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Relazione medico-paziente, Slow medicine lancia hashtag per migliorarla

22 Aprile 2015

“#buongiornoiosono…”. Non è solo un hashtag ma anche il nome di un’iniziativa varata di recente da Slow Medicine, associazione per una medicina più sobria, rispettosa, giusta. Obiettivo: migliorare la relazione tra medici e pazienti in ospedale, attraverso l’invito – rivolto ai primi – a presentarsi con i propri nome e qualifica, e ai secondi di ricordare all’interlocutore il proprio nome qualora si sentano trattati in modo impersonale.

«La campagna originale è nata in Inghilterra» spiega Silvana Quadrino, Responsabile comunicazione e relazioni esterne “Slow medicine” e promotrice dell’iniziativa in Italia «quando una dottoressa, ammalatasi, da ricoverata si rese conto che tra professionista e paziente non succede quello che accade in tutti gli scambi civili fra persone, cioè non ci si presenta». E ciò cosa determina? «Nella nostra civiltà, basata sulla parola, l’identità è legata al nostro nome e al nostro ruolo. I pazienti, specialmente in ospedale, di fronte a operatori che non si qualificano provano un intenso disorientamento che è una delle cause principali di malessere in situazioni non note. Tutti abbiamo bisogno di sicurezza e di poterci orientare».

C’è insomma la necessità, secondo Quadrino, «non solo di un’educazione al rapporto ma di un cambiamento profondo dello stile della relazione, cambiamento che trae origine proprio dal recupero, da parte sia dei medici che dei pazienti, della consapevolezza di essere persone che hanno di fronte persone».

La campagna inglese era più diretta al paziente, esortandolo a chiedere di essere trattato con il proprio nome. Slow medicine, ritenendo i valori dell’iniziativa in linea con i propri, l’ha adottata in parte modificandola, puntando più sui medici. «Abbiamo realizzato un cartello stampabile, scaricabile dal sito www.slowmedicine.it e dalla pagina Facebook #buongiornoiosono, che riporta l’hashtag e l’invito a presentarsi con nome e qualifica». L’iniziativa sta avendo un riscontro molto positivo, come testimoniato dai numerosi commenti sulla pagina Fb e dall’intensa attività del gruppo Facebook SlowMedicineitalia su questo argomento.

«Ora vorremmo far usare il cartello in tutti gli ospedali che intendono aderire alla rete ospedali Slow (il primo è quello di Cuneo), proponendo ai professionisti attenzione a pratiche inappropriate e formazione alla comunicazione con i pazienti». Del resto, sottolinea Quadrino «il 90% delle denunce ai medici nasce proprio da errori di comunicazione. È noto infatti che se l’assistito si sente rispettato è propenso a tollerare l’errore umano». Attenzione però: lo stile “io sono” non è uno slogan al quale aderire in modo superficiale, avverte Quadrino che, per evitare equivoci, ha già lanciato un nuovo hashtag: “#slowmedicinenonèmaquillage”.

Arturo Zenorini

fonte: Doctor33

approfondimenti: http://www.slowmedicine.it 

 

Lara RealeGiornalista ScientificaRedazione Web Arcidiocesi di Torino