sanitario nazionale,  due miliardi in più sull’edilizia sanitaria e per l’ammodernamento tecnologico e poi dall’abolizione della tassa sulla salute del superticket (10 euro sul ticket) spiega il Ministro con cui, annuncia, si può ricominciare a parlare di investimenti e non più di tagli.

Tra i temi su cui è intervenuto ha parlato del  bilanciamento nella spesa del ticket che sarà il prossimo passo di riforma sanitaria, un’ipotesi da lui proposta nel DEF (documento di economia finanziaria) ma sul quale occorre confrontarsi, basato sul principio chi guadagna di più paga di più e viceversa e in un’ottica in cui tutti possono far parte del sistema sanitario, nessuno escluso.  Riporta l’esempio del costo di una mammografia mammaria,  36 euro, che è uguale sia per un miliardario che per un operaio ex Ilva.  Con la revisione del ticket si vuol  «favorire chi oggi non si cura come dovrebbe per motivi economici»; si tratta  infatti di un fenomeno abbastanza consistente come dimostrano alcuni studi, secondo il più recente,  si parla di 4 milioni di persone, spiega il ministro Speranza.  Si vuol pertanto  aiutare ad entrare nel servizio sanitario nazionale chi non  può, non ha un reddito sufficiente  e nello stesso tempo, però,  mantenere la tutela dei ceti medi ed evitare di far uscire i ceti con redditi più elevati.

Sul tema della carenza medici, occorre trovare una modalità strutturale nuova del sistema, che è tra l’altro in corso di discussione con le Regioni,  perché  il modello di spesa per tetti non è più adeguato alle nuove sfide, spiega il Ministro. E nell’immediato, la priorità è quella dell’abbattimento della precarietà sanitaria, presente in particolar modo  in alcune regioni come la Calabria, favorendo l’assunzione di personale medico tramite le  graduatorie vigenti secondo le richieste dalle Regioni.  Ritiene poi di particolare interesse il confronto con le Regioni e gli agenti sociali  sulla possibilità di utilizzare gli specializzandi negli ultimi anni presso le strutture del servizio sanitario nazionale e  verificare le condizioni per poter aumentare le borse di studio per superare quell’imbuto formativo nel quale sono imbrigliati molti laureati in medicina dinanzi alle poche borse di studio disponibili per la specializzazione.

Un altro impegno sui cui si deve lavorare è il problema delle lunghe liste di attesa. Nella manovra di bilancio, spiega il ministro, c’è un provvedimento che prevede l’utilizzo di 235 milioni di euro per “rafforzare” gli studi di medicina generale, che per i piccoli paesi tra l’altro rappresentano i primi presidi, con la  strumentazione per la diagnostica di primo livello,  come piccole ecografie, elettrogrammi, spirometri.  In tal modo si dovrebbe così generare un po’ di filtro, un’opportunità di soddisfare una prima risposta al cittadino che ne avrebbe necessità comportando un minore accesso al Pronto Soccorso e una diminuzione di  visite specialistiche inappropriate. Ha fatto sapere che ha costituito un tavolo in data odierna con l’Ordine dei medici per comprendere la  modalità con cui si può avere la strumentazione nei tempi più celeri.

È stato al G20 di settembre in Giappone al G20 dove si  è discusso, tra i diversi  temi,  la resistenza agli antibiotici. Nel nostro Paese, afferma, vi è un piano di contrasto che deve continuare, su cui occorre ancora investire con campagne di informazione ad esempio e aggiungere delle risorse.  In questo periodo influenzale si deve spiegare che non si cura l’influenza, che è virale,  con gli antibiotici perché  «si fa un danno non solo a se stessi ma tutta la comunità perché con tali comportamenti si rendono gli antibiotici meno efficaci e i batteri più resistenti agli antibiotici».  E poi aggiunge  che a livello internazionale si parla di strategia “one health”, o una sola salute  che comprende quella umana e animale. L’uso inappropriato degli antibiotici agli animali ricade con effetti negativi sull’uomo attraverso l’alimentazione. In generale sui vaccini sostiene che al di là dei differenti punti di vista che  l’unica linea guida che dovrebbe essere seguita è quella di affidarsi alla scienza e alla medicina mentre sul  vaccino antiinfluenzale è consigliato per tutti, dai 6 anni in poi,  ma caldamente  soprattutto per le categorie a rischio, per le quali è gratuito.

Sui  livelli essenziali di assistenza,  occorre adeguarli perché altrimenti  “esplodono”  le disuguaglianze. Una commissione è al lavoro e si auspica che abbiano priorità il prossimo anno.  E infine sulle false notizie della salute in rete sostiene che  «non si può pensare di curarsi con un articoletto scritto su internet, non si sa da chi e magari dietro quali interessi». Per trovare risposte sulla  salute occorre rivolgersi a chi ha fatto studi adeguati, a chi ha competenza dai presidi sanitari  ai medici di medicina generale agli  ospedali ricordando che il diritto alla salute è un diritto individuale ma la sua tutela è un interesse di tutta la collettività.

Redazione Bioetica News Torino