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La Francia apre alla «sedazione profonda»

28 Gennaio 2016

Dopo un accordo bipartisan raggiunto fra socialisti e neogollisti che ha chiuso tre anni di riflessione e d’iter legislativo, il Parlamento francese ha adottato ieri sera la legge sul fine vita che introduce, in particolare, il controverso diritto per i pazienti a una «sedazione profonda e continua», nei casi di patologie giudicate irreversibili e all’origine di sofferenze fisiche o psichiche.

I parlamentari hanno deciso di non tener conto pienamente degli avvertimenti lanciati da eminenti istituzioni come l’Accademia di Medicina (il cosiddetto “Parlamento dei medici”), così come da estese cordate associative che hanno riunito enti professionali accanto a ong schierate a difesa della dignità umana, a cominciare da «Lenire ma non uccidere». Quest’ultima, in particolare, fino agli sgoccioli, ha denunciato il forte rischio che il nuovo controverso diritto dei pazienti possa essere sovente strumentalizzato per coprire “forme mascherate” d’eutanasia. La controversa sedazione potrà essere concessa al paziente deciso «a evitare ogni sofferenza e a non subire un’ostinazione irragionevole» delle cure. I casi previsti sono diversi. Innanzitutto, «quando il paziente colpito da un’affezione grave e incurabile, la cui prognosi vitale è a breve termine, presenta una sofferenza refrattaria ai trattamenti». In un secondo caso, «quando la decisione del paziente colpito da un’affezione grave e incurabile di arrestare un trattamento influenza la sua prognosi vitale a breve termine e può provocare una sofferenza insopportabile». Il terzo caso contemplato è quello dei pazienti che non possono più esprimersi. Anche in questi casi, alla luce delle direttive ricevute, il medico potrà sospendere dei trattamenti di mantenimento in vita. In particolare, in simili situazioni, «l’alimentazione e l’idratazione artificiale costituiscono dei trattamenti che possono essere arrestati».

Quest’ultima disposizione suscita fortissime controversie, soprattutto nella scia di casi drammatici come quello di Vincent Lambert, paziente tetraplegico ricoverato a Reims. Ma per il deputato neogollista Jean Leonetti, già padre della legge quadro precedente, il testo di compromesso raggiunto è «equilibrato» e «resta nello spirito» della legge bipartisan che fu votata nel 2005. Secondo il deputato, il «testo non infrange il divieto di uccidere, ma rafforza l’obbligo di non abbandono e di non sofferenza del malato». Anche per l’altro relatore della nuova legge, il deputato socialista Alain Clays, «i pazienti saranno meglio ascoltati». Dopo aver analizzato il testo finale, Tugdual Derville, delegato generale della nota ong Alliance Vita, ha espresso residui timori, anche se «c’è stato uno sforzo per evitare certe derive». Per Derville, «il testo mantiene un’ambiguità, con nozioni complesse da interpretare, come la prognosi vitale a breve termine, molto vaga». Proprio sfruttando queste ambiguità non espunte dal testo, si può temere un uso inquietante del nuovo strumento legislativo. Nelle ultime ore, ha reagito pure Bertrand Galichon, presidente del Centro cattolico dei medici francesi, esprimendo a sua volta riserve, in particolare sul nodo delle cure palliative, non sufficientemente sostenute dalla nuova legge: «Nonostante tanti discorsi incantatori sullo sviluppo delle cure palliative, quasi nulla cambia sul campo». Eppure, sono in tanti a sostenere che la migliore diga contro i rischi di derive all’insegna dell’eutanasia, già visibili in tante strutture transalpine, sarebbe proprio lo sviluppo di un programma nazionale in
questo senso, rimasto invece sempre in fase progettuale.

Con sguardo preoccupato verso il nuovo testo, 16 organizzazioni transalpine del mondo sanitario hanno ribadito con forza nelle ultime ore che «dare la morte non riguarda in alcun modo le competenze delle professioni sanitarie». Hanno firmato il documento organismi di primo piano, come
l’Ordine nazionale degli infermieri, l’Associazione francofona per le cure oncologiche di sostegno, la Società francese di geriatria e gerontologia, la Lega contro il cancro, la Società francese di medicina generale, la Società di rianimazione di lingua francese, il Sindacato nazionale degli infermieri professionisti, l’Unione nazionale delle associazioni per lo sviluppo delle cure palliative.

Daniele Zappalà
Fonte: «Avvenire»

Redazione Bioetica News Torino