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Liste di attesa: approvato Piano nazionale con alcune novità. Suscita critiche dai medici

25 Febbraio 2019

Il tempo di attesa per le  prenotazioni, presso il Cup, delle  prescrizioni di visite specialistiche ed esami diagnostici,  identificati con classe di  priorità “P”, ovvero programmati,  e con  primo accesso,  è stato fissato a 180 giorni, per l’anno in corso, e poi entro i 120 giorni. È quanto è stato definito, insieme ad altre nuove introduzioni nel triennio 2019-2021 del Piano nazionale di Governo delle liste di attesa (PNGLA),  approvato di recente, il 21 febbraio scorso, nella Conferenza Stato –  Regioni e Province Autonome, che sarà poi nei prossimi 60 giorni accolto in un piano regionale.

Si richiede che, per migliorare la fruizione del servizio sanitario in modo equo, appropriato e rispettoso delle tempistiche, e per permettere un buon monitoraggio della situazione rilevandone le criticità, di mantenere sempre distinti nelle prestazioni il primo accesso dai successivi (PNGLA in Quotidianosanità.it). Le prescrizioni  devono contenere dunque obbligatoriamente il riferimento a primo accesso o successivi.  Il primo caso indica che si effettua una prima visita specialistica o un esame diagnostico strumentale  e,  per il paziente cronico, quella visita o esame ritenuti necessari conseguentemente ad un peggioramento del quadro clinico.  Poi vi è riportato il tipo di classe di priorità che stabilirà i tempi di attesa del servizio quando si prenota. Sono definite tali classi di priorità: U – urgente, il più breve possibile o entro le 72 ore; B – breve entro 10 giorni; D – differibile entro 30 gg per le visite e 60 gg per gli accertamenti diagnostici; P – programmata entro 120 gg ma prevista per tutto il 2019 nei limiti dei 180 giorni.  Inoltre è sempre richiesto il Quesito diagnostico che descrive il problema di salute che motiva la richiesta delle prescrizioni  da parte del medico di famiglia, o dello specialista per gli accessi successivi al primo.  È quest’ultima figura che prescrive e prenota prestazioni successive al primo accesso per visite ed esami di approfondimento,  controlli, follow-up.  

Per le prestazioni in regime di ricovero vanno mantenute le classi di priorità: A entro 30 giorni per i casi clinici che possono aggravarsi rapidamente fino a diventare emergenti o fino a recare grave pregiudizio alla prognosi. B entro 60 giorni per i casi clinici che pur presentando dolore o gravi disfunzioni o grave disabilità non presentano manifestazioni di rapido aggravamento. C entro 180 giorni per i casi clinici con minimo dolore, disfunzione o disabilità che non tendono a manifestare un celere aggravamento. D ricovero senza attesa massima definita per i casi clinici che non causano alcun dolore, disfunzione o disabilità, da effettuarsi almeno entro i 12 mesi.

Le persone affette da problemi cardiovascolari e patologie oncologiche vanno seguite attraverso appropriati Percorsi Diagnostici Terapeutici Assistenziali (PDTA) sia a livello ambulatoriale, di ricovero e territoriale con prestazioni e visite multispecialistiche. Viene promosso il servizio attraverso il day service.

Permane la possibilità per l’attività libero professionale intramuraria (Alpi) su richiesta della struttura sanitaria di svolgere prestazioni aggiuntive per ridurre le liste di attesa nei tempi definiti dal piano regionale, lasciando in tal caso al cittadino il pagamento dell’eventuale partecipazione al costo (ticket).

L’Osservatorio nazionale per il monitoraggio di flussi informativi sulle liste di attesa mira a rafforzare il controllo per poter migliorare i servizi proponendo risposte alle criticità riscontrate. Sono seguite le modalità di prenotazione con attenzione al criterio di priorità e le agende di prenotazione presso le strutture sanitarie Ssn e private accreditate convogliate presso il Centro Unificazione Prenotazione (CUP). Si verifica la presenza di un equilibrio tra prestazioni rese dal professionista in regime istituzionale e in libera professione intramoenia (ALPI) e in caso di superamento o di sforamento dei tempi di attesa massimi a livello regionale «si attua il blocco dell’attività libero professionale, fatta salva l’esecuzione delle prestazioni già prenotate».

Dal 1 giugno 2019 ai fini di un monitoraggio attendibile per i tempi di attesa delle prestazioni ambulatoriali sono obbligatori i campi: tipo di accesso, data di prenotazione, data di erogazione, classe di priorità, codice di struttura, garanzia dei tempi massimi (solo per primo accesso).
Il monitoraggio delle prestazioni ambulatoriali svolte dai liberi professionisti intramoenia a favore e a carico del paziente viene effettuato dall’agenzia Agenas, con riferimento alle modalità di prenotazione, prestazioni e tempi di attesa, che trasmette i risultati all’Osservatorio nazionale e al Ministero della Salute.

Le aziende sanitarie devono individuare le modalità organizzative attraverso cui le strutture sanitarie e private accreditate garantiscono i tempi di attesa massimi per le prestazioni ambulatoriali con classe di priorità breve e differibile almeno per il 90% dei pazienti (dal 2020 quelle programmate) e monitorare in modo costante e puntuale i flussi di specialistica ambulatoriale, dei ricoveri e il controllo dei dati trasmessi. Inoltre sono tenute a fornire informazioni sull’andamento dei tempi di attesa nel proprio territorio, curando la comunicazione con i cittadini che possono accedere attraverso siti web aziendali, nonché la possibilità attraverso farmacie di comunità, ambulatori dei MMG e dei PLS (Pediatri di Libera Scelta). I Direttori Generali sono tenuti a rispettare gli impegni assunti sul superamento delle criticità legate ai tempi di attesa, altrimenti rischiano il posto di lavoro.

Per il Ministro della Salute Giulia Grillo è soddisfatta del nuovo Piano perché presenta «regole più semplici e tempi certi per le prescrizioni», sottolineando come «mancasse da 10 anni e non è stato mai monitorato e applicato» (Quotidianosanità.itIl nuovo Piano riporta il diritto alla salute dei cittadini al centro del Ssn, 21 feb 2019).

Commenta invece disapprovandolo, appioppando il titolo di «festival dell’ipocrisia» il segretario Carlo Palermo dell’Anaao Assomed   nel comunicato dell’associazione nazionale dei  Medici e  Dirigenti del 21 febbraio 2019 www.anaao.it, in quanto «Regioni e Governo si autoassolvono dalla responsabilità politica e gestionale del mantenimento e dell’allungamento delle attese, sempre più lunghe, per le prestazioni sanitarie indicando, di comune accordo, nei medici dipendenti il capro espiatorio ideale e nella loro attività libero professionale intramoenia la causa da rimuovere nel caso, non improbabile, che non si rispetti il piano delle illusioni che hanno stilalo, pretendendo di definire il fabbisogno di prestazioni a prescindere dalle risorse disponibili». Facendo presente con una certa ironia che «sono i medici pubblici a creare e mantenere le liste di attesa per il proprio tornaconto. Non la carenza ormai strutturale di personale che ha svuotato la corsia di 100000 medici negli ultimi 5 anni, non il taglio lineare di posti letto..» .

Critica è anche l’osservazione dalla Fismu attraverso il segretario nazionale Franco Esposito che caldeggia di affrontare prima i problemi di programmazione e riorganizzazione dei servizi territoriali e ospedalieri prima di dover garantire quel che potrebbe non avverarsi, ossia i tempi massimi per le prestazioni di ricovero e ambulatoriali. «Il rischio reale è che non verranno rispettati, obbligando il cittadino a ricorrere alla prestazione in intrramoenia pagando il ticket, ma con costi che comunque ricadranno sempre sulla azienda, e quindi sulla sanità pubblica» (Quotidianosanità.it, Punitivo per i medici, costoso ed inefficace per i cittadini, 22 febbraio 2019).

Lamenta invece Silvestro Scotti segretario generale della FIMM – nella nota del 22 febb.  sul sito della medesima Federazione dei medici di famiglia, Governo delle liste di attesa – di non aver coinvolto i medici di famiglia riguardo alla specialistica «Penso ad esempio alle visite specialistiche di area cardiologica, pneumologica, diabetologica, ci aspettiamo che le analisi sulle liste d’attesa non nascondano con artifizi informatici le attese determinate da obblighi prescrittivi di piani terapeutici ad esclusività specialistica e che invece si ragioni comprendendo che l’intervento prescrittivo dei medici di medicina generale può liberare energie specialistiche per un vero secondo livello di cura e non come accompagnamento di controllo amministrativo del primo livello».

Dalla Federazione nazionale degli Ordini delle professioni infermieristiche (Fnopi) si è avuto un parere positivo giunto dalla presidente Barbara Mangiagalli che evidenzia come la loro presenza  sia una risorsa su cui il Ministero e le Regioni  «possono e devono contare» per un migliore sistema  sanitario nazionale valorizzando «le competenze della professione infermieristica» (www.fnopi.it, 22 febbraio 2019, Liste d’attesa: buona notizia per Ssn e cittadini).

Redazione Bioetica News Torino