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News dall'Italia

Un’indagine HBSC 2018 coordinata da ISS sugli adolescenti italiani e salute

02 Ottobre 2019

Come si alimentano, preferiscono trascorrere il tempo libero, vivono le relazioni sociali in ambito familiare e scolastico, quali  comportamenti a rischio adottano? Sono i temi che uno studio internazionale, l’HBSC, in collaborazione con l’Organizzazione Mondiale della Sanità – Regione Europa,  ha condotto in Italia su un gruppo di 58.976 adolescenti, di 11, 13 e 15 anni, dalle scuole primarie di II grado alle secondarie, nel 2018 per comprendere lo stato di salute e stili di vita degli adolescenti in generale e contribuire alla diffusione di messaggi di prevenzione sia a livello nazionale che internazionale.

Infatti lo studio HBSCH, Health Behaviour in School-aged Children-Comportamenti collegati alla salute in ragazzi di età scolare,  è iniziato nel 1982 da Inghilterra, Finlandia e Norvegia e l’Italia è entrata a far parte nel 2000 partecipando alla prima indagine 2001-2002 a cui sono susseguite, ogni quattro anni, altre quattro indagini. Oggi vi partecipano alla ricerca 43 Paesi.

La raccolta dati 2018, la più recente che è stata pubblicata, del sistema di sorveglianza HBSCH nel nostro Paese è promossa dal Ministero della Salute – Centro per il Controllo e prevenzione delle Malattie, e coordinata dall’Istituto Superiore di Sanità assieme al gruppo di ricerca scientifico diretto dal prof. Franco Cavallo composto dalle Università degli Studi di Torino, Dipartimento di Scienze della Sanità Pubblica e Pediatriche, degli Studi di Padova, Dipartimento di Psicologia dello Sviluppo e della Socializzazione LIRIPAC, e degli Studi di Siena, Dipartimento di Medicina Molecolare e dello Sviluppo – CREPS, le Regioni e le Asl.  I risultati della ricerca sono stati presentati ieri al convegno che si è tenuto presso l’ISS.

Abitudini alimentari e nutrizione

È riconosciuta una stretta relazione fra cibo e salute.  Le abitudini alimentari incidono sulla salute della persona e hanno un impatto notevole, sia in positivo che in negativo, nell’arco di tutta la vita.  Poiché concorrono, se sono scorrette,  alla possibilità di sviluppare patologie come cancro, diabete o malattie cardiovascolari, seguendo le raccomandazioni dell’Oms, si cerca di contrastare i rischi facendo prevenzione promuovendo una dieta alimentare e stili di vita sani.
Lo studio ha evidenziato un lieve peggioramento rispetto al rapporto del 2014 sul consumo della colazione. Infatti durante i cinque giorni di scuola settimanali cominciano la giornata a digiuno il 20,7% dei ragazzi di 11 anni, il 26,4% di 13 e il 30,6% di 15, con una prevalenza maggiore nelle ragazze.  Saltare la colazione comporta una minore capacità di concentrazione e favorisce il consumo a metà mattinata di snack, merendine, e cibi cosiddetti “spazzatura”.

Solo un terzo consuma frutta e verdura almeno una volta al giorno. Pane, pasta e riso sono gli alimenti più consumati. Frutta, ortaggi e verdura sono ricchi di acqua, minerali e fibra. Le linee guida nazionali raccomandano il consumo di 5 porzioni giornaliere di frutta e verdura.

Il consumo di bevande zuccherate/gassate è assunto di più dai maschi (almeno una volta al giorno) e dagli undicenni.

Dai dati forniti dagli intervistati il 16,6% tra gli 11 e i 15 anni è in sovrappeso mentre il 3,2% ha problemi di obesità.

Attività fisica e sedentarietà

Attività motoria, salute e qualità di vita sono correlate. Almeno 60 minuti di attività motoria moderata-intensa tutti i giorni viene raccomandato dall’OMS  per i giovani dai 5 ai 17 anni. Dal gioco allo sport alla ricreazione all’educazione fisica a scuola, in casa e nella comunità.  La frequenza è rispettata solo dal 9,5% tra gli 11 e i 15enni e diminuisce con l’aumentare dell’età.
Invece sul versante dei comportamenti sedentari come lo stare davanti al computer, alla televisione, ai videogiochi non oltre due ore al giorno un quarto degli intervistati supera la soglia, tendenza che cresce con l’aumentare dell’età.

Comportamenti a rischio

Nell’adolescenza le relazioni sociali sono influenzate dal gruppo di coetanei e si ha più probabilità di sperimentare comportamenti  che possono compromettere la salute con il consumo di tabacco, alcol, cannabis e sostanze psicoattive. L’abuso è tra i comportamenti a rischio responsabili nella mortalità per incidenti nell’immediato  e di patologie tumorali a distanza di tempo.
Negli ultimi trenta giorni la percentuale dei non fumatori è dell’89% al pari del 2014 che riportava un 88%.
Quel che preoccupa è l’età adolescenziale  in cui si inizia l’uso di sostanze illecite. Nel periodo di 30 giorni  il 16% dei 15enni, i soli a quali è stata posta la domanda, hanno risposto di aver fatto uso di cannabis.
Rispetto al 2014 si evidenzia un aumento del consumo di alcolici (vino, aperitivi, alcopops, birra) tra i giovani, soprattutto con la moda di  binge drinking (+ di 5 bevande alcoliche in un’unica occasione) negli ultimi 12 mesi per entrambi i generi maschi 15enni  per il 43% (38% nel 2014) e femmine per il 37% (30% nel 2014).
Il gioco d’azzardo è campo di ricerca emergente in questi ultimi anni per essere diventato forma di svago fra gli adolescenti, nonostante i divieti previsti per legge, e per i rischi associati a tali comportamenti abitudinari, quali depressione, criminalità. Più di 4 studenti su 10 hanno avuto qualche esperienza di gioco d’azzardo nella vita. I maschi 15enni sono più coinvolti delle loro coetanee, rispettivamente il 62% e il 23%. Dai dati emerge che il 16% presenta il rischio di sviluppare comportamenti del disturbo da gioco d’azzardo, come il furto dei soldi per le scommesse), andamento in crescita rispetto al 2014.

l rapporto tra pari, il contesto scolastico, il bullismo e il cyberbullismo

L’ambiente scolastico rappresenta un contesto di sviluppo privilegiato dove i ragazzi e le ragazze trascorrono  buona parte del tempo quotidiano e possono sviluppare relazioni sociali e apprendere un’educazione alla salute.  L’ambiente familiare è studiato in base alla qualità delle relazioni con i genitori, alla struttura familiare, alla condizione economica.  Si rileva che più del 70% degli intervistati tra gli 11 e i 15 anni parla  molto facilmente con i genitori; più dell’80% dichiara di avere amici con cui condividere momenti belli e brutti  e più del 70% di poter parlare con loro dei propri problemi. Sui compagni di classe più del  60% li considerano gentili e disponibili.  Sugli insegnanti:  il 62,4% ripone in loro  fiducia; la percentuale diminuisce con il crescere dell’età. E quasi l’80% afferma di sentirsi accettato per quello che è.

Il  fenomeno del bullismo è meno sviluppato in Italia rispetto ad altri paesi europei.  Diminuisce con l’aumentare dell’età. Sono il 16,9% degli 11enni  che hanno dichiarato di esserne stati vittima almeno una volta negli ultimi 2 mesi, mentre il 13,7% dei tredicenni e l’8,9% dei quindicenni. Lo stesso per il cyberbullismo:  negli ultimi due mesi coloro che sono stati vittima sono a 11 anni il 10,1%; a 13 anni l’8,5% e a 15 anni il 7%.

L’uso problematico dei social media

Lo studio HBSC ha introdotto una intera sezione dedicata ai social media. Se da un lato l’uso dei social media ha un’impatto positivo ad esempio un maggior supporto sociale, dall’altro può avere risvolti negativi sulla salute psico-fisica dei più giovani quando diventa problematico, ossia con la presenza di almeno 6 dei 9 criteri definiti dalla Scala dei disturbi dei Social Media: ansia di accesso ai social, volontà di passare sempre più tempo online, sintomi di astinenza quando offline, fallimento del controllo del tempo, trascurare altre attività, liti con i genitori dovuto all’uso, problemi con gli altri, mentire ai genitori, usare i social per evadere dai sentimenti negativi. I risultati mostrano che è più frequente tra le ragazze, soprattutto le tredicenni (14,2%).  Il fallimento nel controllo del tempo speso online è sintomo di uso problematico dei social media: si evidenzia di più nelle femmine, il 42,3% ed è direttamente proporzionale con l’aumentare dell’età. Un altro rischio è dato dalla preferenza per le interazioni sociali online rispetto agli incontri tradizionali per parlare dei propri sentimenti: atteggiamento che si riscontra in entrambi i generi di 11 e 13 anni. Un fattore di rischio può essere la comunicazione con persone conosciute su internet per i fenomeni di adescamento di minori: dalle risposte degli intervistati emerge che tale comportamento sia più diffuso tra i ragazzi 15enni e le ragazze 13enni.

(Aggiornamento 2 ottobre 2019)

Redazione Bioetica News Torino