Volatile o intravenosa; anestesie entrambe sicure in cardiologia. Studio di ricerca del San Raffaele con la Città della Scienza di Torino
19 Marzo 2019Alla sessione di apertura del 39° Simposio Internazionale di Cura intensiva e Medicina di emergenza di questa mattina a Brussel, alla prima dei quattro giorni, dal 19 al 22, dopo il benvenuto del presidente Jean Luis Vincent, professore di Medicina di cura intensiva dell’Università di Brussel, il prof. Giovanni Landoni ha condiviso con i partecipanti i risultati della nuova ricerca del gruppo dell’Irccs San Raffaele coadiuvato da Città della Scienza e della Salute di Torino su Anestesia volatile versus totale intravenosa, accanto ad altri colleghi sul palco, dalla Finlandia M. Castren e dal Canada L. Morrison, dalla Francia JP. Frat, dal Regno Unito J. Nolan e M. Komorowski che hanno presentato anch’essi i loro diversi lavori scientifici.
Presso 36 centri e 13 Paesi la ricerca clinica, pubblicata sulla rivista scientifica The New England Journal of Medicine oggi 19 marzo, coordinata da medici e ricercatori del Irccs Ospedale San Raffaele di Milano, coadiuvata da Città della Scienza e Salute di Torino, e in collaborazione con ospedali da diverse parti del mondo, dal Brasile all’Arabia Saudita alla Russia, ha presentato le differenze nelle conseguenze cliniche che esistono fra due tipi di anestesia, quella volatile e quella intravenosa, riguardo alla sicurezza nelle operazioni cardiochirurgiche. Ha messo in evidenza, con uno studio di tipo randomizzato condotto su 5400 pazienti, suddivisi in due gruppi, sottoposti a bypass aortocoronarico e trattati ciascuno con le due diverse anestesie, che non vi sono «alcuna differenza significativa nelle conseguenze cliniche post-operazione». Insomma, «anestesia volatile e intravenosa sono, quindi, ugualmente sicure», afferma – in una nota del San Raffaele www.hsr.it – Giovanni Landoni, referente di Ricerca Clinica in Anestesia e Rianimazione Chirurgica del San Raffaele e primo nome dello studio. Infatti, a differenza di quanto svolto finora dalle ricerche pre-cliniche e meta-analisi nel corso degli anni suggerendo gli interventi al cuore con l’anestesia inalatoria per gli effetti farmacologici positivi che riportava come la riduzione di infarto miocardico, tale ricerca ha effettuato per la prima volta degli studi clinici consistenti sulle conseguenze di entrambi. Una ricerca, per ridurre la mortalità nella chirurgia cardiaca, che è iniziata nel 2014 ed è stata portata avanti fino al 2017 con il reclutamento dei pazienti e poi successivamente fino al settembre 2018 con il monitoraggio dei pazienti ad un anno riguardo la mortalità e le reazioni avverse. La scelta del tipo di intervento, bypass aortocoronarico, è, tra l’altro, uno dei più frequenti, che conta circa un milione all’anno, permettendo così, come aggiunge Landoni, di poter vedere gli effetti dell’anestesia. Nel trail si sono ottenute informazioni – come riporta il Journal of Medicine – su eventi avversi “prespecified”, includendo gli esiti avversi cerebrali (infarto, delirium o disfunzione cognitivo postoperatorio), danno acuto ai reni, ricevimento di una terapia sostitutiva renale, revisione chirurgica per emorragia, ricevimento di un supporto inotropico ad alta dose, ricevimento di un supporto circolatorio meccanico. Mentre riguardo agli effetti avversi correlati al dopo anestesia: reazione allergica (provata o sospetta) ad agenti anestetici, sindrome di infusione da propofol e ipertermia maligna.
Si tratta di uno “studio indipendente e collaborativo”, con numerosi medici e ricercatori, come si evidenzia nell’articolo sul The N.E.J. of M., promosso e realizzato grazie ai finanziamenti ricevuti dal Ministero della Salute. Il coordinamento è stato diretto dal prof. Landoni, assieme al prof. Alberto Zangrillo, referente Aree Cliniche del San Raffaele e professore ordinario all’Università Vita-Salute San Raffaele, al prof. Luca Brazzi direttore Anestesia e Rianimazione universitaria ospedale Molinette – Città della Salute e altri.
Il risultato porta con sé non solo soddisfazione per quanto si è riusciti ad affermare ma anche perché comporterà una riduzione di spesa per l’anestesia che, a seconda del costo che essa avrà in ciascun Paese del mondo, potrà essere scelta caso per caso rassicurando sia medici sia pazienti, come vuole sottolineare il prof. Alberto Zangrillo.