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Italia, 5 milioni di stranieri. Piemonte quinta regione Dossier Caritas Migrantes - Serve un linguaggio nuovo

05 Novembre 2018

I numeri da soli non bastano a descrivere un fenomeno. Vanno contestualizzati,
confrontati, spiegati. E questo, quando si parla di migranti accade poco, generando preoccupazioni e paure, per lo più immotivate. Per questo il tradizionale dossier curato dalla Fondazione Migrantes e Caritas che periodicamente fotografa numericamente la realtà degli immigrati nel nostro paese ha come titolo «Un linguaggio nuovo per le migrazioni» ed è incentrato sul valore e l’importanza di comunicare l’immigrazione con un linguaggio nuovo e aderente alla realtà». Il Rapporto nella nostra diocesi è stato presentato mercoledì 31 ottobre attraverso un confronto fra le voci che operano nei media, il direttore di questo settimanale Alberto Riccadonna, Matteo Spicuglia giornalista di Rai Tre e Maria Teresa Martinengo de La Stampa. Oltre al confronto sul tema dell’informazione è stato illustrato il quadro che emerge dal rapporto e due focus sugli ambiti scolastico e lavorativo.

A contrastare il messaggio spesso veicolato dai media di «invasione degli
stranieri» i dati del dossier rilevano che nel 2017 sono 38,6 milioni i cittadini stranieri residenti nell’Ue e il paese europeo che ne ospita il maggior numero è la Germania, seguita da Regno Unito, Francia e Spagna. Al 5° posto l’Italia. In Italia gli immigrati regolarmente residenti risultano essere 5 milioni 144 mila, l’8,5% della popolazione totale. Le comunità straniere più consistenti sono quella romena (23,1% degli immigrati totali), quella albanese (8,6%) e quella marocchina (8,1%). Il maggior numero di cittadini stranieri è in Lombardia (1.153.835, pari all’11,5% della popolazione totale), il Lazio (679.474, 11,5%), l’Emilia-Romagna (535.974, 12%), il Veneto (487.893, 10%) e il Piemonte (423.506, 9,7%). Le province con più stranieri sono Roma (556.794, 12,8%), Milano (459.109, 14,2%), Torino (220.403, 9,7%), Brescia (156.068, 12,4%) e Napoli (131.757, 4,3%).

Non una invasione e non un fenomeno «criminale» come i media spesso rappresentano: il monitoraggio delle notizie riguardanti l’immigrazione apparse
nei telegiornali di prima serata delle reti Rai, Mediaset e La7 rivela che in 12
anni i riferimenti all’immigrazione sono aumentati di oltre dieci volte, passando
dalle 380 notizie del 2005 alle 4.268 del 2017. C’è una correlazione fra l’aumento di interesse mediatico verso i flussi migratori diretti verso l’Italia e gli eventi di natura politica che coinvolgono il Paese.

«Colpisce constatare», si legge nel rapporto, «che la sensazione di minaccia
alla sicurezza e all’ordine pubblico ricondotta all’immigrazione sperimenta
dal 2013 una crescita costante»: nel corso del 2017 i telegiornali di prima serata si soffermano per lo più sui flussi migratori (40%), riservando quasi la metà delle notizie ai numeri e alla gestione degli sbarchi sulle coste italiane. Il 34% dei servizi telegiornalistici è dedicato a questioni che mettono in relazione immigrazione, criminalità e sicurezza. Al terzo posto c’è il racconto dell’accoglienza, al quale nel 2017 è riservato l’11% delle notizie.

Accoglienza che invece è un punto di forza sul nostro territorio torinese come ha ricordato l’Arcivescovo alla presentazione del rapporto. «La Città e le istituzioni pubbliche e private presenti, come la Diocesi» ha sottolineato «si stanno misurando concretamente per cercare di governare e gestire situazioni reali di povertà ed emarginazione. Situazioni di abbandono, di promiscuità che non possono essere cancellate con la forza, ma vanno affrontate in modo pragmatico e propositivo. Il metodo Agorà funziona ad esempio in Via della Salette dove la stretta collaborazione tra diverse componenti ecclesiali e sociali, ma anche degli immigrati stessi, ha determinato un percorso di vera integrazione con prospettive positive per loro e per la nostra città. Anche il modello Ex Moi si sta rivelando vincente ed esige che sia portato avanti promuovendo un adeguato accompagnamento delle persone coinvolte, in concreti percorsi di formazione e di autonomia, basati su quelle garanzie necessarie a promuovere il loro graduale inserimento nella società con diritti e doveri propri di ogni cittadino».

Interventi concreti che si inseriscono in un clima che preoccupa chi ogni giorno
si spende per garantire l’integrazione scolastica (nell’anno scolastico 2016-2017 gli alunni stranieri nelle scuole italiane sono 826.091, in aumento rispetto 2015-2016 di 11.240 unità) e sostenere la ricerca di lavoro (in Italia gli occupati stranieri sono 2.430.000. Gli stranieri in cerca di occupazione sono 415.229) di chi approda nel nostro Paese.

«Questo è un tempo di fatica», ha concluso mons. Nosiglia, «il recente Decreto Sicurezza mette insieme temi come immigrazione, richiedenti asilo, sicurezza e terrorismo. Chi si occupa di immigrazione sa che il grosso scoglio non è tanto la prima accoglienza, ma il lavoro, la casa e la salute. Oggi c’è incertezza sul futuro dell’accoglienza, e su questo è necessario continuare a confrontarsi sapendo che per i cristiani l’accoglienza è un tratto inderogabile della loro identità».

(Da La Voce e il Tempo, domenica 4 novembre 2018, Italia, 5 milioni di stranieri. Piemonte quinta regione, p. 5).

Federica BelloRedazione La Voce e il Tempo