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Palazzani: Papa ci aiuta a riflettere su questioni bioetiche

28 Gennaio 2016

Nell’udienza al Comitato nazionale di bioetica, Papa Francesco ha messo l’accento sull’impegnativo compito sostenuto da questo questo organismo su questioni molto delicate, dall’eutanasia alla maternità surrogata alla selezione genetica.

Intervista di Davide Dionisi alla vicepresidente prof.ssa Laura Palazzani.

L. PALAZZANI: Ci sono moltissimi temi attualmente all’ordine del giorno. Prevalentemente legata al tema dell’unione civile, è ritornata la questione della maternità surrogata. A marzo ci sarà la discussione di un progetto di legge sull’eutanasia. Sono questi i due temi veramente caldi su cui la politica sta tornando a riproporre l’attenzione nell’ambito della bioetica. Ma ci sono tanti temi che non sono stati ancora approfonditi adeguatamente. Ad esempio, la questione della regolazione della fecondazione eterologa è rimasta ancora altamente problematica dopo il recente intervento della Corte costituzionale e anche la questione della selezione genetica per quanto riguarda le questioni inizio vita. Il Comitato nazionale ha recentemente elaborato vari pareri proprio per richiamare l’attenzione del governo su alcune questioni che noi riteniamo fondamentali, anche dal punto di vista della politica o della biopolitica.

Nello svolgere la vostra missione, come tenere conto del pluralismo che caratterizza la nostra società sotto il profilo ideologico-religioso, sia con riguardo ai diversi approcci educativi e giuridici?

L. PALAZZANI: Il nostro metodo di lavoro è proprio il pluralismo. Ci sono esperti di diverse discipline, di posizioni etiche diverse, e tutti hanno la possibilità di esprimersi e di argomentare la propria posizione. Lo sforzo che facciamo come Comitato nazionale per la bioetica è di ascoltarci, di capirci e di cercare – forse questa è la parte più impegnativa – di elaborare, anche laddove ci sono delle divergenze, delle posizioni molto diverse da un punto di vista etico. Di lavorare per trovare delle raccomandazioni comuni, perché noi comunque ci rivolgiamo al legislatore e dobbiamo cercare di dare a quest’ultimo delle chiavi – chiamiamole “etiche minime”, come oggi va un po’ di moda – per dare degli orientamenti comuni. Adesso, dobbiamo dedicarci molto alle questioni interreligiose.

Una della vostre sfide principali è quella di stimolare un dibattito o, meglio, una riflessione pubblica su determinati temi. Come valuta il lavoro svolto fin qui dal Comitato?

L. PALAZZANI:  Noi ci dedichiamo molto a questo, perché il nostro compito non è solo rivolgerci al Governo, al Parlamento in vista di una regolazione di queste problematiche, ma anche rivolgerci alla società che deve essere adeguatamente informata dei problemi nuovi emergenti. Infatti, alcuni pareri sono proprio dedicati all’informazione. Noi organizziamo ogni anno – ormai da più di dieci anni – conferenze per le scuole dove abbiamo creato una rete di contatti proprio per rivolgerci ai ragazzi giovani, che sono appunto le generazioni future che devono prendere coscienza di questi problemi emergenti. Poi, organizziamo degli incontri anche con gli universitari e con la cittadinanza. L’anno scorso a Trento abbiamo organizzato il nostro primo Convegno aperto alla cittadinanza, perché riteniamo che siano temi su cui ognuno di noi, come componente del Comitato, intenda aprirsi al dialogo con tutti per poter offrire il proprio contributo.

Che contributo offrono gli appelli di Papa Francesco e quanto secondo lei incidono nel dibattito bioetico?

L. PALAZZANI: Devo dire che la lettura dell’ultima Enciclica «Laudato si’», per chi come me è una studiosa di bioetica, è veramente di grandissimo interesse. Tocca moltissimi temi che non riguardano solo il tema ecologico, come si può pensare ad un primo approccio, ma affronta a 360 gradi tantissimi problemi che sono di degrado non solo ecologico, ma sociale e umano, con una particolare attenzione proprio alle condizioni di vita di particolari fragilità e vulnerabilità causate ad esempio dalla malattia, dal disagio socio-economico… Direi che questa Enciclica, per chi studia bioetica, è un punto di riferimento essenziale dal quale attingere in vista dell’elaborazione di pareri futuri.

Fonte: «Radio Vaticana»
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Approfondimenti:
Discorso del Santo Padre Francesco al Comitato nazionale per la Bioetica
 tenuto in sala del Concistoro, giovedì 28 gennaio 2016, www.vatican.va,
<http://w2.vatican.va/content/francesco/it/speeches/2016/january/documents/papa-francesco_20160128_comitato-nazionale-bioetica.html>

Al Comitato Nazionale per la Bioetica (28 gennaio 2016):  Papa Francesco

Illustri Signori e Signore,

do il mio cordiale benvenuto a ciascuno di voi, e ringrazio il Presidente, Prof. Casavola, per le cortesi parole con cui ha introdotto questo nostro incontro.

Sono lieto di poter esprimere l’apprezzamento della Chiesa per il fatto che, da ormai oltre 25 anni, è istituito in Italia, presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri, il Comitato Nazionale per la Bioetica. È noto a tutti quanto la Chiesa sia sensibile alle tematiche etiche, ma forse non a tutti è altrettanto chiaro che la Chiesa non rivendica alcuno spazio privilegiato in questo campo, anzi, è soddisfatta quando la coscienza civile, ai vari livelli, è in grado di riflettere, di discernere e di operare sulla base della libera e aperta razionalità e dei valori costitutivi della persona e della società. Infatti, proprio questa responsabile maturità civile è il segno che la semina del Vangelo – questa sì, rivelata e affidata alla Chiesa – ha portato frutto, riuscendo a promuovere la ricerca del vero e del bene e del bello nelle complesse questioni umane ed etiche.

Si tratta, in sostanza, di servire l’uomo, tutto l’uomo, tutti gli uomini e le donne, con particolare attenzione e cura – come è stato ricordato – per i soggetti più deboli e svantaggiati, che stentano a far sentire la loro voce, oppure non possono ancora, o non possono più, farla sentire. Su questo terreno la comunità ecclesiale e quella civile si incontrano e sono chiamate a collaborare, secondo le rispettive, distinte competenze.

Codesto Comitato ha più volte trattato il rispetto per l’integrità dell’essere umano e la tutela della salute dal concepimento fino alla morte naturale, considerando la persona nella sua singolarità, sempre come fine e mai semplicemente come mezzo. Tale principio etico è fondamentale anche per quanto concerne le applicazioni biotecnologiche in campo medico, le quali non possono mai essere utilizzate in modo lesivo della dignità umana, e nemmeno devono essere guidate unicamente da scopi industriali e commerciali.

La bioetica è nata per confrontare, attraverso uno sforzo critico, le ragioni e le condizioni richieste dalla dignità della persona umana con gli sviluppi delle scienze e delle tecnologie biologiche e mediche, i quali, nel loro ritmo accelerato, rischiano di smarrire ogni riferimento che non sia l’utilità e il profitto.

Quanto sia arduo a volte individuare tali ragioni e in quanti diversi modi si cerchi di argomentarle lo si evince dagli stessi pareri formulati dal Comitato Nazionale per la Bioetica. E dunque l’impegnativo lavoro di ricerca della verità etica va ascritto a merito di quanti vi hanno operato, tanto più in un contesto segnato dal relativismo e poco fiducioso nelle capacità della ragione umana. Voi siete consapevoli che tale ricerca sui complessi problemi bioetici non è facile e non sempre raggiunge rapidamente un’armonica conclusione; che essa richiede sempre umiltà e realismo, e non teme il confronto tra le diverse posizioni; e che infine la testimonianza data alla verità contribuisce alla maturazione della coscienza civile.

In particolare, vorrei incoraggiare il vostro lavoro in alcuni ambiti, che brevemente richiamo.

1. L’analisi interdisciplinare delle cause del degrado ambientale. Auspico che il Comitato possa formulare linee di indirizzo, nei campi che riguardano le scienze biologiche, per stimolare interventi di conservazione, preservazione e cura dell’ambiente. In questo ambito è opportuno un confronto tra le teorie biocentriche e quelle antropocentriche, alla ricerca di percorsi che riconoscano la corretta centralità dell’uomo nel rispetto degli altri esseri viventi e dell’intero ambiente, anche per aiutare a definire le condizioni irrinunciabili per la protezione delle generazioni future. Uno scienziato un po’ amareggiato e scettico, una volta che dissi questa cosa circa la protezione delle generazioni future, mi rispose cosi: “Mi dica, Padre, ce ne saranno?”.

2. Il tema della disabilità e della emarginazione dei soggetti vulnerabili, in una società protesa alla competizione, alla accelerazione del progresso.È la sfida di contrastare la cultura dello scarto, che ha tante espressioni oggi, tra cui vi è il trattare gli embrioni umani come materiale scartabile, e così anche le persone malate e anziane che si avvicinano alla morte.

3. Lo sforzo sempre maggiore verso un confronto internazionale in vista di una possibile ed auspicabile, anche se complessa, armonizzazione degli standard e delle regole delle attività biologiche e mediche, regole che sappiano riconoscere i valori e i diritti fondamentali.

Infine esprimo il mio apprezzamento perché il vostro Comitato ha cercato di individuare strategie di sensibilizzazione dell’opinione pubblica, a partire dalla scuola, su questioni bioetiche, ad esempio per la comprensione dei progressi biotecnologici.

Illustri Signori e Signore, vi ringrazio per la vostra visita e per questo momento di riflessione e di incontro. Il Signore benedica ciascuno di voi e il vostro prezioso lavoro. Vi assicuro la mia simpatia e il mio ricordo nella preghiera, e confido che anche voi lo farete per me. Grazie.

 

 

Redazione Bioetica News Torino