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News dal Mondo

Le decisioni del Parlamento europeo in Assemblea Plenaria

12 Novembre 2021

La sessione plenaria parlamentare di Bruxelles, che si è svolta dal 10 all’11 novembre, si è aperta con l’affacciarsi al panorama delle gravi crisi umanitarie e con il rinnovo di un impegno di cooperazione e solidarietà internazionale, racchiuso nella Convenzione di Ginevra, costituitasi 70 anni fa dopo la seconda guerra mondiale, nel 1951, e più incisivo per prevenire una crisi che si riverbererà in tutta la sua portata in Europa, che l’Alto Commissario per i Rifugiati delle Nazioni Unite Filippo Grandi ha presentato nel suo discorso.

Alla fine del 2020 sono 82 milioni gli sfollati nel mondo, di cui 26 milioni rifugiati e quasi una metà con meno di 18 anni. Lo sfollamento in Etiopia rischia di frammentare il Paese mentre la siccità per effetti climatici nella regione africana del Sahel, che comprende i territori che vanno dall’Oceano Atlantico al Mar Rosso situati a sud del Sahara, mette a dura prova la sopravvivenza umana causando conflitti e sfollamenti verso le regioni centrali, o l’Afghanistan in cui c’è il soccorso dell’Onu e delle ong ma è elevato il rischio dell’aggravarsi della sofferenza umana per la mancanza di assistenza di servizi di base e di un abbandono di molti del paese con gravi ripercussioni anche per l’Europa.

Immediata è la risposta dell’Alto Commissariato per i Rifugiati e per le migrazioni che hanno chiesto di arrivare ad una risoluzione urgente su quanto sta accadendo nei confini tra Bielorussia e Polonia, dove a migliaia di persone vulnerabili viene permesso di proseguire il cammino verso la Polonia che li ferma, e ad un accesso immediato per garantire l’identificazione di persone che hanno più bisogno di assistenza, di un aiuto nelle procedure di richiesta di asilo in Bielorussia.

Conclude infine sostenendo l’importanza di dare protezione alle persone nei loro paesi e ai quei rifugiati che al di fuori dei loro paesi cercano asilo, venendo così a rafforzare il sistema dell’asilo e dell’inclusione, nonché a riconoscere il valore intrinseco del Patto sulla migrazione e sull’asilo approvato.

Si è approvata con 396 pareri favorevoli e 92 contrari e 73 astenuti la proposta dell’accordo, ancora in via informale, per l’istituzione di una nuova Agenzia per l’Asilo, una riforma del settore, che rafforzerebbe e amplierebbe il ruolo e la funzione dell’attuale Ufficio europeo (Easo), migliorandone la struttura, che verrebbe sostituito. Vuol essere più operativa da un lato e garante del funzionamento dei sistemi di asilo e di accoglienza dall’altro, tramite anche il consulto a livello pratico di esperti in materia di asilo da parte dei Paesi membri, come per il ricollocamento o il reinsediamento; esperti che saranno più di 500 (40 provenienti dall’Italia) e affiancheranno l’impegno del personale dell’Agenzia.

Nominerà un responsabile dei diritti fondamentali che oltre a promuovere i diritti fondamentali nella politica di asilo europea controllerà l’Agenzia affinché a sua volta rispetti i diritti.

Seppure le negoziazioni non sono semplici si lavora nel costruire intese e al superamento di divergenze così, come afferma la relatrice Elena Yoncheva,
«l’Agenzia sarà in grado di affrontare le sfide dell’UE e fornire un sostegno adeguato ai Paesi dell’Unione, facendo la differenza sul campo».

In tema di trasparenza fiscale delle multinazionali Ue ed extra Ue e delle succursali con un fatturato annuo di oltre 750 milioni di euro e operative in più di un Paese dell’Unione Europea, si è raggiunta l’approvazione della normativa. Non si è dovuto ricorrere alla votazione finale, i tre emendamenti, relativi all’informazione sull’imposta del reddito, non sono stati approvati. La normativa sarà recepita in ciascun paese entro i 18 mesi dalla pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale dell’Unione Europea, paese in cui dovrà sarà vigente entro la metà del 2024.

Se ne è discusso dal 2016 e richiamata l’attenzione in occasione del G20 a Roma. Tali multinazionali e succursali – descrive il sito del Parlamento europeo – saranno tenute a rendere pubblico l’importo delle tasse pagate in ciascun paese dell’Unione e, ai fini della trasparenza, rendere dettagliate le voci riguardo alla natura dell’attività, al numero dei dipendenti a tempo pieno, agli utili e alle perdite al lordo delle imposte, alle imposte sugli utili accumulati e pagati e agli utili non distribuiti. Mentre le controllate e succursali se sotto la soglia di reddito saranno tenute a pubblicare le loro informazioni fiscali.

In questo modo verrebbe alla luce il gettito fiscale evaso, anche se per alcuni si sarebbe voluto una normativa più severa, che va a rimpinguare le casse di Paesi in cui le imposte sono molto basse o nulle. Soddisfatti comunque i due correlatori Evelyn Regner e Ibán Garcia del Blanco, per la trasparenza che «consente di fare luce su questa giungla aziendale opaca» la prima e per la possibilità di venire a conoscenza delle informazioni cui si ha diritto e per il dovere di responsabilità delle imprese, il secondo.

Dall’indice del 2019 le terre dei paradisi fiscali per le imposte sulle società ai primi posti risultano le Isole vergini britanniche, Bermuda, Isole Cayman, Paesi Bassi, Svizzera, Lussemburgo, Jersey, Singapore, Bahamas, Hong Kong e Irlanda.

Viene dal capo della politica estera Joseph Borrel e dai parlamentari una severa condanna per l’atteggiamento di strumentalizzazione – a seguito delle sanzioni europee – dell’uso dei flussi migratori da parte del governo Bielorussia – smentita da quest’ultimo – , che li lascia incamminare verso il confine polacco dove rimangono bloccati e passano notti alla ghiaccio e in condizioni disumane. Le proposte giungono diverse, tra chi vorrebbe che le autorità polacche cedessero con i respingimenti e accettassero l’assistenza delle agenzi, chi vorrebbe entrare nel tratto di confine per soccorrere i migranti bloccati e ancora chi impiegare i fondi dell’Unione europea per costruire reti protettive dei confini dell’Unione europea.

Si è approvata infine la risoluzione nei confronti della Polonia contro il divieto di abortire emesso un anno fa con una sentenza del Tribunale della Corte Costituzionale che l’ha reso costituzionale, vietando quanto era in precedenza consentito con la legge del 1993 che prevedeva l’interruzione di gravidanza “nei casi in cui gli esami prenatali o altre considerazioni mediche indicassero un’elevata probabilità di anomalia grave e irreversibile o di una malattia incurabile pericolosa per la vita del feto. Con l’approvazione di 373 voti favorevoli e 124 contrari e 55 astensioni si chiede al governo polacco di garantire l’accesso ai servizi di aborto sicuri, legali e gratuiti per tutte le donne.

Viene fatto presente che due donne sono morte per setticemia dopo aver partorito un neonato morto nonostante il sospetto di sepsi; il riscorso di trentamila persone aiutate dai gruppi di Aborto senza frontiere; che negli ultimi10 mesi 300 donne hanno potuto accedere all’aborto in ospedale; che pochi ospedali concedono la pratica abortiva per rischio di contenziosi.

redazione Bioetica News Torino