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Obesità: il funzionamento delle cellule adipose Uno studio del Karolinska Institutet

04 Ottobre 2021


«Cellule di grasso senescenti aumentano la secrezione di fattori pro-infiammatori e conducono a patologia e infiammazione nel tessuto adiposo umano, influendo sulla salute dell’intero organismo»: lo ha riscontrato la ricercatrice Carolina Hagberg del Dipartimento di Medicina presso l’Institutet di Karolinska di Solna e del Centro metabolico cardiointegrato Astra Zeneca, Autrice di questo studio svedese sull’obesità e l’iperinsulinimia pubblicato su «Nature Medicine» il 4 ottobre 2021, Obesity and hyperinsulelinemia drive adipocytes to activate a celle cycle program and senescense.

Mentre rimane ben documentata l’evidenza scientifica per la relazione tra obesità e infiammazione del tessuto adiposo e il rischio di uno sviluppo del diabete mellito di tipo 2, è meno conosciuto, spiega la ricercatrice, come funziona il meccanismo per il quale le cellule adipose si ingrossano (ipertrofia cellulare adiposa) e rilasciano sostanze infiammatorie che causano danni ad organi e tessuti.

Con l’obesità l’attività delle cellule adipose muta. Crescono in dimensione con effetti negativi sulla salute: quando i livelli di insulina in circolo nel sangue sono elevati sono causa di invecchiamento prematuro e senescenza in alcune cellule del tessuto adiposo.

Lo studio di Hagberg, Q. Li, K. Spalding et al. si basa sull’analisi del tessuto adiposo di 63 persone con indice di massa corporea inferiore a 30 e che si sono sottoposti ad un intervento di ernia ombelicale o di colicistectomia per calcoli biliari e di 196 persone con indice di massa corporea superiore a 30 sottoposta a intervento bariatrico per obesità a Stoccolma. I ricercatori hanno osservato il blocco della formazione di cellule adipose senescenti con la somministrazione di farmaci per il diabete di tipo 2 che hanno fatto ridurre anche la secrezione di fattori infiammatori prodotti dalle cellule adipose.

Per Kirsti Spalding, il cui settore di indagine è nell’origine e nel cambiamento degli adipociti (cellule adipose) al Karolinska Institutet, quanto riscontrato «potrebbe aprire la strada a nuove strategie di trattamento terapeutico per l’obesità e alle comorbidità associate, come il diabete tipo 2».

Cosa sono il diabete e l’insulina?

Quasi il 90% del diabete è, afferma il Ministero della Salute, di tipo 2, una malattia cronica che presenta elevati livello di glucosio nel sangue dovuta ad un’alterazione della quantità o del funzionamento dell’insulina. Quello mellito di tipo 1 esordisce in genere in giovane età, durante l’adolescenza ma anche in bambini piccoli e neonati e dura tutta la vita.

L’insulina è un ormone che viene prodotto dalle cellule del pancreas che mette in circolo il glucosio (lo zucchero) all’interno delle cellule per essere utilizzato come energia. Quando si hanno delle disfunzioni, come il pancreas non produce quantità sufficiente di insulina o gli organi come il muscolo, il fegato, il tessuto adiposo non rispondono in maniera adeguata, il glucosio anziché essere utilizzato come energia rimane nel sangue dove i livelli aumentano causando danni a diversi organi.

In genere chi soffre di diabete mellito tipo 2 o produce insulina in modo insufficiente oppure la risposta all’insulina è inadeguata.

Viene chiamato dell’adulto in quanto interessa per lo più oltre i sessant’anni anche se si è notata negli ultimi anni una tendenza in età adolescenziale per obesità infantile.

Vi è differenza tra i due tipi: per prevalenza, del tipo 2 ne sono affetti il 5% della popolazione mentre del tipo 1 circa lo 0,5%; per causa distruzione delle cellule beta del pancreas per il tipo 1 e per ridotta sensibilità e resistenza all’insulina per l’altro tipo; la sintomatologia è sempre presente e spesso eclatante e a inizio brusco nel tipo 1mentre modesta o assente o sfumata nel tipo 2; riguardo al peso, è generalmente normale nel tipo 1 e generalmente in eccesso nel secondo tipo; mentre il primo esordisce ad un’età inferiore ai 30 anni nel secondo dopo i quarant’anni. Le complicanze croniche si presentano per lo più alcuni anni dopo la diagnosi per il tipo 1 mentre al momento della diagnosi per il tipo 2. Nel tipo 1 l’insulina circolante si presenta ridotta o assente mentre nell’altro tipo normale o aumentata. Sul piano terapeutico per il tipo 1 l’insulina è necessaria sin dall’esordio mentre per il tipo 2 si segue una dieta, si assumono farmaci orali, iniettivi e si effettua una terapia sostitutiva con insulina.

Durante la gravidanza si può manifestare il diabete gestionale che regredisce in genere dopo il parto. Il ministero della Salute avverte però che può ricomparire dopo alcuni anni nella forma di tipo 2. Va controllato per non aumentare il rischio di complicazioni in gravidanza e al parto e malformazioni fetali.

redazione Bioetica News Torino