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107 Ottobre-Novembre 2024
Inserto Giovani e sessualità nella società complessa

La polarità maschile/femminile: aspetti culturali, educativi e psicologici

Come per altri elementi personali in divenire in età evolutiva, anche per l’acquisizione di tratti maschili e femminili si fa riferimento al modello biopsicosociale che postula l’intreccio di fattori biologici, psicologici e ambientali. 

in passato a determinare la definizione del soggetto come maschio o come femmina era la dotazione biologica di per sé, che si estrinseca a livello genetico (sesso cromosomico: XY o XX), ormonale (sesso gonadico: testicoli o ovaie) e anatomico (sesso fenotipico: genitali esterni maschili o femminili).

Oggi non è più così, in quanto sempre più mascolinità e femminilità fanno riferimento a comportamenti e qualità di un individuo che rispecchiano le aspettative della società, in un dato contesto culturale e storico, e che sono alla base dell’identità di genere, cioè la soggettiva percezione di sé come maschio o come femmina. 

La formazione dell’identità di genere, frutto dell’integrazione di aspetti corporei, emotivo-relazionali e culturali, è un processo articolato lungo l’età evolutiva, le cui basi sono poste nei primi anni di vita a partire dal rapporto con la madre, che svolge per il/la figlio/a la funzione di rispecchiamento, che lo/a accompagna a conoscersi e progressivamente ad individuarsi. Lo sguardo della madre differisce in modo significativo e costante rispetto al sesso del/la figlio/a: a livello della relazione duale con la madre, mentre si stabilisce il legame di attaccamento, il bimbo deve differenziarsi, mentre la bimba si sente simile. Nei primi tre anni di vita, naturalmente anche col contributo del padre e delle altre figure di accudimento, si consolida la percezione di sé in rapporto al genere, arrivando a confrontarsi con la coppia genitoriale, in un passaggio fondamentale per la crescita, la triangolazione, in cui si vive la dinamica del complesso di Edipo (al femminile complesso di Elettra). In questa fase il bambino entra in rivalità col padre, conservando l’investimento privilegiato sulla madre, mentre la bambina intensifica l’investimento affettivo sul padre, rivaleggiando con la madre.

Nei rapporti extrafamiliari, sia con i pari sia con gli adulti, in particolare in ambito scolastico, avvengono ulteriori affinamenti e/o rimodulazioni della propria identità di genere, quindi in adolescenza si svolge una riorganizzazione complessiva, talora non esente da dubbi e oscillazioni, che fanno parte di un percorso personale verso la propria individualità adulta maschile o femminile.

Attualmente si tratta di un cammino particolarmente lungo e potenzialmente accidentato, perché è stata superata la rigida definizione dei ruoli, che vedeva da un lato la donna destinata a divenire moglie e madre, dedita alla casa e ai figli, dall’altro l’uomo impegnato a lavorare per il sostentamento della famiglia. Se tradizionalmente il femminile si connotava per debolezza, emotività, sensibilità, ricettività, cura, mentre erano caratteristiche maschili la forza, la razionalità, il coraggio, la solidità, il possesso, oggi a livello individuale vediamo combinazioni personalizzate di questi elementi, pur in presenza di piena concordanza tra identità e sesso biologico. In ogni soggetto, accanto al sesso biologico, in relazione all’ambiente e alle esperienze di vita si possono sviluppare o meno componenti maschili e femminili in modo integrato, armonico, arricchente e originale. Tuttavia, costruire la propria configurazione personale non è semplice, soprattutto per la donna, che solo negli ultimi decenni in Italia è uscita dalla condizione di cittadina di serie B, acquisendo il diritto di voto e di eleggibilità, e ampliando la partecipazione alla vita sociale, con la possibilità di scelte proprie.  Certo la realizzazione “completa” è ancora ardua da conseguire per una donna; inoltre sussistono enormi differenze sulla scena globale, che incontriamo ormai anche nella nostra società multietnica. Ritengo che pari dignità e pari opportunità vadano accompagnate dal riconoscimento delle specificità uomo/donna, che sul piano psicologico fanno riferimento alle caratteristiche del maschile e del femminile, cercando una strada tra gli stereotipi e l’indifferenziazione (una sorta di unisex emotivo-relazionale).  Occorre poi riflettere su quali modelli di identificazione si offrono in famiglia: se tradizionalmente si assegnava al padre il compito di fornire limiti e regole, stimolazioni e incoraggiamenti, mentre la madre provvedeva affetto, comprensione, cura e protezione, ora si auspica nei genitori un maschile e un femminile evoluti e integrati, di sostegno alla crescita personale dei figli.  Ugualmente nelle relazioni educative è prezioso interrogarci su quale modello trasmettiamo, più che mai significativo rispetto alla fluidità ed indeterminatezza circostante, e sostenere con interesse e cura nei bambini e ragazzi a noi affidati il processo di formazione personale anche rispetto all’identità di genere.


Bibliografia

Chodorow N.J.: Femminile maschile sessuale. Sigmund Freud e oltre. La Tartaruga, Milano, 1995.

Erickson-Schroth L., Davis B.: Genere e identità. Una introduzione. Luiss University Press, Roma, 2021.

Ruspini E.: Le identità di genere. Carocci, Roma, 2009.

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