Verso la Cop 26 sul Clima a cominciare dall’incontro con i giovani ambientalisti di tutto il mondo e dal PreCop26
01 Ottobre 2021L’apporto delle giovani generazioni, circa 400 provenienti da ogni parte del mondo convenuti alla tre giorni del #Youth4Climate Driving Ambition, tenutosi a Milano dal 28 al 30, mostra una ferrea, coraggiosa e caparbia determinazione nel costruire in modo responsabile un futuro, il proprio e di tutti, insieme ai decisori politici ambientali e rappresentanti dei Paesi che saranno presenti al Vertice sul Clima COP26, che si svolgerà agli inizi di novembre, dal 31 ottobre al 12 novembre, a Glasgow, in Scozia.
Si esprimono con un linguaggio semplice che va dritto ai problemi, non disdegnano di incalzare i discorsi degli adulti e dei politici nel sollecitarli e ammonirli del loro ritardo nell’agire, anche con uno schietto e stanco rimprovero “bla bla bla”.
Le precedenti 25, si legge in una nota del fridaysforfutureitalia, salvo COP21 con gli Accordi di Parigi, non sono giunte a nulla. Ma proprio nulla, tanto che ad oggi ancora dobbiamo trovare standard in comune per il conteggio della CO2!!
Il loro viaggio in Italia non è una vacanza. Hanno mostrato il loro impegno “istituzionale”: si tratta di giovani selezionati rappresentativi dei diversi Paesi del mondo, interlocutori preparati che hanno affrontato in gruppi di lavoro autonomo le tematiche loro sottoposte su cui si è articolato il dibattito e il confronto, dal quale è scaturito un documento finale. Le loro proposte per arrestare il riscaldamento climatico e per un’educazione culturale alla questione climatica sono arrivate ai tavoli dell’incontro preliminare al Cop26, iniziato giovedì 30 e che si concluderà sabato 2 ottobre, nello stesso Centro congressi milanese MICO. Sono passate dal presidente del Consiglio dei ministri Mario Draghi al primo ministro inglese Boris Johnson al ministro per la transizione ecologica Cingolani al presidente della Cop26 Alok Sharma e ai ministri dell’ambiente di più di 40 Paesi in rappresentanza della comunità internazionale che sarà impegnata a Glasgow per un accordo per la lotta ai cambiamenti climatici dal 1 al 12 novembre.
«La vostra generazione è la più minacciata dai cambiamenti climatici. Avete ragione a chiedere una responsabilizzazione, a chiedere un cambiamento. La transizione ecologica non è una scelta, è una necessità. Abbiamo solo due possibilità. O affrontiamo adesso i costi di questa transizione, o agiamo dopo – il che vorrebbe dire pagare il prezzo molto più alto di un disastro climatico», ha affermato Draghi nella giornata conclusiva dell’incontro con i giovani sul Clima.
Replicando a quei pronunciamenti ripetitivi e poco concreti della politica sintetizzati con il ” bla bla bla” di Greta Thunberg all’assemblea, Draghi prosegue ammettendo: «A volte il “bla bla bla” è solo un modo per nascondere la nostra incapacità di compiere azioni ma quando si portano avanti trasformazioni così grandi bisogna convincere le persone, spiegare che numeri, come l’aumento di 1,5 gradi, non sono qualcosa di creato ad arte ma forniti dalla scienza, e le persone di questo vanno convinte».
Il ministro per la transizione ecologica Cingolani invece in risposta all’altra voce attivista ugandese Vanessa Nakate: «l’impegno dell’Italia è raddoppiare gli aiuti ai Paesi svantaggiati, raggiungendo un miliardo di euro. La consapevolezza, infatti, è che la questione climatica è anche geopolitica e che non si affronta il global warming se non si superano le enormi differenze socio-economiche fra il nord e il sud del mondo. Dobbiamo essere superveloci nel mitigare gli effetti del cambiamento climatico, ma abbastanza lenti per non distruggere posti di lavoro. Non è semplice, è molto difficile. Ed è un compromesso differente da Paese a Paese. Le soluzioni devono essere specifiche per ogni Stato, non c’è una soluzione unica per tutti».
Del suo paese, l’Uganda, e da questo punto di osservazione ha raccontato Vanessa Nakate nel suo discorso all’apertura delle giornate dei giovani sul clima, chiedendo ai paesi ricchi di mantenersi ai patti sugli investimenti di 100 miliardi di dollari nelle aree disagiate del pianeta. Ha presentato il panorama dei migranti a causa del clima, della biodiversità che si va perdendo, delle isole che vengono piano piano inghiottite dall’innalzamento degli oceani e che «l‘Africa è il continente che emette meno gas serra al mondo, dopo l’Antartide: storicamente è responsabile appena del 3% delle emissioni globali, eppure è quella che sta subendo di più la crisi climatica».
Se l’incontro è terminato i giovani ambientalisti tuttavia rimarranno fino al 2 ottobre a manifestare nelle piazze e dinanzi agli edifici istituzionali la loro protesta contro «ogni nuova infrastruttura legata a petrolio, gas e carbone, gli allevamenti intensivi e il greenwashing» per tutto il tempo dei lavori della preCop26 a cui partecipano, ospitati dall’Italia, rappresentanti di circa 40 stati, del Segretariato dell’Unfccc (Conferenza delle Parti della Convenzione quadro delle Nazioni sui cambiamenti climatici), predisenti degli Ordini della Convenzione ed esperti della società civile.
I temi della 26ma Conferenza delle Parti, COP di Glasgow sulle questioni climatiche per la quale l’Onu riunisce le rappresentanze di quasi tutti i Paesi del mondo, presieduta dal Regno Unito in partenariato con l’Italia, sono quattro. L’emissione zero entro il 2050 per limitare l’aumento delle temperature a non oltre la soglia i 1,5 gradi accelerando l’eliminazione graduale del carbone, riducendo la deforestazione, accelerando il passaggio ai veicoli elettrici e spronando ad investire nelle energie rinnovabili. La protezione delle comunità e degli habitat naturali cercando di proteggere e ripristinare gli ecosistemi e ricostruire infrastrutture e un’agricoltura resiliente. Mobilitazione della finanza mettendo a budget almeno 100 miliardi di dollari in finanziamenti per il clima e rendendo disponibili i finanziamenti pubblici e privati per raggiungere l’obiettivo di zero emissioni. Collaborazione e cooperazione per attuare l’Accordo di Parigi del 2015 e affrontare le sfide della crisi climatica con i governi, le imprese e la società civile.
Il documento elaborato dai giovani al Youth for Climate
I messaggi principali presentati dai giovani saranno oggetto di discussione alla PreCop26. Descrivono in sintesi:
- richieste alle nazioni e alle istituzioni di un’urgente partecipazione attiva da parte dei giovani ai processi di decisione, pianificazione, valutazione delle politiche ambientali sul clima; di essere sostenuti a livello finanziario, amministrativo e logistico nel loro impegno nell’indirizzare la loro ambizione ed azioni concrete sul cambiamento climatico; di fondi pubblici e privati per poter sostenere la loro presenza (Martin Rabbia)
- Ripresa sostenibile: Transizione energetica entro il 2030 e tra le priorità efficienza energetica ed energia sostenibile, mantenimento entro la soglia di + 1,5, finanziamento per la capacità di realizzazione, ricerca e condivisione tecnologica per assicurare una transizione con lavori decenti, fornendo un adeguato sostegno alle comunità vulnerabili; rafforzamento dei diversi mezzi di implementazione per essere disponibili per introdurre misure di adattamento a livello locale, resilienza e danno e perdite per raggiungere i gruppi e le regioni più vulnerabili. Il riconoscimento della responsabilità turistica tra gli obiettivi globali sul clima, le vulnerabilità per i paesi dipendenti dal turismo, e la ripresa turismo sostenibile (Ernst Gibson)
- Sostegno alla partecipazione di giovani imprenditori, artisti, agricoltori e atleti, soprattutto da chi proviene dalle economie in difficoltà e dai gruppi emarginati come la popolazione indigena, le minoranze etniche, le persone con disabilità, e di attori non pubblici che attivano pratiche etiche e sostenibili; aumentare la consapevolezza e la trasparenza ambientale negli attori non pubblici; l’eliminazione dell’industria dei combustibili fossili entro il 2030 (Reem Al Saffar).
- Società consapevole ai problemi climatici. Ministeri dell’istruzione e dell’ambiente che saranno presenti alla Cop26 dovranno premere per un un’educazione sui cambiamenti climatici. Creazione di piattaforme e meccanismi di condivisione delle informazioni e delle soluzioni da parte dei decisori verso i giovani e le comunità. Accrescere la consapevolezza dell’adattamento ai cambiamenti climatici, focalizzare la situazione dei rifugiati a causa del clima attraverso media tradizionali e campagne di sensibilizzazione (Marinel Ubaldo)
(aggiornamento 1 ottobre 2021 ore 22.40)