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RU486, aborto farmacologico: risposta del Ministero della Salute a questioni sollevate alla Camera sulle nuove “Linee guida”

25 Settembre 2020

Dalla Commissione Affari Sociali della Camera il Ministero della Salute ha risposto ai quesiti sull’aborto farmacologico RU486 riferito alle recenti linee guida ministeriali del 12 agosto scorso, attorno al quale si è acceso subito un forte dibattito, posti nell’interrogazione scritta dalla psicologa Maria Teresa Bellucci (FDI) del 22 settembre.

Le questioni sollevate riguardano: il rischio di aprire la strada ad un sistema di interruzione della gravidanza “fai da te” in contrasto con la legge 194/1978 utilizzando il mifepristone (RU486) senza un ricovero ospedaliero ed entro un periodo più esteso fino alla 9° settimana di gestazione anziché fino alla settima; il Consiglio Superiore di Sanità nell’ultimo parere avrebbe, invece, dato via libera al day hospital e alla somministrazione anche in ambulatori e consultori a differenza dei tre precedenti pareri (2004, 2005, 2010) in cui riteneva necessario il ricovero ospedaliero per le due pillole Mifepristone (far morire l’embrione) e prostaglandine (indurre le contrazione espulsive); la mancanza del doveroso supporto delle istituzioni nel lasciare la donna sola con il suo dolore trasmettendo «l’idea della estraneità della società dal dramma dell’aborto» e le evidenze scientifiche considerate.

Le risposte giunte all’indomani dal sottosegretario alla Salute Sandra Zampa sono state le seguenti:

Riguardo alle evidenze scientifiche

In base alla letteratura scientifica, l’aborto farmacologico ottenuto mediante la somministrazione di mifepristone, seguita dalla somministrazione di prostaglandine PGE (misoprostolo o gemeprost) può essere praticato fino a 63 giorni di età gestazionale, come autorizzato dall’Agenzia europea per i medicinali-EMA (EMA/H/A-31/693, 2007) e riportato nella scheda tecnica del farmaco dall’Agenzia Italiana del Farmaco (AIFA, 1o agosto 2018).

E riferisce che sull’estensione del periodo di utilizzo dalla 7 alla 9 settimana di gestazione:

Non esistono evidenze scientifiche che sconsiglino la somministrazione di tali farmaci tra la settima e la nona settimana di gestazione, e che giustifichino la limitazione a 7 settimane, introdotta in precedenza in Italia.

Riporta poi le società scientifiche internazionali favorevoli dalla Figo (Federazione Internazionale di Ginecologia e Ostetricia) in Int J Gynaecol Obstet, 2011, l’italiana SIGO di cui fa parte, e l’Oms in WHO, 2012; WHO Task Force, BJOG, 2000.

Sul non necessario ricovero ospedaliero per l’assunzione della seconda pillola con cui indurre le contrazioni espulsive afferma che:

Per la somministrazione di prostaglandine senza necessità di un secondo accesso in Ospedale è attualmente permessa in molti Paesi d’Europa (Regno Unito, Svezia, Francia, Austria), oltre che negli USA citando riviste scientifiche (Royal College Obstetricians Gynaecologists, RCOG, 2020; NICE, 2019; Parsons JA, Health Policy, 2020; HAS-CNGOF, 2020; Ireland Health Service, 2020; ACOG, 2014; Dinely B et al., PLoS One, 2020)

Sul parere espresso dal Consiglio Superiore di Sanità favorevole al day hospital e all’estensione del periodo di assunzione RU486 risponde che:

La Società italiana di ginecologia e ostetricia (SIGO) ha espresso, in data 25 giugno 2020, in riscontro ai quesiti formulati dal Consiglio Superiore di Sanità, un parere favorevole, condiviso con tutte le Confederate che compongo la Federazione SIGO, riguardo il ricorso all’interruzione volontaria di gravidanza con metodo farmacologico fino a 63 giorni, pari a 9 settimane compiute di età gestazionale, ed in regime ambulatoriale/consultoriale, oppure di day hospital.


Aggiunge, a supporto, che in Italia da alcuni anni in diverse regioni «hanno adottato percorsi assistenziali che prevedono il day hospital ed il regime ambulatoriale e ciò, come si evince dai dati raccolti ed analizzati, non ha modificato le percentuali di complicanze immediate o tardive che sono state registrate». E che unanime la V sezione del Consiglio Superiore di Sanità il 4 agosto scorso si era espressa favorevole all’IVG con RU486 come riportano e raccomandano le nuove linee guida.


Infine riferisce che con la determina dell’Agenzia italiana del Farmaco (Aifa) del 12 agosto 2020 sono state rimosse le limitazioni dell’uso del medicinale Mifegyne, a base di Mifepristone (RU486) in vigore dal 2009, in linea a livello europeo, aggiungendo alla struttura ospedaliera per la prescrizione e la somministrazione del farmaco la possibilità anche «in strutture che siano assimilabili a tale ambiente, ivi comprese le strutture indicate dall’art. 8 della legge n. 194 del 1978».

Redazione Bioetica News Torino