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Se si guarisce da tumore non si è più malati. Aiom promuove una campagna per i loro diritti

21 Gennaio 2022

La fondazione dell’associazione italiana dei malati oncologici (Aiom) comprende le difficoltà di molte persone che ammalate di tumore e poi guarite, a distanza di anni sono costrette a convivere con lo stigma della malattia che non si scolla più da addosso invece di vivere con uno spirito proiettato in avanti.

Quali sono le difficoltà? «Quasi un milione di persone in Italia sono guarite da un tumore, ma per la burocrazia sono ancora malate e rischiano discriminazioni nell’accesso a servizi come l’ottenimento di mutui, la stipula di assicurazioni sulla vita, l’assunzione in un posto di lavoro e l’adozione di un figlio» spiega Giordano Berretta presidente di Fondazione Aiom promotrice della campagna “io non sono il mio tumore” per la raccolta di 100mila firme (su dirittoallobliotumori.org) piattaforma indirizzate al Presidente del Consiglio al fine di avere una legge sul “diritto all’oblio oncologico”, una loro tutela che passa attraverso un riconoscimento giuridico.

«Oggi sono 3,6 milioni i cittadini che vivono con una diagnosi di tumore. Il 27% di loro, circa un milione, è guarito. C’è una forte discriminazione sociale nei loro confronti, che deve essere combattuta», sulla scia di quanto già avviene in alcuni paesi, Francia, Lussemburgo, Belgio, Olanda e Portogallo, prosegue Berretta.

Oggi molti tumori vengono curati, altri sono cronicizzati per anni.

Quali sono i tempi di attesa per guarire da un tumore?

«Ogni neoplasia richiede un tempo diverso perché chi ne soffre sia definito ‘guarito’ », spiega Giordano Berretta.

Per il cancro della tiroide sono previsti meno di cinque anni dalla conclusione delle cure, per quello del colon e del melanoma meno di 10 anni, più di 15 anni invece per i tumori della vescica e del rene,l linfomi non Hodgkin, mielomi e leucemie. Fino a venti anni occorrono per essere “guariti” dalle malattie della mammella e della prostata.

Per essere ‘guariti’ dalle malattie della mammella e della prostata ne servono fino a 20 perché c’è il rischio di una recidiva.

Chi riguarderebbe la legge sul “diritto all’oblio oncologico”?

Chi è stato malato di un tumore solido in età pediatrica, dopo 5 anni dal termine delle cure

Chi è stato malato di un tumore solido in età adulta, dopo 10 anni dalla conclusione delle cure.

redazione Bioetica News Torino