Un grazie a Francesco D’Agostino, all’indomani della sua scomparsa
05 Maggio 2022«Un maestro per la bioetica italiana» lo ricordano i colleghi del Comitato nazionale per la Bioetica nel giorno della sua morte, 4 maggio 2022, presso cui era membro onorario, presente fin dal suo costituirsi nel 1990, e svolse la presidenza in due mandati dal 1995 al 1998 e dal 2002 al 2006.
Stimato giurista, filosofo e bioeticista, il Professor Francesco D’Agostino, classe 1946, aveva la capacità di mettersi in dialogo tra le diverse correnti cattoliche e laiche della bioetica e del suo tempo. I vescovi della conferenza episcopale ne riconoscono l’originalità del suo pensiero nell’argomentare questioni etiche culturali e sanitarie emergenti nella società contemporanea in chiave del biodiritto: «Il suo pensiero originale è stato un riferimento sicuro sia per gli studiosi di filosofia e biodiritto – dei quali è stato una delle figure più insigni – sia per l’opinione pubblica, alla quale ha sempre saputo rivolgersi con chiarezza e precisione».
Rigettava la contrapposizione netta tra cattolici e laici confrontandosi con il prof. Giovanni Fornero, storico di bioetica, alla presentazione di quest’ultimo Laici e cattolici in bioetica in un convegno a Torino intitolato Laici e cattolici in bioetica: storia e teoria di un confronto, promosso dalla Facoltà Teologica torinese nel 2013. Ne riproponiamo quanto affermò in quell’incontro da uno stralcio della sua relazione pubblicata in questa rivista:
…cattolici e laici condividono moltissime opzioni bioetiche ritenendole “non negoziabili”, dotandole cioè di un valore assiologico “assoluto”, anche se fossero avallate dal consenso delle persone interessate: penso al no al commercio di organi a fini di trapianto, alle mutilazioni sessuali femminili, alla sterilizzazione e ad altre forme di intervento coercitivo sul corpo umano come sanzione penale, al neonaticidio femminile e alla limitazione delle nascite procurata tramite aborto selettivo di feti femmina, alla vivisezione animale…Vogliamo essere pluralisti sul serio? Allora “tutte” queste opzioni andrebbero ritenute meritevoli di rispetto o almeno legittimate ove riscuotessero un consenso sufficientemente ampio (come di fatto avviene in molti paesi di questo mondo).
…Il fatto cioè che in tanti contesti concreti, in tanti comitati locali di bioetica (ma aggiungerei senza tema di essere smentito: anche nel Comitato nazionale!) cattolici e laici lavorano fianco a fianco, esprimendo valutazioni convergenti e giungendo a raccomandazioni condivise. Se su alcuni punti la divergenza di valutazione è con ogni probabilità insuperabile (almeno allo stato attuale della riflessione), su moltissimi altri, invece, il pensare assieme è davvero la norma. È anche a partire da questo dato di fatto, che ritengo inoppugnabile, che non riesco a condividere l’idea che in bioetica cattolici e laici stiano per “ragioni di principio” su fronti contrapposti.
Francesco d’Agostino ha insegnato nelle Università di Lecce, Urbino e Catania. Ordinario dal 1980, dal 1990 è professore di Filosofia del diritto e di Teoria generale del diritto presso l’Università degli studi di Roma Tor Vergata, in cui ha diretto il Dipartimento di “Storia e Teoria del Diritto”. Ha insegnato altresì alla LUMSA e alla Pontificia Università Lateranense ed è stato professore visitatore in diverse università straniere.
Ha partecipato ai lavori di commissione ministeriale di studio sulla fecondazione artificiale omologa come membro nominata nel 1990 e come presidente in quella su embrioni crioconservati nei centri di Pma nominata nel 2009. E fatto parte dell’Unione giuristi cattolici italiani.
Possiede una pubblicistica corposa di oltre 900 scritti tra opere come autore, in curatela, opere e articoli in riviste scientifiche e nei media giornalistici; l’ultima opera sui temi di frontiera, Bioetica. Questione di confine (Studium 2019).
Ha contribuito ai lavori della Pontificia Accademica della Vita dove era nominato membro ordinario dal 2017. Vincenzo Paglia e Renzo Pegoraro, rispettivamente presidente e cancelliere dell’Accademia ne evidenziano, ricordandolo con vicinanza il tratto che più lo contraddistingue del suo pensiero, « la lucida capacità di visione e la profonda e vissuta fede cristiana».