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News dal Mondo

Le risorse del pianeta vanno salvaguardate per la sopravvivenza umana Quali decisioni prenderanno alla Cop 27?

07 Settembre 2022

Non si può separare l’Africa dal mondo, la responsabilità degli effetti climatici che l’hanno duramente colpita va assunta oltre i confini dell’immenso continente dove le risorse sono utilizzate e state sfruttate da secoli. C’è un richiamo ad un dovere nell’aiutare le popolazioni, soprattutto quelle che più povere, a cui dovranno adempiere mostrando concretezza i “grandi” della terra alla prossima Cop 27 senza lesinare sugli aiuti finanziari. La pandemia ha lasciato oltre 25 milioni di persone in povertà, le importazioni alimentari sono in sofferenza con l’invasione russa in Ucraina ma il suo contributo alle emissioni di CO2 è meno del 3% eppure si prevede che il riscaldamento globale dall’1.5° C. raggiunga in 10 anni i 3° C. in gran parte dell’Africa.

«Tu devi adattarti o morire. Non abbiamo altra scelta. Abbiamo il tempo centellinato», l’ha detto chiaro senza mezzi termini il presidente dell’unione panafricana e presidente del Senegal Macky Sall, intervenuto insieme ad altri capi di stato africani, presidenti del Climate Vulnerable Forum e la direzione della Banca di sviluppo africano al Vertice africano mondiale sull’adattamento climatico a Rotterdam, in Olanda, tenutosi il 5 settembre, presso la sede del Centro mondiale di adattamento climatico (GCA), organizzazione internazionale che è al lavoro nel trovare soluzioni di resilienza alla situazione climatica emergente. 9 su 10 paesi più vulnerabili al mondo ― prosegue ― sono in Africa dove le spese alimentari costituiscono il 75% del reddito delle popolazioni più povere quando più di un quinto degli Africani hanno già cibo non sicuro. Nel giro di 10 anni il numero dei paesi più poveri d’Africa ad alto rischio di debito è triplicato.

Mancano due mesi al Vertice mondiale sul Clima Cop 27 di Sharm El-Sheikh in Egitto, presieduto da Abdel Fattah El- Sisi, che durerà dal 7 al 18 novembre e discuterà di mitigazione degli effetti climatici e di resilienza. E lì in Egitto si dovrà concordare su una maggiore accelerazione del programma di adattamento climatico previsto per l’Africa, che come abbiamo visto è il continente più esposto agli effetti del riscaldamento, altrimenti «i progressi della Cop di Glasgow saranno a rischio», preannuncia il prof. Patrick Verkooijen ad. del Centro mondiale di adattamento climatico.

Al Vertice di Rotterdam vengono annunciati 55 milioni di dollari di contributi per il piano di adattamento della GCA rilasciati, tra gli altri, da Regno Unito, Norvegia, Francia, Danimarca e impegni da donatori.

Si è firmato un documento tra l’Organizzazione mondiale del Commercio e il Centro mondiale di adattamento ai cambiamenti climatici (GCA) per sigillare l’impegno reciproco nei paesi più vulnerabili agli effetti del cambiamento climatico e si è tenuto l’annuncio delle 20 organizzazioni finaliste del premio Local Adaptation Champions (Campioni locali di adattamento) per essersi impegnati in tale traguardo nei territori locali.

I 20 FINALISTI DEL PREMIO LOCAL ADAPTATION CHAMPIONS


Per la categoria capacità e conoscenza i riconoscimenti sono andati a Global Himalayan Expedition nella regione indiana di Hindu Kush che porta nelle comunità tribali e indigene l’elettricità solare, nelle scuole e nei centri sanitari per ridurre la deforestazione e “l’impronta di carbonio” e sostenendo insieme sviluppo e turismo. In India Gram Vikas la conoscenza indigena aiuta migliorare foreste, agricoltura, terre occupate laddove in passato vi era abbondanza di acqua monitorando le primavere, introducendo piantagioni agroforestali, avendo cura del suolo e conservando l’umidità. In Burkina Faso l’Organisation Yinéinédian pour la Nature et le Développement Durable lavora con le comunità per preservare le foreste naturali, assicurare la gestione delle risorse naturali e potenziare la produzione agricola mediante pratiche agro-ecologiche. The Rural Women Network è attiva presso 104 comunità in Kenya nella contea di Kajiado per aiutare le donne rurali a sostenersi economicamente mentre si prendono cura dei bambini mandandoli a scuola e i mariti invece sono lontano da casa con il bestiame per la pastura a causa della siccità, evitando che un mancato sostegno economico alla donna possa portare povertà, matrimoni precoci e malnutrizione. Il modello dell’impresa agricola resiliente femminile guidata da Swayam Shikshan Prayog in India a Maharashtra consente alle donne di occuparsi non solo di cucina e provvedere al giardino ma anche di coltivare alimenti sicuri nelle fattorie senza fertilizzanti e pesticidi.

Per la categoria politica finanziaria il Adaptation Consortium in Kenya aiuta a richiedere, accedere e far uso dei fondi per l’adattamento climatico. Sempre in Kenya il progetto di assistenza a un milione e 400 mila piccoli agricoltori e pastori, donne e uomini, dinanzi al rischio di siccità, inondazioni, gelate, tempeste e malattie. In Nigeria invece eTrash2Cash dà l’opportunità a 20mila persone con basso reddito di avere di più per il sostegno delle famiglie all’acquisto di alimenti o accesso alle cure sanitarie, ottenendo denaro dal deposito dei rifiuti ai centri di raccolta locale, o Trash Banks, rifiuti che vengono poi riciclati e riutilizzati. In Uganda il Local Climate Adaptive Living Facility raggiunge 12 milioni e mezzo di persone assicurandosi che gli interventi finanziari siano accessibili, efficaci e di impatto sostenibile. La Xavier Science Foundation nelle Filippine è una risposta alle intemperie climatiche di tempeste tropicali, Sendong, tifone Washi Tifone, causa di morti, sfollamenti e danni ingenti alle città di Cagayan de Oro e Iligan nel 2011; si danno incentivi mediante un pagamento volontario le comunità indigene nelle aree montane, ricche di biodiversità, e per la coltivazione di alberi da foresta locali e piante di caffé.

Per la categoria direzione in Bangladesh la Community Development Organization aiuta le comunità nell’equipaggiamento delle città nell’organizzazione dei rifugiati per il clima, sostenendone reddito soprattutto alle donne. Il Local Environment Development and Agricoltural Research Society sostiene, sempre in Bangladesh, le comunità lungo le fragili zone costiere vulnerabili all’intrusione della salina e ad una bassa produttività agricola con una migliore gestione dell’acqua per l’agricoltura e la potabilità dell’acqua da bere. Ancora lì vi è il Rangamati Hill District Council impegnato con le comunità, in particolar modo con le figure femminili, che per 15 anni hanno lottato contro la siccità, le inondazioni improvvise ottenendo poco o nulla per alimentarsi introducendo servizi di acqua sicura basata sull’uso di energia solare da bere, per la coltura e l’allevamento degli animali. Dal Benin con l’introduzione di nuove tecniche agricole nella fertile valle Quémé ma soggetta a frequenti inondazioni l’Union Communale des Coopératives Villageoises des Maraichers d’Adjououn è riuscita ad estendere il ciclo produttivo da sei a nove mesi e di conseguenza ad un maggiore guadagno. Al West Kalimantan la Yayasan Planet Indonesia collabora con le comunità per ridurre la povertà rurale con diversi approcci ecologici e sociali.

L’ultima categoria
riguarda l’innovazione locale. Sono stati premiati Aqua-Farms Organization in Tanzania per aver fatto comprendere alle comunità costiere l’importanza delle mangrovie per l’ecosistema e la protezione delle coste impiantando 10 mila piantine in 4 anni. La raccolta dell’acqua piovana in laghetti e la riabilitazione delle terre degradate ha portato ad avere in Nepal più di un raccolto all’anno, mediante la collaborazione con la Community Development & Advocacy Forum Nepal. Friendship ha invece costruito in Bangladesh dei villaggi di emergenza dalle inondazioni nei paesi dove le famiglie hanno perso la loro terra a causa dell’erosione del fiume fornendo un rifugio permanente per loro, il bestiame evitando così lo sfollamento. In Nepal Smart Paani aiuta nella gestione dell’acqua pulita e utilizzabile in cucina e nella scuola filtrando l’acqua di raccolta dell’acqua piovana. Infine in India la tecnologia viene in aiuto nel processo di disidratazione della frutta e verdura utilizzando l’energia solare per evitare spreco del cibo e ridurre le emissioni di metano dai rifiuti.

Che cosa sta succedendo al clima?

Perché le inondazioni in Pakistan sono così estreme?

Almeno un terzo del paese è immerso nell’acqua, 33 milioni di popolazioni sono sfollate, il 15 per cento dell’intera popolazione pakistana e si contano più di 1.200 morti e 6mila feriti, lasciando 6 milioni di persone in estremo bisogno di aiuto umanitario, da giugno dovuto alle piogge monsoniche torrenziali più copiose in confronto al passato in alcune province inondate dallo straripamento del fiume Indus. 5 mila sono i chilometri di strada e 240 ponti divelti.

Sono toccate le aree già di interesse sanitario: «l’elenco di anticipazioni di malattie trasmesse dall’acqua, diarrea, colera, tutte quelle che si possono immaginare, colpiranno presto così dobbiamo essere sul luogo per offrire una risposta», afferma Abdullah Fadil, rappresentante dell’Unicef in Pakistan, il ma quel che più amareggia è il vedere tra le infrastrutture distrutte 18mila istituti scolastici e migliaia portati via dalla forza impetuosa della natura. Non solo si è persa l’occasione, fa notare, di andare a scuola e quindi di istruirsi per molti durante l’isolamento dovuto alla pandemia da Covid-19 ma questa continua purtroppo ancor oggi.

E con essa quella di nutrirsi e sostenersi perché raccolti e bestiame sono andati perduti, tutto ciò che si possedeva è stato travolto in pochi minuti, dall’esperienza traumatica e spaventosa raccontata dalle vittime al gruppo dell’Agenzia per i rifugiati delle Nazioni Unite. Non solo il Pakistan ma anche paesaggi afgani oltre i confini sono martoriati dalle inondazioni.

Il Pakistan è stato il paese più caldo. I ricercatori sostengono che sono state probabilmente le ondate di calore eccezionali che hanno portato in molti paesi ad avere, per diversi periodi, temperature fino a 40° mentre i meteorologi avevano avvisato della probabilità dell’aumento dei livelli di acqua dalle piogge monsoniche da giugno a settembre. A ciò si aggiunge lo scioglimento dei ghiacci nelle regioni montuose settentrionali che hanno gonfiato il letto del fiume Indo che scorre lungo il paese da nord a sud; scioglimento che deve essere stato rapido dai sedimenti travolti dall’acqua e trascinati verso sud, spiega l’ingegnere Zia Hashmi del Centro di studi sull’impatto del cambiamento globale ad Islamabad, in un articolo di A. Mallapathy pubblicato su Nature (2 settembre 2022).

Ha contribuito, si legge sempre nell’articolo citato, anche la straordinaria e intensa bassa pressione d’aria nel mare d’Arabia che ha portato pesanti piogge lungo le province delle coste pakistane agli inizi di giugno alle quali è susseguita in anticipo la stagione monsonica al 30 giugno, secondo Andrew King, climatologo dell’Università di Melbourne, in Australia.

L’ipotesi del riscaldamento climatico indotto dall’uomo viene anche considerata perché come spiega il climatologo Hussain dell’Università di Islamabad temperature più calde contribuiranno ad avere piogge più intense:

L’ipotesi del riscaldamento climatico indotto dall’uomo viene anche considerata perché come spiega il climatologo Hussain dell’Università di Islamabad temperature più calde contribuiranno ad avere piogge più intense: «tra il 1986 e il 2015 le temperature in Pakistan sono aumentate di 0,3°C. ogni decade, più alte della media globale».

La pioggia continua ancora battente dal cielo.

Specie non autoctone nel Mar Mediterraneo

Più di un migliaio di specie non indigene sono state identificate nel Mar Mediterraneo e Mar Nero. Si sta assistendo alla tropicalizzazione dovuta all’aumento della temperatura dell’acqua che interferisce con l’eco sistema marino, situazione che si aggiunge a quella delle specie migrate attraverso lo Stretto di Gibilterra nel Canale di Suez attaccati allo scafo delle navi o nelle acque di zavorra o introdotte per l’acquacoltura negli anni sessanta e settanta che scappate hanno colonizzato il Mar Mediterraneo.

Le nuove specie presenti possono competere con altre indigene, essere più resistenti. Per proteggere quelle native si sono create aree ristrette di pescato. In alcuni paesi come Turchia, Libano, Tunisia viene insegnata la pesca per portare il nuovo pescato sulle tavole. «Pesce coniglio, pesce capra del mar Rosso e pesce leone sono esempi di specie non indigenza che diventano fonte di guadagno in Libano», spiega Manal Nader direttore dell’Istituto di Environment dell’Università di Balamand in Libano.

Quale futuro per il degrado forestale nell’Amazzonia brasiliana?

In uno studio Talita Assis, Ana Paula d. Aguiar et al. del 15 giugno 2022, gli autori spiegano che in Amazzonia il processo di degrado forestale è dovuto a incendi e disboscamento, causando perdita di biodiversità, cambiamenti nella struttura della foresta e immagazzinamento di carbone e altro. Negli ultimi anni il degrado forestale è stato forte attaccando un’area maggiore della deforestazione: da agosto 2006 a luglio 2019 l’area degradata compre un totale di 194.058 km2 quasi due volte i 99.630 km disboscati nello stesso periodo.

Stimano scenari di degrado forestale fino al 2050.

(aggiornamento 16 settembre 2022, ore 22.31)

redazione Bioetica News Torino