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113 Giugno 2025
Bioetica News Torino

Vatican Longevity Summit Sfidare l'orologio del tempo

In breve

Il 24 marzo scorso si è tenuto a Roma il “Vatican Longevity Summit: scienza, etica e futuro della longevità”. L’evento, realizzato con il sostegno della Pontificia Accademia per la Vita, ha rappresentato, come dichiarato dagli organizzatori, la concretizzazione di un sogno nato l'anno precedente. L'obiettivo del summit era quello di riunire alcune delle menti più brillanti del mondo attorno a una delle domande più profonde dell'umanità: come possiamo vivere più a lungo, in modo più sano e significativo? Si è voluto esplorare la scienza della longevità, riflettere sulla responsabilità etica che ne deriva e plasmare il futuro dell'invecchiamento come un viaggio di dignità, vitalità e speranza.
Il Summit nasce dall’iniziativa del Prof. Padre Alberto Carrara, Presidente dell’Istituto Internazionale di Neurobioetica (IINBE). Nella sua prolusione ha portato ai partecipanti i saluti di Papa Francesco e la sua speranza affinché l’evento possa suscitare una «rinnovata attenzione agli anziani, la cui preziosa testimonianza rappresenta una ricchezza per la Chiesa e per la società».

Il 24 marzo scorso si è tenuto a Roma il “Vatican Longevity Summit: scienza, etica e futuro della longevità”. L’evento, realizzato con il sostegno della Pontificia Accademia per la Vita, ha rappresentato, come dichiarato dagli organizzatori, la concretizzazione di un sogno nato l’anno precedente. L’obiettivo del summit era quello di riunire alcune delle menti più brillanti del mondo attorno a una delle domande più profonde dell’umanità: come possiamo vivere più a lungo, in modo più sano e significativo? Si è voluto esplorare la scienza della longevità, riflettere sulla responsabilità etica che ne deriva e plasmare il futuro dell’invecchiamento come un viaggio di dignità, vitalità e speranza.
Il Summit nasce dall’iniziativa del Prof. Padre Alberto Carrara, Presidente dell’Istituto Internazionale di Neurobioetica (IINBE). Nella sua prolusione ha portato ai partecipanti i saluti di Papa Francesco e la sua speranza affinché l’evento possa suscitare una «rinnovata attenzione agli anziani, la cui preziosa testimonianza rappresenta una ricchezza per la Chiesa e per la società».

L’evento è stato aperto con i saluti istituzionali del Cardinale Pietro Parolin, Segretario di Stato di Sua Santità, che lo ha definito un momento straordinario reso tale dalla presenza di premi Nobel, come il Prof. Shynya Yamanaka, Premio Nobel per la Medicina 2012 e pioniere delle cellule staminali pluripotenti indotte (iPS) e il Prof. Venki Ramakrishnan, Premio Nobel per la Chimica 2009, oltre che da scienziati, esperti e accademici provenienti da tutto il mondo. «La longevità è una delle grandi sfide del nostro tempo», ha sottolineato il Cardinale Parolin, domandandosi: «Cosa significa vivere più a lungo? Qual è il senso profondo di una vita prolungata?». Ha poi evidenziato come la società moderna tenda a considerare la vecchiaia un problema da risolvere, piuttosto che una stagione della vita da valorizzare, e ha auspicato che l’incontro potesse rappresentare l’occasione per riflettere su come la scienza, illuminata dall’etica e dalla sapienza, possa servire la vita e la dignità di ogni persona, offrendo il “grande dono” di una maggiore longevità.

«Oggi non si muore più giovani» ha affermato con enfasi Mons. Vincenzo Paglia, Presidente della Pontificia Accademia per la Vita, nel suo intervento. Ha però commentato amaramente come la vecchiaia, pur essendo una conquista, sia spesso vista come una sconfitta: «i vecchi sono un peso, non producono e sono un costo». Un nuovo “popolo di vecchi” che vive in una terra incognita, abitata da persone delle quali non sappiamo quasi nulla. 
Mons. Paglia ha sottolineato come manchi una visione politica, culturale, sanitaria e spirituale capace di affrontare questa nuova realtà sociale, in cui convivono ormai quattro generazioni: bambini, giovani, adulti e anziani, come in un palazzo di quattro piani. «Ciò che preoccupa – ha proseguito il Presidente della PAV – è che tra i piani di questo palazzo non ci sono né ascensori, né scale. È la tremenda incomunicabilità tra le generazioni». L’individualismo ha spezzato il legame tra le età.
Secondo Mons. Paglia, è necessario costruire una nuova alleanza tra generazioni: gli anziani devono riscoprire il proprio ruolo, non solo invecchiando bene, ma rendendo la vecchiaia un tempo utile per l’intera società.

Nei successivi interventi, gli scienziati hanno illustrato come le biotecnologie e la medicina abbiano reso possibile intervenire su malattie un tempo incurabili. Gli straordinari progressi nella comprensione dei meccanismi biologici dell’invecchiamento hanno aperto la strada a terapie cellulari e farmacologiche innovative. L’aumento dell’aspettativa di vita è da un lato una conquista, ma è anche una sfida che coinvolge società civile, sistema sanitario e qualità della vita degli anziani. L’attuale modello è ancora troppo centrato sulla cura delle malattie, mentre sarebbe necessario un cambiamento orientato maggiormente alla prevenzione, alla promozione della salute e alla gestione attiva dell’invecchiamento.
L’invito, condiviso da tutti i relatori, è stato quello di puntare su corretti stili di vita, diagnosi precoce, medicina personalizzata ed educazione sanitaria come principali strategie realmente comprovate.

Infine, pur non richiamando esplicitamente il sogno transumanista dell’immortalità, gli scienziati hanno tuttavia sollevato preoccupazioni sui possibili rischi etici e sociali legati alle tecnologie avanzate per la longevità: in particolare la potenziale disparità di accesso, le questioni morali legate alla manipolazione della vita e l’impatto sulla struttura e sul rinnovamento della società.
Come ha ricordato Mons. Paglia nella sua introduzione, al di là delle promesse scientifiche, «la fragilità propria della vecchiaia deve diventare occasione di cura reciproca, esempio e insegnamento per tutte le generazioni: siamo tutti fragili e la vecchiaia non è una condanna, ma una responsabilità e una risorsa. È tempo di riconoscerla, proteggerla e valorizzarla».

© Bioetica News Torino, Giugno 2025 - Riproduzione Vietata

Sugli stessi temi: Divenire della Vita, Fragilità