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Sperimentazioni sugli animali. Senatori e ricercatori insieme per sostenere la ricerca: «Impedire di utilizzarli blocca la scienza»

05 Maggio 2015

Nessuno vuole maltrattare gli animali. Non si faccia soprattutto un’equazione sbagliata tra animali da affezione con quelli utilizzati per le sperimentazioni, il cui uso rimane comunque molto circoscritto e principalmente ai topi. Noi vogliamo affermare il pluralismo e il diritto alla ricerca in Italia. Una ricerca possibile anche attraverso la sperimentazione sugli animali.

È scontro sull’esame di mozioni sulla promozione della cultura contro i maltrattamenti degli animali a fini sperimentali che si terrà il 5 maggio nell’aula del Senato. Il fronte di Palazzo Madama si presenta spaccato con il “no” deciso di alcuni senatori, capitanati dalla senatrice Pd e presidente della Commissione Igiene e Sanità, Emilia Grazia De Biasi e dal senatore Carlo Giovanardi, pronti a dare battaglia per impedire che negando l’utilizzo di animali venga penalizzata la ricerca scientifica.

Per questo nel corso di una conferenza stampa al Senato hanno illustrato le loro ragioni sostenuti da Roberto Caminiti, dell’Università la Sapienza di Roma, dal farmacologo Silvio Garattini, da Nicoletta Landsberger della proRett ricerca dell’Università degli studi di Milano e da Giuliano Grignaschi della research4life.

“C’è un’informazione fuorviante su questa materia – ha spiegato De Biasi – Questioni importanti che non possono essere liquidate con due righe di mozione. Non si può decidere sull’onda di un’emozione soggettiva. Le decisioni vanno ponderate e prese sulla base di certezze scientifiche. Ci sono parti delle mozioni che verranno votate oggi che penalizzano in modo consistente la ricerca scientifica con utilizzo di animali. Questo è inaccettabile perché l’Italia è sottoposta a una moratoria in materia e i ricercatori italiani rischiano di perdere i bandi europei perché l’Italia non è considerata affidabile. E poi perché, come tutti sappiamo, è già stato investito un milione di euro sulla ricerca con metodi alternativi all’utilizzo di animali. Non possiamo quindi ora bloccare la ricerca medica – ha aggiunto – una ricerca scientifica molto importante che porta risultati che riguardano la vita delle persone. Poter sperimentare consente di avere farmaci e metodiche che guariscono malattie allo stato attuale inguaribili. Con evidenza scientifica. Anche perché quali sono le alternative? Il caso stamina insegna”.

Prima di prendere decisioni in questo campo, ha poi sottolineato il presidente della Commissione, vogliamo essere informati con dati scientifici: “Usciamo dall’ ipocrisia che in Italia non si può fare questo tipo di ricerca salvo poi ricorrere a quella effettuata all’estero”.

“Ci sono milioni d’italiani che se devono scegliere tra i medici e gli stregoni preferiscono i medici – ha quindi aggiunto Giovanardi – credo quindi che anche i senatori dovrebbero scegliere in tal senso”.

“È un attacco illogico alla ricerca biomedica – ha affermato Silvio Garattini, dell’Istituto di ricerche farmacologico Mario Negri – quello che viene portato avanti non è un atteggiamento di attenzione verso gli animali perché le priorità dovrebbero essere diverse. Ci troviamo di fronte ad un attacco alla ricerca. C’è una mentalità diffusa contro la ricerca biomedica. Basta pensare che per ogni topo utilizzato per le sperimentazioni, si uccidono 300 animali per procacciare cibo. Inoltre la ricerca utilizza in piccolissima parte l’impego di animali e il 90% sono ratti e topi”.

Gli animali, ha inoltre ricordato Garattini, sono predittivi dell’uomo poiché hanno gli stessi organi con sistemi funzionali simili a quelli dell’uomo. La genomica degli animali è meno complicata di quella dell’uomo, ma è come quella dell’uomo: “Anche gli animali sono affetti da diabete, tumori e insufficienza cardiaca. Offrono quindi un panorama alla ricerca che ci consentono di scegliete la specie animale più adatta per studiare una determinata patologia. I farmaci sono stati creati attraverso la sperimentazione animale, non ci sono altre vie. La ricerca scientifica è orfana, e noi siamo alla canna del gas. Queste dovrebbero essere le mozioni da presentare nell’interesse del Paese: sostenere la ricerca non bloccarla.

Sostenere di cercare tecniche alternative è poi frutto di una mancanza di conoscenza su cosa sia veramente fare ricerca scientifica. “Le culture in vitro – ha concluso Garattini – sono parte essenziale del nostro lavoro, ma sono complementari come lo sono anche alcuni studi sugli animali. Quando si parla di metodi alternativi, siamo perciò difronte a delle contraddizioni. Come si può, infatti, affermare che gli animali sono lontani dall’uomo e le cellule in vitro sono invece vicine? Possiamo chiedere alle cellule in vitro di generare un farmaco contro l’insufficienza cardiaca? Sono funzioni che possiamo trovare solo in vivo, non in vitro. I test sugli animali sono quindi indispensabili per la ricerca biomedica. Non ci sono metodi alternativi per lenire le sofferenze dei pazienti che sono la nostra priorità”.

Fonte: Quotidiano Sanità

Approfondimenti: http://www.quotidianosanita.it/governo-e-parlamento/articolo.php?approfondimento_id=6195

Lara RealeGiornalista ScientificaRedazione Web Arcidiocesi di Torino