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Ma il latte fa bene alla salute?

25 Gennaio 2022

Il latte e i derivati compaiono tra gli alimenti di consumo giornaliero nella piramide della Dieta mediterranea (Dm) che nel 2010 l’Unesco l’ha definita Patrimonio culturale Immateriale dell’Umanità.

In tema di salute pubblica si sono espressi pareri scientifici e, anche opinioni popolari senza una base scientifica, differenti sul consumo del latte che viene visto associato talvolta ad effetti positivi e talvolta sfavorevoli.

Emanuela Bologna, Giulia Cairella, Andrea Ghiselli et al., esperti in nutrizione e alimentazione del Tavolo tecnico sulla sicurezza nutrizionale (TaSinN) del Ministero della Salute hanno elaborato un documento che informa sulle evidenze scientifiche più recenti su tale prodotto, attingendo ai risultati di numerosi studi di revisione, mostrandolo come un elemento salutare, insieme allo yogurt, per la nostra alimentazione.

Il testo, intitolato, Razionale scientifico dello sviluppo del “decalogo per il corretto consumo di latte e yogurt nella alimentazione quotidiana (gennaio 2022) cita alcune fonti scientifiche che ne hanno rivalutato il rapporto rischio/beneficio e spiega come sia a livello mondiale che nazionale le linee guida ne raccomandano il consumo quotidiano per una “sana alimentazione”.

Lo studio di A. Douglas- S. Barr et al. (2019)

Pubblicato nel 2019 questo studio prospettico e di meta-analisi franco-britannico in Nutr Res Rev (32 (1): 106-127) fornisce un quadro completo, tratto da 94 studi differenti, trasversali, prospettici longitudinali e di intervento sull’effetto, sull’evidenza dell’associazione tra il latte ed altri prodotti e obesità e indicatori di adiposità nei bambini e dimostra che vi è scarsa evidenza scientifica «a sostegno di una preoccupazione di limitare il consumo di latte e altri prodotti lattiero-caseari nei bambini sulla motivazione che possono promuovere obesità».

Gli Autori considerano solo latte, formaggio e yoghurt consumati come fonte di calcio tra il gruppo dei latticini escludendo burro ed altri prodotti. Sono necessarie comunque ulteriori ricerche per comprendere meglio, spiegano gli Autori, il ruolo dei differenti tipi di late e derivati nell’obesità infantile.

Partono dalla constatazione che sovrappeso e obesità nell’infanzia rappresentano sfide a livello individuale e per il sistema sanitario a breve e a lungo termine sia in Europa che nel mondo: nel 2014 vi erano nel mondo 41 milioni di bambini sotto i 5 anni che riportavano queste patologie e il 39% di adulti dai 18 anni in poi nel 2014 era in sovrappeso mentre il 13% aveva problemi di obesità; sfide ancora più accentuate tra i bambini provenienti da ceto socio-economico povero nella maggior parte dei paesi a medio e alto reddito.

Dall’osservazione che le campagne di sensibilizzazione del pubblico siano state maggiormente impegnate a ridurre il consumo di bevande zuccherate e snack con nutrienti ad elevato contenuto energizzante mentre sul latte e i suoi derivati non si è dato un messaggio chiaro e preciso creando una certa confusione nel pubblico. Ad esempio l’enfasi tra grassi e grassi saturi piuttosto che sui micronutrienti e sul ruolo di questo prodotto nella dieta dei bambini e degli adolescenti.

E dalle normative dell’Unione europea che definiscono il latte ricco di proteine, contenente calcio, vitamina B12, B2 o riboflavina, iodio, vitamine K, P e B5; il latte intero è composto da 3,7% di grasso mentre quello scremato ha un basso contenuto. Nei paesi sviluppati riguardo al consumo eccessivo di nutrienti i derivati contribuiscono solo poco più del 10% della loro assunzione di energia, il 10% di Na (sodio) e tra il 20 e il 24 % della loro assunzione di grassi saturi.

Lo studio di X. Zhang et al. (2021)

Gli esperti del tavolo tecnico ministeriale evidenziano che la revisione di metanalisi di X. Zhang, X. Chen, Y. Xu et al. in Nutrition & Metabolism (2021; 18:7) di 41 studi analizzati su un totale di 1857 articoli recuperati, concernente gli effetti sulla salute del consumo di latte e yogurt, al pari di quella di Godos et al. del 2019, mostra che «il consumo di latte è più frequentemente associato ad effetti positivi che eventuali effetti sfavorevoli sulla salute.

Sono state prese in considerazione diverse associazioni tra il consumo di latte e gli esiti di cancro, mortalità e malattie cardiovascolari, metabolici, scheletrici, dermatologici, neurologici, dell’infanzia, illustrate nelle diverse tabelle contenute nell’articolo.

L’analisi dose-risposta indica che un incremento di 200 ml (circa 1 tazza) di latte al giorno era associato a un minore rischio di malattie cardiovascolari, ictus, ipertensione, cancro del colon-retto, sindrome metabolica, obesità e osteoporosi» e si sono riscontrate «associazioni benefiche per il tipo di diabete mellito 2 e la malattia dell’Alzeihmer». Tuttavia al consumo di latte intero si è associato un rischio più elevato di malattie cardiovascolari.

Invece sul fronte del cancro alla prostata, del Parkinson, dell’acne e della anemia da deficienza di Fe nell’infanzia «l’assunzione di latte potrebbe essere associata a un rischio maggiore».

Non si è riscontrata alcuna associazione tra il latte e il cancro all’endometrio, ai polmoni, leucemia linfatica cronica e al cancro al pancreas. Sugli esiti scheletrici, il consumo di latte non è correlato al rischio di fratture dell’anca mentre ogni aggiunta di consumo di latte al giorno 200g è connesso ad un rischio inferiore di osteoporosi.

L’intolleranza al lattosio è un’importante sindrome clinica e la sua prevalenza si aggira tra 0 e il 17.9%. Tuttavia la maggior parte delle persone con intolleranza al lattosio presunta o malassorbimento possono tollerare 12-15 gr. di lattosio (grosso modo una tazza di latte).

Per una sana prima colazione (Sinu-Sisa 2019)

Le società italiane di nutrizione umana e di scienze dell’alimentazione hanno elaborato un documento sulla prima colazione per l’importanza a cui viene attribuita sul piano nutrizionale in quanto è primo pasto della giornata e deve essere equilibrata per poter favorire lo sviluppo di un buon stato di nutrizione e di salute sin dall’infanzia per poi mantenersi nel corso degli anni.

Il latte e derivati compaiono assieme a cereali e frutta tra gli alimenti più frequenti della prima colazione in un modello alimentare di tipo mediterraneo. Con la prima colazione si apportano al fabbisogno alimentare diversi nutrienti essenziali: il latte ne è ricco e contribuisce alla copertura di energia e macro e micronutrienti in tutte le fasi della vita. L’obesità nei bambini è un problema di salute pubblica in quanto legato ad una gamma di malattie fisiche e psicologiche durante l’infanzia e lascia tracce nella vita adulta.

In Italia è più frequente il consumo di latte, meno di yogurt che viene spesso consumato come spuntino, più raro il consumo di formaggi.

Gli esperti del documento mostrano una porzione di riferimento di 125 grammi per latte, yogurt e altri latti fermentati e ne consigliano 3 porzioni al giorno; per i formaggi freschi la porzione è pari a 100 grammi mentre per gli stagionati di 50 grammi e tre porzioni a settimana.

Il calcio aiuta a sviluppare lo scheletro ed adeguate quantità durante la crescita e nell’adolescenza aiutano a prevenire l’osteoporosi in tarda età. In gravidanza è importante per l’apporto di calcio delle ossa fetali, della salute delle ossa materne e per la prevenzione della eclampsia e dello sviluppo di allergie al latte nel bambino. Nell’anziano invece con il suo apporto di proteine contrasta la perdita di massa magra che può condurre alla sarcopenia.

Agli Italiani piace ancora il latte a colazione? Un’indagine Istat

Gli esperti del Tavolo tecnico sulla sicurezza nutrizionale mostrano dai dati Istat un cambiamento di abitudine nel consumo di latte nel nostro Paese che è andato riducendosi nel corso degli anni: è passato dal 62% al 48% al dì tra il 1998 e il 2020. Vengono preferiti altri tipi di colazione come yogurt, cereali, succhi di frutta oppure si mangiano biscotti, fette biscottate, brioche senza accompagnarli con il latte oppure con o senza the o caffe.

Un’abitudine che accomuna bambini, ragazzi e giovani dai 6 ai 24 anni di età e diffusa soprattutto nel nord Italia.

Nelle scuole elementari in un’indagine di Okkio alla Salute 2019 solo il 64% dei bambini consuma latte e/ yogurt a colazione e o a merenda.

redazione Bioetica News Torino
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