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La Germania taglia la strada al suicidio assistito

07 Novembre 2015

Il suicidio assistito come offerta medica permanente diviene un reato. Per i medici si effettuerà la valutazione caso per caso: comunque, secondo la norma, i medici che seguono la loro coscienza in casi singoli non verranno perseguiti. Vietata e perseguibile la commercializzazione del suicido assistito. Battuto il fronte dei sostenitori dell’eutanasia che resta vietata. La soddisfazione delle Chiese

Dopo due anni di dibattiti spesso caratterizzati da scontri accesi sui temi del fine vita, dell’assistenza ai malati terminali, dell’eutanasia e della liceità del suicidio assistito, il Bundestag ha approvato ieri in terza lettura il disegno di legge che vieta formalmente l’assistenza suicidale. Il Parlamento tedesco ha recepito il progetto di legge presentato da un gruppo di deputati guidato da Michael Brand (Cdu) e Kerstin Griese (Spd) che prevede che l’assistenza organizzata al suicidio rimanga vietata in Germania.

Saranno sanzionati in futuro e penalmente perseguibili coloro che metteranno in pratica procedure atte ad organizzare e proporre, gratuitamente o anche a scopi commerciali con offerte sul mercato, o aziende specializzate, il suicidio assistito.

Il voto è stato ampio a favore del testo Brand/Griese (360 voti a favore, 233 contrari e 9 astensioni). Il confronto è stato molto intenso nell’aula del Parlamento federale: erano 4 i progetti discussi ieri, con diversi orientamenti a favore della liberalizzazione anche commerciale del suicidio assistito, della punibilità dei medici e di chi favorisca il suicidio o del divieto assoluto delle pratiche anticipatorie del fine vita.

Libertà di coscienza. Per il voto i deputati erano slegati dalla disciplina di partito e liberi di votare secondo coscienza. Per i medici si effettuerà la valutazione caso per caso: comunque, secondo la norma, i medici che seguono la loro coscienza in casi singoli non verranno perseguiti. Il suicidio assistito come offerta medica permanente, invece, diviene un reato.

La nuova normativa da un lato assume il divieto per commercializzare il suicidio assistito, dall’altro non prevede un inasprimento del diritto penale ma, come hanno sottolineato negli interventi i promotori, protegge le persone apparentemente senza speranza dalla pressione verso il suicidio.

Il ministro della salute Hermann Grohe (Cdu) ha sottolineato come sia stata data attenzione al divieto alla realizzazione di profitto dal suicidio assistito e senza far prevalere l’intenzione di alleviare la sofferenza mediante un esito nefasto. La libertà di coscienza nel voto ha creato un dibattito che ha visto moltissimi deputati prendere la parola, esponendo, anche con commozione, le loro esperienze riguardo la sofferenza di parenti e amici. Il rispetto della impunibilità dell’aiuto al suicidio, come per esempio il trasporto di un farmaco mortale, rimarca la differenza rispetto alle pratiche di eutanasia, che in Germania resta vietata, anche alla luce della nuova legge.

Un segnale per la difesa della vita. In una dichiarazione congiunta la Conferenza episcopale tedesca (Dbk), il Comitato centrale dei cattolici tedeschi (Zdk) e la Chiesa Evangelica in Germania (Ekd), hanno accolto con favore la decisione: si evidenzia «un segnale forte per la tutela della vita e quindi per il futuro della nostra società e la sua coesione».

La legge protegge i malati gravi e gli anziani di fronte a una crescente pressione sociale ad accomiatarsi prematuramente dalla vita: «Ringraziamo tutti coloro che operano nella politica, nella società civile, nelle chiese e le comunità religiose che hanno contribuito al raggiungimento di questa decisione buona per il nostro Paese». «Come cristiani, dobbiamo difendere la vita all’inizio e alla fine, cioè, nelle fasi più vulnerabili, con una preoccupazione speciale», ha detto il vescovo di Treviri, mons. Stephan Ackermann, che vede nella legge un richiamo utile all’etica: «Non è una limitazione della libertà e dell’autodeterminazione del singolo paziente», ha detto Ackermann; al contrario «la nuova legge darà al paziente la certezza che i medici fino alla fine resteranno al suo fianco attuando tutte le attività possibili per alleviare la sofferenza». Per la presidente della Comunità delle donne cattoliche tedesche (Kfd), Maria Theresia Opladen, il voto è un motivo di sollievo: «Avremmo trovato preoccupante se le organizzazioni eutanasiache, con il pretesto della autodeterminazione, avessero potuto continuare ad offrire gratuitamente l’assistenza al suicidio assistito».

Massimo Lavena
Fonte: «Sir»

Redazione Bioetica News Torino