Sostieni Bioetica News Torino con una donazione. Sostieni

News dal Mondo

Sì alle sperimentazioni idrossiclorochina su pazienti Covid-19: revisione dei dati da parte di Solidarity Trial dell’Oms

04 Giugno 2020

Il Gruppo esecutivo di Solidarity Trial, studio internazionale di sperimentazione clinica farmacologica per  il trattamento del Covid-19, promosso dall’Organizzazione Mondiale della Salute,  autorizza nuovamente l’uso terapeutico in via sperimentale della idrossiclorochina  che è stato  sospeso per motivi precauzionali  al di fuori degli studi clinici, sia in ambito ospedaliero che in ambito domiciliare come ne avevano dato notizia le  Agenzie regolatorie del Farmaco italiana Aifa  ed europea EMA il 29 maggio scorso. È il Direttore Generale dell’Oms  Tedros Adhanom Ghebreyesus ad annunciarlo nella conferenza stampa di ieri di aggiornamento sul Covid-19: «Il Comitato di sicurezza dei dati e monitoraggio di Solidary trial ha sottoposto una revisione dei dati sulla sicurezza.  Sulla base dei dati disponibili sulla mortalità i membri del Comitato hanno avvisato che non c’è alcun motivo di modificare il protocollo sperimentale». Fino ad ora sono stati reclutati  oltre 3500 pazienti in 17 paesi nello studio di Solidarity Trial sui farmaci nei trattamenti terapeutici del Covid-19. Ha ricordato infine l’impegno dell’Oms nel servizio della scienza e della solidarietà nel contribuire ad accelerare terapie efficaci, vaccini e diagnostica.

La sospensione temporanea era stata decisa dal Gruppo Executive of Solidarity Trial a seguito di recenti pubblicazioni di studi di evidenze riguardo a sicurezza ed efficacia della idrossiclorochina anti-malarico usato nel trattamento per i pazienti affetti da Covid-19 come off-label. Cita nella sezione dell’Oms dedicata al Covid-19, pubblicata il 27 maggio,  lo studio osservazionale  randomizzato uscito sulla rivista Lancet il 22 maggio scorso sugli effetti avuti dalla  clorochina e clorossidina nei pazienti affetti da Covid -19 ospedalizzati secondo il quale si è riscontrato un più elevato tasso di mortalità e un aumento di aritmie cardiache tra i pazienti provenienti da paesi diversi trattati da tale farmaco, da solo e con un macrolide di seconda generazione (antibiotici). Lo studio,  guidato  dal prof. Mandeep R. Mehra del Brigham and Women’s Hospital Heart and Vascular Center and Harvard Medical School di Boston, si basa sull’analisi di un registro multinazionale sull’utilizzo dei due farmaci che contiene dati provenienti da 671 ospedali in 6 continenti di pazienti ospedalizzati, tra il 20 dicembre 2019 e il 14 aprile 2020 positivi al test di laboratorio al virus Sars-Cov-2.  Riguarda pazienti che hanno ricevuto uno dei trattamenti di interesse entro le 48 ore dalla diagnosi che  sono stati suddivisi in 4 gruppi di trattamento –  solo clorochina, clorochina con un macrolide, idrossiclorochina da sola, idrossiclorochina con un macrolide – ( 14.888)  e pazienti che hanno ricevuto nessuno di tali trattamenti formando un gruppo di controllo (81.144). Sono stati esclusi quelli che hanno iniziato la terapia con tali medicinali oltre le 48 ore dalla diagnosi o erano in ventilazione meccanica o quelli che hanno ricevuto il remdesivir. Sono stati 10.698 i deceduti in ospedale (11.1%). L’età media dei pazienti ricoverati in ospedale con Covid-19 è di 53-58 anni, 46.1% donne. Emerge che «non si è potuto confermare un beneficio da idrossiclorochina o clorochina utilizzato da solo e con un macrolide, nel trattamento per il Covid-19. Ciascuno di questi farmaci è stato associato ad una decrescita di sopravvivenza ospedaliera e ad un’aumentata frequenza di aritmia ventricolare quando usato per il trattamento da Covid-19».

L’Aifa nella nota del 29 maggio  aveva comunicato  la sospensione di autorizzare l’utilizzo di idrossiclorochina per il trattamento del Covid-19 perché  «nuove evidenze cliniche relative all’utilizzo di idrossiclorochina nei soggetti con infezione da SARS-CoV-2 (seppur derivanti da studi osservazionali o da trial clinici di qualità metodologica non elevata) indicano un aumento di rischio per reazioni avverse a fronte di benefici scarsi o assenti», e rimanendo « in attesa di ottenere prove più solide dagli studi clinici in corso in Italia e in altri paesi (con particolare riferimento a quelli randomizzati)» lo ha escluso dalla rimborsabilità come per la  clorochina e lasciando alla valutazione del medico curante se  proseguire i trattamenti già avviati.

Ha ritenuto segnalare che i pazienti con patologie reumatiche in trattamento possono proseguire la terapia secondo le indicazioni del medico curante in quanto «sulla base delle evidenze attualmente disponibili, non sussistono elementi concreti che possano modificare la valutazione del rapporto rischio/beneficio per le indicazioni già autorizzate per idrossiclorochina e clorochina (incluse artrite reumatoide in fase attiva e cronica, e lupus eritematoso discoide e disseminato).

L’Agenzia Europea del farmaco  (EMA) nella lettera del 29 maggio informava sui rischi di clorochina e idrossiclorochina e  della sospensione della sperimentazione  in pazienti affetti da Covid-19  presso lo studio multinazionale Solidarity dell’Oms, della sospensione  o interruzione  in alcuni paesi dell’Unione Europea delle sperimentazioni cliniche di  tali farmaci  in pazienti affetti da Covid-19 ma anche di  uno studio di revisione  in corso sulla valutazione randomizzata della terapia Covid-19 sperimentale su idrossiclorochina, Recovery Trial,  citando il parere del Comitato indipendente di monitoraggio dei dati (23 maggio) secondo cui non vi sono  «motivi  cogenti tali da sospendere il reclutamento per motivi di sicurezza».

L’analisi in corso  –  avverte ancora una volta l’Ema – consente l’uso dei due medicinali olo sotto stretto controllo  per le sperimentazioni cliniche nel  trattamento o nella  profilassi del Covid-19 o per i programmi nazionali di utilizzo in emergenza nei pazienti ricoverati.  Ritiene che gli studi clinici randomizzati siano portati a termine, con le dovute modifiche, per poter avere un giusto riscontro su rischi e benefici  fondamentale che siano portati a termine studi clinici randomizzati e adeguatamente progettati, con le opportune modifiche da applicare quando appropriato, per avere i risultati necessari a stabilire  benefici e  rischi   nel contesto del COVID-19.

Effetti. Infatti sia clorochina che idrossiclorochina, entrambi usati per la cura della malaria e alcune malattie autoimmuni,  sono usate nella terapia del Covid-19 i cui benefici non sono ancora stati stabiliti.  E tra i rischi associati  riportati in studi osservazionali vi è quello  cardiaco come aritmie e arresto le cui  probabilità aumentano,   lo squilibrio non corretto di potassio o magnesio, i disturbi cardiocircolatori laddove le dosi sono più elevate rispetto a quelle raccomandate per le indicazioni autorizzate o legate ad antibiotici come l’azitromicina. Possono anche causare disturbi neuropsichiatrici, come agitazione, insonnia, confusione, psicosi e ideazione suicidaria o del fegato o danni neuronali che possono portare ad attacchi epilettici.

Per maggiori informazioni su:

Solidarity clinical trial for Covid-19:
https://www.who.int/emergencies/diseases/novel-coronavirus-2019/global-research-on-novel-coronavirus-2019-ncov/solidarity-clinical-trial-for-covid-19-treatments

Redazione Bioetica News Torino