L’antibiotico resistenza e i medicinali veterinari La dichiarazione dei veterinari Fnovi alla vigilia della sessione plenaria del Parlamento europeo
06 Settembre 2021A gennaio 2022 scatterà nei Paesi europei l’osservanza del regolamento europeo sui medicinali veterinari (2019/6, G.U. dell’UE, L4, 7 gennaio 2019) approvato in Parlamento e in Consiglio europeo l’11 dicembre 2018 ed entrato in vigore nel 2019 che si propone attraverso l’innovazione di medicinali e la consapevolezza del problema di microresistenza antimicrobica nell’uomo di proteggere la salute pubblica umana e animale, che sono connesse a loro volta all’ambiente.
La resistenza antimicrobica
Si tratta di un problema serio perché si va incontro allo sviluppo di infezioni che antivirali, antimalarici e antibiotici non riescono più ad essere efficaci in quanto i virus, i batteri e i funghi che prima si mostravano sensibili a tali trattamenti diventano sempre più resistenti.
Rappresenta una minaccia dei nostri tempi a cui sono riconducibili 25 mila decessi e una perdita di 1,5 miliardi di euro l’anno nell’Unione Europea; un problema esteso in tutto il mondo le cui cause sono individuate in un uso frequente ed eccessivo di antimicrobici nella medicina umana e veterinaria, nella carenza di nuovi farmaci antimicrobici disponibili o in fase di sviluppo per contrastare i nuovo microbi resistenti e nelle pratiche igieniche scadenti e insufficienti misure di prevenzione contro le infezioni (Piano d’azione europeo “One health” contro la resistenza antimicrobica, 2017).
Il Regolamento prevede, come dalla sintesi riportata dalla Commissione Europea, su tale tematica l’introduzione di:
- divieto dell’uso preventivo di antibiotici in gruppi animali
- divieto dell’uso preventivo di antimicrobici attraverso mangimi medicati
- restrizioni sull’uso di antimicrobici come trattamento di controllo per prevenire un’ulteriore diffusione dell’infezione
- divieto rafforzato sull’uso di antimicrobici per promuovere la crescita e massimizzare il rendimento (in aggiunta al divieto del 2006 di utilizzare antibiotici nei mangimi allo scopo di promuovere la crescita)
- la possibilità di riservare determinati antimicrobici unicamente all’uomo
- limiti massimi definiti su base scientifica per la contaminazione incrociata di mangimi con antimicrobici
- l’obbligo per gli Stati membri di raccogliere dati sulla vendita e l’uso di antimicrobici
- e infine diverse misure volte a un uso attento e responsabile degli antimicrobici
Integrazione del Regolamento: definiti i criteri per la scelta di antimicrobici riservati per la cura di infezioni nell’essere umano
Il 26 maggio 2021 la Commissione Europea ha accolto l’integrazione al Regolamento di un atto (pubblicato dal Consiglio dell’UE il 27 maggio, C2021, n. 3552) con il quale sono stati definiti i criteri per riservare al trattamento di un certo tipo di infezioni nell’uomo determinati antimicrobici. Si basa sul fatto che alcuni antimicrobici sono ritenuti più importanti di altri nel trattamento di infezioni gravi nell’uomo e dalla loro disponibilità o mancanza di opzioni. La Commissione spiega: «Quando si sviluppa e si diffonde una resistenza agli antimicrobici nei confronti di un agente antimicrobico utilizzato per trattare un’infezione specifica per la quale non esistono trattamenti alternativi, le conseguenze per la salute pubblica sono significative e potenzialmente letali. La salute umana, la salute animale e l’ambiente sono interconnessi».
Per questo motivo, come spiega la Relazione, si è giunti alla necessità, al fine di «preservare il più a lungo possibile l’efficacia di determinati antimicrobici, compresi quelli di ultima risorsa, per il trattamento di infezioni nell’uomo, (…di) riservare tali antimicrobici unicamente all’uso umano e vietarne quindi l’uso negli animali».
Medici veterinari Fnovi: no alla risoluzione parlamentare (dei Verdi) per un divieto degli antibiotici nella cura degli animali
La Federazione rappresentata dal suo presidente Gaetano Penocchio ha espresso il rischio di sopravvivenza per molti animali che potrebbe ricadere anche nella sicurezza alimentare e nella salute pubblica se una risoluzione proposta (di Martin Hausling, Verdi Germania) e adottata in Commissione Ambiente, Sanità pubblica e sicurezza animale (Envi) ottenesse in seduta plenaria del Parlamento europeo prevista a metà settembre il maggior numero di voti.
In una lettera indirizzata a Mario Draghi Presidente del Consiglio, a Roberto Speranza ministro della Salute e a David Sassoli presidente del Parlamento europeo la Fnovi, come spiega in una sua nota di pochi giorni fa, che il «tentativo di proteggere l’uso dell’antibiotico nell’uomo e di arginare lo sviluppo dell’antibiotico resistenza», con il conseguente divieto dell’uso degli antibiotici comporterebbe effetti drammatici sulle terapie per la cura di tutti gli animali: molte infezioni batteriche non potranno più essere più trattate adeguatamente e le immediate ripercussioni sulla salute e sulla sicurezza alimentare dei cittadini sarebbero gravissime. In buona sostanza, qualora la plenaria del Parlamento europeo confermasse la risoluzione, già a partire da gennaio 2022 potrebbe essere vietato l’uso veterinario di diverse classi di antimicrobici e antibiotici essenziali per la cura di infezioni gravi e potenzialmente letali».
Parte dalla premessa, ribadita nel programma europeo di approccio alla salute OneHealth in cui ambiente, salute umana e animale sono interconnessi, secondo cui l’antibiotico resistenza è dovuta ad una condizione di sviluppo naturale da mutazioni del corredo genetico per proteggere il batterio dall’azione del farmaco e che l’utilizzo di antibiotici in ambito clinico umano e veterinario favorisce una selezione di microorganismi resistenti.
«Vietare gli antibiotici esclusivamente nella medicina veterinaria non potrà arrestare la diffusione dell’AMR nell’uomo», sostiene la Fnovi. Invita a considerare che se negli ultimi anni l’uso degli antibiotici in medicina veterinaria è diminuito di oltre il 30% e l’andamento è crescente, arrivando al 70% per alcune specie di animali, un uso «poco razionale e in assenza di solide basi scientifiche, porterà a maggiori sofferenze per gli animali, per i quali verranno drasticamente ridotte o azzerate le possibilità di cura delle affezioni sostenute da microorganismi patogeni, un aumento delle patologie negli animali e delle zoonosi con conseguenti rischi per la salute pubblica producendo minimi effetti sulla diminuzione dei fenomeni di AMR, in quanto le stesse molecole, utilizzate nell’uomo, manterranno nell’ambiente (acque, terreni) i geni di resistenza in grado di diffonderla».
Si richiede infine una misura scientifica nell’indicare l’elenco di antibiotici che non potranno essere più usati in medicina veterinaria accompagnata dalla valutazione dell’Agenzia europea del Farmaco (Ema) e un invito alle autorità di non accogliere la proposta del divieto dell’uso antibiotico per la cura degli animali.
Su questo tema la Fnovi ha redatto di recente una Position Paper pubblicato sul proprio sito dal titolo Uso degli antibiotici in medicina veterinaria.
Quali sono i punti della Position Paper della Fnovi sull’uso degli antibiotici per gli animali?
I punti del documento pubblicato il 27 agosto 2021 sono cinque sui quali la Fnovi ritiene ribadire:
- un utilizzo corretto e prudente degli antibiotici per poter garantire salute e benessere degli animali senza ulteriori divieti che limitani le possibilità terapeutiche del medico veterinario
- il medico veterinario è l’unico interlocutore e professionista cui spetta la scelta del farmaco volontario più idoneo alla caura dell’animale a seguito di visita clinica e relativa diagnosi
- fare in modo che la diagnostica sia rapida per una corretta terapia antibiotica
- un tracciamento dell’uso degli antibiotici nell’uomo porterebbe a monitorarne i consumi e la pressione selettiva esercitata sull’ambiente
- sui dati scientifici su cui si basa l’Ema deve essere redatto l’elenco degli antibiotici che non potranno più essere utilizzati in medicina veterinaria
CCBYSA