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Rapporto sul morbillo in Italia e in Europa

31 Maggio 2019

Il bollettino di maggio del Ministero della Salute riporta i casi di morbillo e rosolia che sono stati segnalati al Sistema di Sorveglianza Integrata del Morbillo e Rosolia,  istituito dal 2013 per monitorarne la copertura vaccinale,  perché sono molto contagiose, e  individuarne i focolai e i motivi della trasmissione per poter dare in tempo risposte adeguate nonché documentare i passi raggiunti nel tentativo di sradicarle.  Seppure le complicazioni siano rare il morbillo è causa di decessi soprattutto per complicanze dovute a  superinfezioni batteriche, dall’otite media alla laringite alla diarrea, dalla polmonite alla encefalite. La prevenzione è data dal vaccino immunitario.

All’Iss sono stati segnalati  864 casi di morbillo da gennaio ad aprile di quest’anno, 2019, e nell’ultimo mese 299, di più rispetto al mese di marzo che riportava 210 casi. L’età si aggira in media  sui 30 anni. 86 (il 10%) sono i bambini contagiati al di sotto dei cinque anni e 31 con meno di un anno. Quasi la metà è di sesso femminile.  L’87% dei casi segnalati non era vaccinato al momento del contagio mentre  il 7,8% ha effettuato una sola dose, il 2% due dosi e il 3,2% non ne ricorda il numero. Tra le complicanze, la diarrea con 112 casi seguita da epatite,  aumento delle transaminasi con 110 casi,  cheratocongiuntivite con 76 casi e  l’insorgenza di polmonite per il 6% dei casi. Si è sviluppata una encefalite in una persona di 28 anni e in un bambino non superiore ad un anno di età. Le altre sono stomatite (70 casi), polmonite (52), insufficienza respiratoria (43), otite (25), laringotracheobronchite (21) e trombocitopenia (20).  Si è registrato un decesso di una persona di 45 anni, non vaccinata, a causa di complicanze respiratorie.
Hanno ricevuto un ricovero il 43,4% dei casi mentre un 26,7% si è rivolto al Pronto Soccorso.
Dalle segnalazioni da parte di 19 Regioni e Province Autonome, 864, sono state confermate in laboratorio 86,7%, ossia 749, mentre  il 5,6% che corrisponde a 48 casi è definita come probabile secondo i criteri epidemiologici ma non testato in laboratorio e il 7,8% corrispondente a 67 casi come possible in assenza di un collegamento epidemiologico e non è testato in laboratorio.

Nel corso degli anni dal 2013 al 2019 si sono avuti alcuni picchi epidemici di oltre 300 casi totali segnalati  in giugno 2013, in gennaio 2014 per poi passare al più alto nel 2017 a marzo con 973 e un andamento alto per alcuni mesi, per poi avere una ripresa nel 2018 fino a raggiungere un massimo ad aprile con  495 casi totali per poi scendere gradualmente e risalire nuovamente nel 2019 e raggiungere 299 casi ad aprile. I casi sospetti e poi scartati sono nel 2013 152, nel 2014 121, nel 2015 91, nel 2016 79, nel 2017 408 e nel 2018 223.

Per la rosolia nel periodo da inizio 2013 ad aprile 2019 sono stati riportati 244 casi. Il picco si è avuto come mostra la tabella, considerando i casi totali (confermati, probabili e possibili)  nel mese di gennaio 2013, di maggio 2014 per  proseguire nel 2015 con una punta a marzo e  nel 2016  a maggio per poi vedere nel 2017 (68 casi in  totale) un andamento in salita a marzo per poi con lievi oscillamenti ridiscendere  e mantenere una certa stabilità attorno ai 2 casi per mese eccetto 4 ad aprile e proseguire fino a marzo 2019. Il mese che segue non vi sono stati casi segnalati.

Per un quadro della situazione di suddette malattie infettive in Europa l’agenzia dell’Unione Europea ECDC (European Centre for Disease Prevention and Control) ha pubblicato il 28 maggio scorso un Rapporto dei Paesi appartenenti all’Unione Europea (UE) e allo Spazio economico europeo (SEE) intitolato «Chi è a rischio di morbillo in the EU/EEA». Dal 1 gennaio 2016 al 31 marzo 2019 si è avuta una insorgenza di diffusa epidemia di morbillo in 30 Paesi membri con 44.074 casi segnalati. Anche alcuni Paesi vicino all’Europa hanno significativi o inaspettati casi di morbillo: Ukraina, Madagascar, Brasile, Venezia, Stati Uniti, Filippine e  Giappone. Poiché in Europa il numero dei casi segnalati risulta molto elevato rispetto al periodo precedente si teme che tale diffusione possa continuare. Ci sono infatti 4.5 milioni di bambini e giovani nati negli ultimi 20 anni che potrebbero essere a rischio di contagio. Quelli nati dopo il 1999 che non sono stati vaccinati,  i neonati che non sono più protetti dagli anticorpi materni e al tempo stesso ancora troppo piccoli per essere vaccinati e gli adulti nati prima del 1999 che non sono  immuni.

L’obiettivo prefisso dall’Oms di poter raggiungere il 95% di copertura vaccinale con due dosi contenente il vaccino del morbillo per sradicare la malattia infettiva  è purtroppo ancora lontano, nel 2017 solo 4 Paesi vi sono riusciti in confronto a 14 Paesi nel 2007. Si contrae prevalentemente in età infantile ma ora  si osserva anche un innalzamento dell’età media dai 10 anni nel 2009 ai 17 nel 2019. Gli adulti ventenni e più rappresentano il 35% dei casi riportati tra il 2016 e il 2019. Un fenomeno di trasmissione è lo spostamento da un paese dove si acquisisce l’infezione virale ad un altro,  in particolar modo se non vi è un’immunità di gregge sostenuta. Quasi la metà di tutti i casi importati sono all’interno dell’Unione Europea e si teme che la trasmissione laddove è stata eliminata possa riprendersi se non si ha una copertura vaccinale ottimale.

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Quadro epidemiologico del morbillo in UE/EEA, 1 gennaio 2016 – 31 marzo 2019, in Who is at risk for measles in the UE/EEA?, Rapporto ECDC, 28 maggio 2019

 

Quadro epidemiologico. Nell’arco temporale di 10 anni, dal 1 gennaio 2009 al 31 marzo 2019 sono stati segnalati in UE/EEA 144.954 casi di morbillo con picchi più elevati nel 2010 e 2011 diffusi particolarmente, nell’ordine,  in Bulgaria (22.162 casi ) Francia (19985), Italia (8.161), Romania (4.352) e Spagna (3.816).  Segue un periodo in cui i casi sono notevolmente scesi fino al 2017 quando si è riavuta una impennata registrando 18.363 casi e  nel 2018 17.228.

La riduzione della copertura vaccinale nel corso degli anni è dovuta alla mancanza di copertura del vaccino del 95% sia della dose 1 sia della dose 2. Si è stimato 4,5 milioni su 100 milioni di bambini nati nell’UE/EEA dal 1999 che non sono al morbillo.

Nel periodo invece basato sulla recente epidemia, dal 2016 al  31 marzo 2019 risultano 44.074 casi. Riguardo all’età sono più segnalati i  in Romania, Bulgaria, Grecia, Slovacchia e Cipro mentre  la malattia infettiva colpisce diversi gruppi di età in Francia, Germania, Belgio, Norvegia, Regno Unito e Irlanda e nei rimanenti 19 Paesi ne sono più colpiti gli adulti dai vent’anni in su. Poi  nei paesi endemici si assiste a un’esportazione di casi di morbillo in altri Paesi dell’UE/EEA, ad esempio  Romania 253 casi; Italia 81, Germania 36 e Francia 33.

I casi importati variano a seconda dei movimenti in o da ciascun paese per diversi motivi da turistici a lavorativi a visite familiari e amici e  a studi. Ad esempio tra il 71% e il 100% dei casi importati in Bulgaria, Cipro, Romania, Irlanda e Regno Unito ha avuto un “probabile paese di infezione” nell’UE/EEA; Polonia, Lituania e  Repubblica Ceca hanno riportato la maggior parte di casi importati da Paesi al di fuori dell’UE/EEA; per Islanda e Svezia  la maggior parte dall’Asia mentre Francia e Paesi Bassi dall’Africa.  Il Rapporto evidenzia che  alcune importazioni del virus del morbillo provengono da Asia (276 casi) e dall’Africa (115 casi) ma  la maggior fonte di introduzione del morbillo nei Paesi dell’UE/EEA sono i paesi endemici all’interno della medesima Unione Europea/Spazio Economico Europeo e nel resto d’Europa. Negli ultimi dieci anni il genotipo del virus più predominante nella Regione Europea dell’Oms è stato il D4 (21% in generale, 66% durante il 2009-2012), D8 (45% in  generale e 76% tra il 2013 e il 2016) e B3 (33% in generale e 58% tra il 2017 e il 2018).  Sono cinque i Paesi dell’UE/EEA dove il morbillo si presenta in forma endemica: Belgio, Francia, Germania, Italia e Romania.  Il Rapporto conclude sostenendo che la vaccinazione  è il solo strumento efficace di prevenzione per il morbillo e due dosi sono necessarie per assicurare una migliore protezione e  che un programma di vaccinazione è di elevata qualità se indirizzato ad assicurare una copertura di almeno 95%.

(aggiornamento 04.06.2019)
Redazione Bioetica News Torino