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Sclerosi multipla e il ruolo del virus Epstein-Barr In un recente studio statunitense il virus può essere la causa principale

18 Gennaio 2022

Da tempo la ricerca scientifica indaga anche sull’ipotesi del virus erpetico Epstein-Barr come possibile causa della sclerosi multipla. Questa ipotesi avrebbe una solida evidenza scientifica provata in uno studio condotto dai Dipartimenti di Epidemiologia della Scuola di sanità pubblica e di Medicina della Scuola medica di Harvard, in Boston, coordinato dal professor Alberto Ascherio.

«Si tratta di un passo importante perché suggerisce che per la maggior parte dei casi di Sclerosi multipla (SM) si possa fare prevenzione fermando l’infezione EBV e che individuando obiettivo del bersaglio l’EBV si possa giungere alla scoperta di una cura per la SM», afferma Ascherio docente di epidemiologia e nutrizione alla Harvard Chan School, in una nota della Harvard T H Chan School of Public Health.

La notizia è citata dal nostro Istituto superiore di Sanità che riporta la metodologia e i risultati dello studio Bjornevik K, Cortese M. et al. Longitudinal anaysis reveals high prevalence of Epstein-Barr virus associated with multiple sclerosis pubblicato sulla rivista  «Science» (13 gennaio 2022, doi: 10.1126/science.abj8222).
Come è possibile che sia l’infezione virale Epstein-Barr, che colpisce circa il 90% della popolazione, a svolgere un ruolo incisivo nella SM, una malattia definita rara, i cui numeri rimangono però significativi in alcuni Paesi, mentre viene presa da una persona su mille? Altri fattori di rischio oltre al virus certamente vi concorrono.
Nello studio di coorte, spiega Francesca Aloisi del Dipartimento di Neuroscienze dell’Iss, più di 10 milioni di giovani adulti che hanno svolto servizio militare attivo negli Usa sono stati coinvolti nel mostrare l’esistenza o meno di una relazione causale tra EBV e MS, e tra questi candidati 955 hanno avuto diagnosi di SM durante il periodo di servizio. La rilevazione di anticorpi specifici nel sangue è stata determinante nell’individuare il rischio di sviluppo della SM che aumenta di 30 volte se si è infettati dal virus di Epstein-Barr ma non con altri virus.

E aggiunge che si è potuto osservare la presenza di una molecola rilasciata a seguito di un danno cerebrale nel sangue dei militari con diagnosi di SM «solo dopo la comparsa degli anticorpi diretti contro il virus Epstein-Barr, ovvero dopo l’infezione». «Questi risultati dimostrano che il virus di Epstein-Barr è coinvolto nelle fasi iniziali della SM rappresentando la principale causa della malattia», conclude Aloisi dell’Iss.

L’insorgenza dei sintomi di SM comincia a distanza di 10 anni dall’infezione EBV. Per il prof. Ascherio il ritardo tra l’infezione da EBV e l’insorgenza della SM può essere in parte dovuto ai sintomi della patologia non osservati durante le fasi iniziali e in parte allo sviluppo della relazione tra Ebv e il sistema immunitario che viene stimolato ripetutamente ogni volta che il virus latente si riattiva.

Purtroppo non c’è modo di fare prevenzione o di un trattamento per l’infezione da EBV ma, come auspica Ascherio, «un vaccino EBV o colpire il virus con un farmaco specifico antivirale potrebbe prevenire o curare la SM».

Qualche informazione in più su popolazione e metodo dello studio di Bjornevik, Ascherio et al.

La coorte è composta da una popolazione che va tra 1.3 a 1.4 milioni di militari statunitensi attivi negli ultimi 15 anni. Nella documentazione fornita dallo studio pubblicato si rileva che nel 2019 il 45.7% dei membri aveva 25 anni o era più giovane e la maggior parte maschi (83%). Erano soprattutto bianchi (68%), americani neri o africani (17%) e poi asiatici, nativi hawaiani, indiani etc. I ricercatori hanno analizzato i campioni di sangue presi ogni due anni ai militari sottoposti a screening per la ricerca virale Hiv. Fino al 2021 il Dipartimento di Difesa del deposito del sangue (DoDsr) conteneva fino a 62 milioni di campioni raccolti da più di 10 milioni di membri militari in servizio.

Tra il 1993 e il 2013 sono state rilevate 955 diagnosi di SM.

Che cosa è la sclerosi multipla?

La sclerosi multipla è una patologia neurodegenerativa cronica infiammatoria del sistema nervoso centrale che si manifesta soprattutto nei giovani tra i 20 e i 40 anni, di più, il triplo, le donne rispetto agli uomini ed è più diffusa man mano che ci si allontana dall’equatore in particolar modo nel Nord Europa, Stati Uniti, Nuova Zelanda e Australia del Sud. Informazioni che si apprendono dal sito dell’Associazione italiana Sclerosi Multipla.

L’infiammazione dovuta al sistema immunitario può danneggiare la mielina che protegge le fibre nervose e le cellule specializzate nella sua produzione nonché le fibre nervose stesse. Questo processo detto demielinizzazione può provocare aree di perdita o lesione della mielina, dette placche, che possono evolvere da una fase infiammatoria ad una cronica in cui assumono caratteristiche simili a cicatrici (dette sclerosi).

La sua eziologia è finora sconosciuta e al momento le ricerche sono su una pluralità di fattori coinvolti legati all’ambiente (carenza di vitamina D), all’etnia, ad una predisposizione genetica e a virus e batteri, in particolare è stato assegnato un ruolo significativo al virus Epstein-Barr responsabile della mononucleosi, infezione che si trasmette tramite la saliva.

Nel mondo si stima vi siano 2milioni e 800mila persone affette: un milione e 200 mila in 35 Paesi europei compresa la federazione russa e in Italia 130 mila, secondo il Barometro europeo nella European MS Platform 2020.

Virus Epstein Barr

Si tratta di un herpes virus umano, la cui diffusione è stimata oltre il 90% della popolazione nel mondo e causa un’infezione permanente ma latente. L’Associazione italiana della Sclerosi Multipla spiega che il virus attacca soprattutto i linfociti B, cellule che una volta maturate producono gli anticorpi, che si moltiplicano e attivano a dismisura. Il sistema immunitario distrugge le cellule infettate ma una parte dei linfociti B che mantengono l’EBV nel loro genoma può persistere nel circolo sanguigno dando così una infezione latente.

Per la maggior parte le infezioni da EDB avvengono nella prima infanzia e sono asintomatiche e in una percentuale limitata di casi può svilupparsi in sindrome definita mononucleosi infettiva. Con sintomi e in forma più grave il rischio è maggiore quando l’Ebv viene contratto nell’adolescenza o nell’età adulta.

La diffusione è comune tra giovani e bambini per contatto tramite saliva o oggetti contaminati. Il periodo di incubazione dura 30 – 50 giorni e poi compaiono i sintomi della febbre, malessere generale, scarso appetito, dolori muscolari, brividi, mal di testa, e poi mal di gola, ingrossamento dei linfonodi al collo, alle ascelle e all’inguine e della milza, aumento dei globuli bianchi.

La ricerca del virus più affidabile è data da anticorpi specifici attraverso i quali si comprende se si tratta di una infezione recente o pregressa.

redazione Bioetica News Torino