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Proposta della FIMMG: Certificati medici per telefono nelle zone a rischio di contagio Covid-19. Il sì della Fnomceo

26 Febbraio 2020

La tutela della salute dei cittadini è una priorità. In questo frangente di emergenza dovuta alla diffusione del coronavirus i medici di medicina generale che operano nelle zone a rischio di contagio dovrebbero poter  redigere  le certificazioni mediche telefonicamente nei casi sospetti, caratterizzati da febbre o affezioni delle vie respiratorie senza la constatazione ambulatoriale o domiciliare. È la proposta  della federazione sindacale nazionale di tutela e rappresentanza dei Medici di Medicina Generale (FIMMG),  presentata il 25 febbraio  dal segretario generale nazionale Silvestro Scotti  al presidente del Consiglio dei Ministri Giuseppe Conte.

Nella lettera, avente per oggetto Misure cautelative relative all’evolversi della situazione epidemiologica da COVID-19, si chiede un incontro con le Autorità competenti perché siano intraprese misure urgenti di prevenzione sulla sicurezza lavorativa, menzionando gravi criticità  nel contesto di emergenza da Covid-19,  e  si confronti con quanto previsto invece dall’INPS per i medici di medicina legale.

Il  Segretario generale Scotti infatti fa osservare come sono almeno 13  i medici di medicina generale sottoposti a quarantena  per essere venuti a contatto diretto con pazienti affetti da Covid-19 mentre «nessun medico operante per l’INPS (provvidenzialmente) è stato esposto a trasmissione virale», spiegando che «appare del tutto irragionevole, pertanto, che non si sia deciso di adottare in favore dei Medici di Medicina Generale misure preventive quanto meno equivalenti a quelle  disposte in favore dei medici fiscali».  Per evitare ciò e le eventuali conseguenze di trasmissione della patologia suggerisce che la certificazione medica  in tali casi possa basarsi del «solo dato anamnestico, esonerandoli, naturalmente anche in virtù del disposto di cui all’articolo 54, comma 1, del codice penale, da qualsiasi responsabilità soprattutto in assenza o carenza di fornitura dei DPI previsti dalla legge ministeriale del 22.02.2020 e sm.i.».

La lettera scaturisce dalle disposizioni emesse dalla direzione generale dell’Inps alle proprie strutture territoriali.  Esse concernono, come emerge dalla nota dell’Inps del 25 febbraio, la chiusura temporanea delle agenzie territoriali di Codogno (Lo), di Este (Pd) e il punto inps di Mirano (Ve), ovvero dei  comuni della zona rossa; l’eventuale sospensione dei servizi al front-end fisico dei territori della Lombardia; il mantenimento del solo  servizio di “sportello veloce” nei territori di Piemonte, Veneto ed Emilia Romagna  e la sospensione del servizio degli sportelli di linea e consulenza per ridurre il rischio di contagio; la sospensione delle visite assistenziali e previdenziali presso UOC/UOST medico-legali, che saranno ricalendarizzate a partire dal 9 marzo prossimo.
A queste misure Scotti fa poi notare come anche le direzioni territoriali del Piemonte, dell’Emilia Romagna, del Friuli Venezia Giulia, del Veneto e delle Marche si siano ad essa adeguate, «sospendendo anche le visite medico-fiscali e le attività di relazioni con il pubblico che contemplino il contatto fisico con gli utenti. Misure che, come spiega: «si è resa necessaria per la tutela della salute pubblica ed in attesa di poter disporre di un numero adeguato di DPI (dispositivi di protezione individuale) da porre a disposizione dei Centri Medici Legali». I MMG sono «del tutto (o quasi del tutto) privi di DPI».

È alla mancanza di misure di prevenzione per i Medici di Medicina Generale che pone l’attenzione il segretario generale: «il contagio che potrebbe verificarsi a carico di un Medico di Medicina Generale inevitabilmente, per tutto il periodo di incubazione virale, esporrebbe il Professionista a stretti e molteplici contatti con i propri pazienti, con prevedibili effetti esponenziali nella trasmissione della patologia con particolare riferimento alla platea di pazienti più suscettibili per rischio complicanze o morte che frequentano costantemente i nostri ambulatori».

Giunge dalla Federazione italiana Medici di Medicina Generale il «pieno sostegno» alla proposta di autorizzazione ai MMG operanti nelle zone a rischio di  contagio COVID-19 a redigere certificati di malattia sulla base del solo dato anamnestico, raccolto telefonicamente senza visita domiciliare o ambulatoriale.  Per il Presidente Fnomceo Filippo Anelli tale procedura consentirebbe da un lato  di tutelarli dai contagi con la conseguente messa  in quarantena che li sottrarrebbe dai loro assistiti in un momento di carenza di medici di tale disciplina e dall’altro di evitare il pericolo di veicolare l’infezione da parte del medico stesso o del malato nella sala d’attesa ad altri pazienti più fragili, anziani o con co-morbilità.

E poi dichiara Anelli che ciò comporta «una disuguaglianza di tutele tra medico e medico». «Tra i medici di medicina generale e medici Inps, fiscali e delle strutture territoriali, per i quali l’Istituto ha disposto, per analoghi e giusti motivi, la sospensione temporanea delle visite assistenziali e previdenziali presso le Unità Operative complesse medico-legali delle zone individuate a rischio. Indicazioni subito accolte dalle Direzioni territoriali della “zona rossa” e delle “zone gialle” che hanno sospeso temporaneamente anche le visite fiscali oltre che le attività di relazione con il pubblico.

Redazione Bioetica News Torino