Tumore ai polmoni e altre malattie correlate al fumo di tabacco. Rapporto dell’Iss nella Giornata Mondiale senza Tabacco
31 Maggio 2019È in crescita l’abitudine al fumo tra i giovani. Oltre la metà dei giovani fumatori tra i 15 e i 24 anni fuma già più di 10 sigarette al giorno e oltre il 10% più di 20. E praticano un’attività sportiva il 60% dei giovani che tra i 15 e 19 anni fumano più di un pacchetto di sigarette al giorno. Una tendenza che emerge dall’indagine dell’Istituto Superiore della Sanità (Iss) elaborata per l’occasione della Giornata Mondiale Senza Tabacco, incentrata quest’anno sui danni del fumo ai polmoni, e presentata nella giornata odierna al XXI Convegno nazionale sul Tabagismo e servizio sanitario nazionale sul tema Tabacco e salute dei polmoni che si svolge a Roma, organizzato dal’Iss, Centro Nazionale Dipendenze e Doping in collaborazione con l’Istituto di Ricerche farmacologiche «Mario Negri» e la Società Italiana di Tabaccologia.
Il cancro al polmone è il quarto tumore in termini di incidenza ma la prima causa di morte per neoplasia. Il rischio di sviluppare la broncopneumopatia polmonare ostruttiva cronica (Bpco) è elevato in particolar modo tra chi inizia a fumare in giovane età, perché «il fumo di tabacco rallenta lo sviluppo polmonare. Il tabacco aggrava anche l’asma, che limita l’attività e porta alla disabilità. Le sostanze chimiche presenti nel fumo di tabacco possono portare infezioni latenti di tubercolosi e quando quest’ultima è attiva, con gli effetti del fumo sui polmoni può portare al rischio di invalidità e morte per insufficienza respiratoria. La cessione precoce del fumo è il trattamento più efficace per rallentare la progressione della Bpco e migliorare i sintomi dell’asma. Infatti se si smette dopo 10 anni il rischio di cancro ai polmoni scende circa la metà di quello di un fumatore» (www.epicentro.iss.it). Il rischio dei danni causati dal fumo non è solo dei fumatori ma anche di chi si espone in modo passivo nei luoghi privati o pubblici. Nei bambini il fumo passivo può portare ad esempio l’insorgenza o l’aggravamento di asma, polmonite e bronchite e a frequenti infezioni delle vie respiratorie inferiori e crescendo, in età adulta si può sviluppare il rischio di ammalarsi di Bpco. Nel mondo circa 165 mila bambini perdono la vita entro i 5 anni a causa di tali infezioni dovute al fumo passivo.
Dal nuovo Rapporto dell’Iss le abitudini al fumo degli Italiani non sono cambiate negli ultimi cinque anni. Attualmente sono 11,6 milioni, ovvero un italiano su cinque, di cui uomini 7,1 milioni e donne 4,5 milioni, che rappresentano un 22% della popolazione, a confronto con il 23,3% nel 2018, una prevalenza uguale al 2014 e addirittura al 2008, undici anni fa. Gli ex fumatori sono il 12,1% mentre il 65,9% della popolazione non fuma.
Riguardo al genere, nel triennio 2017-2019 sono diminuite le fumatrici (da 20,8% a 16, 05%) e aumentati gli uomini (dal 23,9 al 28%). Mentre gli uomini fumano di più tra i 25 e i 44 anni e sono tra coloro che fumano più di 20 sigarette al giorno (25,6% rispetto al 1.1% delle donne), le donne fumano di più tra i 44 e i 64 anni e sono tra coloro che consumano meno di 9 sigarette al giorno (40,3% rispetto al 31% degli uomini).
Tra le 10 e le 19 sigarette al giorno è il consumo di oltre la metà dei giovani fumatori di età tra i 15 e i 24 anni. Abitudine che, contrariamente a quanto si possa pensare, per la correlazione tra sport e stile di vita sano, è diffusa anche tra gli sportivi. Dalla ricerca su Doping Among Adolescents del progetto SODA realizzato dall’Istituto di Fisiologia Clinica del Consiglio Nazionale delle Ricerche (Cnr) e finanziato dal Ministero della Salute, si evidenzia che tra i 15 e i 19 anni i giovani che consumano più di un pacchetto di sigarette al giorno oltre il 60% fa attività sportiva sistematica e tra i forti fumatori vi sono anche coloro che riferiscono di avere utilizzato sostanze dopanti. Poi, nei più giovani, tra gli adolescenti che praticano sport più di due volte alla settimana, sono stati osservati due tipi di comportamento: chi non fuma o lo fa raramente e chi consuma più di 20 sigarette al giorno. Sabrina Molinaro dell’Istituto di fisiologia clinica del Cnr sottolinea come sia emerso dalla loro ricerca che i forti fumatori sono prevalentemente maschi, maggiorenni, praticano sport individuali che richiedono uno sforzo intenso, svolti a livello professionistico seppure non hanno, nell’ultimo anno partecipato a competizioni e che tra questi giovani il rischio di doping è maggiore di 7 volte rispetto ai loro coetanei sportivi.
Fare prevenzione è importante, soprattutto rivolta ai giovani, da come si evince sia dal Rapporto citato e dai gravi rischi alla salute e ai polmoni che si possono incorrere con il consumo di tabacco. Il direttore del Centro nazionale dipendenze e Doping Roberta Pacifici afferma la necessità di una sensibilizzazione per «i giovani che rappresentano un serbatoio che alimenta l’epidemia tabagica e per le donne, per le quali è in aumento la mortalità per tumore al polmone», aggiungendo, e «spiegare, come dimostra la nostra carta del rischio polmonare che più precocemente si diventa ex fumatore tanto prima ci si avvicina ad avere lo stesso rischio di ammalarsi di chi non ha mai fumato».
Anche perché l’uso di prodotti alternativi alla sigaretta tradizionale di e-cig (1,7%) e a tabacco riscaldato (1,1%) non incide in modo significativo sul comportamento del fumatore: i consumatori di tabacco di nuova generazione e-cig e a tabacco riscaldato sono fondamentalmente fumatori duali o non fumatori. Continua la preferenza per le sigarette confezionate che rappresentano quasi il totale con il 90,2% mentre tra i giovani è più diffuso l’uso delle sigarette fatte a mano (18,3%). Vi sono 900mila persone che utilizzano le e-cig, di cui l’80% è fumatore, sia di quelle tradizionali ed elettroniche. Il 5% dei fumatori abituali o occasionali di e-cig non hanno mai fumato prima di quelle elettroniche sigarette tradizionali.
La conoscenza delle sigarette a tabacco riscaldato è cresciuta negli anni anche per la percezione del rischio sulla salute ritenuta meno dannosa rispetto alle sigarette tradizionali dalla maggioranza dei fumatori (55,8%). Ne fa utilizzo occasionale o abituale l’1,1% della popolazione, circa 600mila persone.
Si evidenzia anche che più della metà dei fumatori (58,4%) e dei non fumatori (6,4%) «passerebbe o inizierebbe a fumare esclusivamente questi nuovi prodotti del tabacco di fronte alla certezza che essi siano meno dannosi per la salute rispetto alle sigarette tradizionali». I nuovi prodotti non aiuterebbero a smettere: «la e-cig non è ritenuta utile per smettere dal 63,7% dei fumatori e dal 57,2% degli ex-fumatori mentre quella a tabacco riscaldato dal 56,7% dei fumatori e dal 54,5% degli ex-fumatori». E poco più della metà dei consumatori di entrambi i prodotti dichiarano nell’intervista che non vogliono smettere nei prossimi sei mesi.
Occorrono iniziative di informazione sui rischi e di prevenzione. Il fatto, ritenuto “preoccupante”, di associare i nuovi prodotti di nuova generazione di tabacco ad un minore rischio anche per gli altri fumatori passivi fa sì che chi li utilizza «si sente autorizzato ad usarli nei luoghi dove vige il divieto di fumo minando il valore educativo di una Legge che in vigore da oltre 15 anni ha contribuito ad educare al rispetto della salute», afferma il direttore del Centro nazionale Dipendenze e doping Roberta Pacifici. Infatti emerge dal Rapporto che il 62,6% di chi usa le e-cig e il 62% quelle a tabacco riscaldato si sentono liberi di fumare nei luoghi pubblici – mezzi di trasporto pubblici, privati, locali e bar). Il presidente delll’Istituto Farmacologico «Mario Negri» Silvio Garattini richiama ad un’estensione dell’attuale legge di divieto al fumo e anche al divieto pubblicitario delle e-cig e degli heated tobacco.
I bambini sono a rischio di esposizione al fumo nelle mura domestiche. Il 25,4% dei fumatori li espone, in misura minore gli ex-fumatori (13,6%) e i non fumatori (5%).
Da un’indagine della Sorveglianza Passi 2015-2018 (www.epicentro.iss.it) in Italia il fumo passivo, che comporta il rischio di malattie cardiovascolari e cancro al polmone, è ancora rilevante tra le mura di casa. 17 intervistati su 100, dai 18 ai 69 anni con almeno un minore di 15 anni, dichiarano che è ammesso fumare. Si osserva che le case meno “libere da fumo” sono soprattutto quelle con la quota più alta di fumatori e generalmente in quelle Regioni è anche minore il rispetto del divieto di fumo nei luoghi pubblici e di lavoro. Si ha un minore rispetto verso tale consuetudine salutare soprattutto nelle case domestiche della Campania, del Lazio, della Liguria, dell’Umbria, della Toscana, della Sicilia e del Molise.
Per smettere di fumare ci si può rivolgere al servizio sanitario, attivo dal 2000, il Telefono Verde contro il Fumo 800 554 088 nei giorni da lunedì al venerdì dalle 10 alle 16, che mette in contatto con esperti. Tra il 14 maggio 2018 e il 13 maggio 2019 sono arrivate oltre 11mila chiamate e nel corso degli anni più di 60mila. Riguardo alla mappa geografica più dal Sud e dalle Isole (44% delle chiamate totali) rispetto dal Nord (36%) e dal Centro (20%).
I servizi dei Centri Antifumo sono 292 sul territorio nazionale, eterogenei, con i dati aggiornati a questo di maggio, localizzati soprattutto al Nord (58%), poi al Sud e nelle Isole (24%) e infine al Centro (18%). Offrono trattamenti prevalentemente con un approccio integrato attraverso gli interventi di un’equipe composta di diversi professionisti dai medici, infermieri professionali, psicologi, educatori professionali, amministrativi, assistenti sociali e sociologi. L’assistenza riguarda per la maggior parte counselling individuale, poi terapia farmacologica, psicoterapia di gruppo, psicoterapia individuale e i gruppi psicoeducativi. Anche le modalità e forme di prestazioni possono variare da gratuite per la metà dei servizi a pagamento del ticket 36% a altre tipologie come quota associativa, intramoenia etc. In Piemonte sono localizzati una ventina presso le Asl, l’Ospedale Mauriziano Umberto I, e un’Associazione Lilt. Si può consultare la Guida ai servizi territoriali per la cessazione dal fumo di tabacco, appena uscita e realizzata dal Centro Nazionale Dipendenze e Doping, sul sito Ofad – Osservatorio Fumo, Alcol e Droga dell’Iss https://ofad.iss.it.
L’Oms, la promotrice della Giornata celebrativa, nel recente Rapporto di Who Europe, European tobacco use: trends report 2019, osserva l’impatto del fumo di tabacco sulla salute delle persone nel 2018 e che eliminandolo si potrebbe evitare il 90 per cento dei tumori ai polmoni. Il 18% delle morti per malattia non trasmissibile (NDC) è nel 2018 attribuibile all’uso di tabacco e che quasi 1 su 5 suddette morti premature potrebbero dunque essere evitate; il 27% di decessi per cancro è dovuto all’uso di tabacco. Un alta percentuale di donne fumatrici, circa il 21 %, rivela la necessità di individuare e mettere a punto strategie mirate al genere. Tra le misure preventive che potrebbero essere efficaci sono aumento della tassazione, divieto della pubblicità, eliminazione dell’esposizione al fumo passivo.