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Un no dalla Pediatria di Famiglia alla figura del medico “scolastico” Paolo BIasci presidente della Federazione dei Medici Pediatri (Fimp) ne dà una motivazione. Posizioni anche su uso mascherina e vaccino antinfluenzale

04 Settembre 2020

Piuttosto una figura di raccordo tra i Dipartimenti di Prevenzione e la Medicina di comunità, ad esempio l’infermiere di Comunità: è la proposta del presidente Paolo Biasci della Federazione nazionale dei Medici Pediatri al ministro della Salute Roberto Speranza, la stessa suggerita dalla presidente della Federazione nazionale Ordini e Professioni infermieristiche Barbara Mangiagalli qualche giorno prima.

Una figura professionale che può svolgere il ruolo richiesto dall’Istituto Superiore della Sanità come gli assistenti sanitari e i medici nelle linee guida emanate pochi giorni fa per come gestire situazioni di casi e focolai di Sars-Cov-2 nelle scuole, di collegamento tra il referente scolastico per Covid -19 e il medico che ha in cura l’alunno. Sul modello di quanto già accade in alcuni paesi europei e negli Usa, l’infermiere scolastico si occuperebbe oltre ai compiti assegnati nelle Indicazioni operative di prevenzione, controllo, assistenza legata al Covid-19 di assistenza sanitaria nei bambini più fragili, nel somministrare farmaci o l’insulina ad esempio, nella promozione della salute e stili di vita, capace di intercettare i bisogni assistenziali nelle aree più disagiate, come aveva messo in luce la presidente Mangiagalli. Una figura di famiglia e comunità, che si muove sul territorio in collaborazione con i medici di famiglia, i professionisti di servizi socio assistenziali, il volontariato godendo della fiducia delle famiglie, e prevista nel Patto per la Salute e nel decreto Rilancio.

La scelta dell’infermiere di Comunità quale referente scolastico per il Covid nelle scuole da parte dei Pediatri di famiglia è motivata dal fatto che è la più adeguata e non sia invece quella del medico che verrebbe a interferire con la responsabilità pediatrica. Il presidente della Fimp Biasci spiega che «Non serve creare confusione di ruoli a scapito di bambini e genitori. Sì invece a figure di raccordo tra la Scuola e il Pediatra di Famiglia. Noi siamo disponibili a dare il nostro contributo sulla prevenzione» (Facebook @Fimpprevenzione, 3 settembre 2020). Nel colloquio con il Ministro della Salute Speranza Biasci nell’approvare le Indicazioni operative dell’Iss e nel manifestare la disponibilità da parte della Pediatria di Famiglia ad operare per il Dipartimento di Prevenzione per la scuola o ha chiesto – come riporta in un’intervista rilasciata a F. Iachetti in Ritratto della salute tiscali.it – di non ritornare ad una situazione ormai superata del ssn quando c’era il medico scolastico: «Non torniamo indietro e soprattutto non creiamo confusione di ruoli a scapito di bambini e genitori. Dentro quelle classi ci sono i nostri pazienti ed è impensabile affidare ad altre figure professionali non specialistiche, compiti che si collocano tra le nostre responsabilità. Non c’è bisogno di un altro medico». Come referente del Dipartimento di Prevenzione l’infermiere di Comunità potrà, ha aggiunto Biasci, svolgere le funzioni di prevenzione e controllo all’organizzazione scolastica per l’emergenza COVID-19 e indagini epidemiologiche.

Sul fronte vaccinale per l’influenza ha voluto precisare l’impegno attivo già iniziato per la campagna di sensibilizzazione criticando altre nuove ingerenze, alludendo, forse, alla recente interrogazione parlamentare per la somministrazione del vaccino antinfluenzale in farmacia e al tavolo di confronto aperto tra Regioni e il Ministero della salute: «Il Pediatra di Famiglia è in grado di assolvere questi compiti senza che si debbano “inventare” novità rispetto a quanto già previsto: spetta alle Regioni coinvolgerci. Il SSN deve sfruttare al meglio le risorse di cui dispone, soprattutto se specialistiche, che hanno già dimostrato di essere efficaci nella gestione dell’emergenza». È passata ieri alla Camera come ordine del giorno, a firma di A. Mandelli (FI) – annunciata da Quotidianosanità.it – la possibilità per le farmacie di effettuare vaccini antinfluenzali e test sierologici, che afferma: «Considerato l’importante numero di vaccinazioni da fare una soluzione efficace è quella di utilizzare le farmacie aperte al pubblico, dotate di spazi idonei sia sotto il profilo igienico sanitario sia sotto quello della privacy, per la somministrazione dei vaccini da parte di infermieri o di personale sanitario opportunamente formato sotto la  supervisione di medici».

Sull’impatto sulla salute con l’uso prolungato delle mascherine a scuola, i pediatri di famiglia concordano con la posizione espressa dalla Fnomceo: non è pericolosa. Basta pensare all’uso quotidiano che si è sempre fatto in sala operatoria a protezione dei pazienti. E sull’uso a scuola, sostiene dalla pagina Facebook di Fimp le linee ministeriali: «distanziamento nelle aule e nei corridoi prima di tutto, e mascherina per i maggiori di 6 anni quando ciò non è possibile. Pause di qualche minuto all’aperto o arieggiando le aule tra una lezione e l’altra. Rivaluteremo questa raccomandazione alla luce dei dati epidemiologici dopo la riapertura delle scuole».

Redazione Bioetica News Torino