Il Corso di Bioetica Avanzata del Master universitario in Bioetica della Facoltà Teologica di Torino (centrodibioeticadiocesi.torino.it) rivolto a chi ha già una base di competenza in bioetica, mette a tema ambiti delicati.
Delicati perché emergenti, se non in generale almeno in Italia come nel caso dell’approccio narrativo in medicina.
Delicati perché la scienza, sotto la spinta di tecnologie d’avanguardia, sembra snaturarsi.
Delicati perché al loro interno è più difficile distinguere aspetti positivi e aspetti negativi come si riscontra nel settore delle biotecnologie.
Non senza motivo, infatti, il modulo di apertura ha per oggetto le biotecnologie e il loro impatto nei suoi differenti ambiti: umano, alimentare, ambientale.
«Uomo bionico e Uomo artificiale», tema della prima giornata, rappresenta una questione emergente, delicata e affascinante perché già materia di film e racconti di fantascienza, e, in un certo senso, non pienamente emersa nel suo nocciolo duro nella comunicazione mediatica.
In realtà il termine bionico è molto usato nei mass media: retina, braccio, gamba bionica, sono utilizzati in forma piuttosto spettacolare forse per sottolinearne l’aspetto positivo(1) Certamente, rispetto all’occhiale che pure aiuta a superare molti limiti della vista, la retina bionica può far tornare a vedere persone cieche e questo è senza dubbio una conquista di non poco conto. Così gli arti di carbonio che permettono a Pistorius, atleta sudafricano ormai famoso, di correre alle Olimpiadi di Londra 2012(2) con gli atleti normodotati.
Non solo, ma tutta la diatriba che ha accompagnato la sua richiesta fin dai giochi di Pechino 2008 ha finito per rimettere in discussione la natura stessa di handicap: essere privo di gamba dal ginocchio in giù è limite negativo, svantaggio, o valenza positiva? E che dire dei robot che viaggiano nel corpo umano, come spesso leggiamo nei titoli, e grazie ai quali la nanomedicina(3) e la nanochirurgia si fanno sempre meno invasive?
Dunque, bene la medicina che rimodella l’uomo e l’aiuta a recuperare funzioni che incidenti o patologie gli hanno sottratto. Bene la medicina che ricerca strumenti di diagnosi e terapia via via meno invasivi, ma è proprio la sua profonda innovazione tecno-scientifica che la obbliga a tener sempre desti attenzione e discernimento verso la complessità delle nuove frontiere.
Sugli aspetti ambigui e problematici dell’“uomo bionico” e sul rischio di un’accoglienza acritica/irriflessa del novum implicito nell’atto clinico si è soffermata M. Lombardi Ricci (autrice dell’articolo, che ha già dedicato a questo tema il libro Il cantiere della vita. Risvolti culturali delle biotecnologie (pref. mons. E. Sgreccia), Pardes Edizioni, Bologna 2006, pp. 177 [n.d.r.]). La riflessione ha sottolineato l’importanza del convergere di quattro tecnologie: nanoscienze, biotecnologie, informatica, scienze cognitive (BNIC) che unitamente al confluire di genetica/genomica, robotica, nanotecnologie (la GNR Revolution) porterà un potenziamento dell’essere umano. Tra gli obiettivi l’abolizione di alcune frontiere millenarie entro cui abbiamo letto il mondo nel quale siamo inseriti, per esempio lo scarto uomo-macchina. Infatti, si studia la possibilità di aumentare la capacità cognitiva del cervello come pure di ottenere un allungamento della vita grazie all’intreccio biologia-silicio, fino all’avveniristico sogno della dematerializzazione della realtà.
Rivoluzione, dunque, non solo scientifica ma culturale. Infatti, essa è anche la risposta alla domanda di senso a cui l’uomo non si può sottrarre: chi è l’uomo? Com’è possibile la vita? La risposta data dal nuovo pensiero è di tipo ingegneristico ed è il presupposto fondativo che ha reso possibile lavorare all’avvento di un’era postumana: ciò che distingue il materiale prezioso come il diamante da uno vile, così come ciò che distingue un tessuto organico sano da uno malato è unicamente la disposizione degli atomi. Da tale prospettiva, malattia e vecchiaia non sono altro che una forma erronea di disposizione di atomi, che si può modificare se si posseggono conoscenze e strumenti adeguati.
Questa concezione rivoluziona le fondamenta di una cultura e un mondo di valori che si fondava sul concetto di natura umana come nucleo biologico tipico dell’essere umano e quindi inviolabile. Sul concetto di dignità umana ontologicamente fondata. Concetti condivisi fino a diventare la base delle teorie politiche del contratto sociale, della democrazia.
A questa visione si sta sostituendo, passo dopo passo e impercettibilmente, l’interpretazione cibernetica secondo la quale l’uomo è costituito da un fascio di informazioni e nulla più. Giustamente, il filosofo Serres osserva che il capovolgimento dei fondamenti culturali è talmente vasto da significare l’uscita dall’età del neolitico, periodo storico che aveva alla base il convincimento del valore ontologico dell’essere umano e che è approdato alla Dichiarazione universale dei Diritti dell’Uomo.
La rivoluzione è totale, tanto che manca la parola per dire il nuovo che comincia a delinearsi. E se dare il nome significa collocare la novità/cambiamento nel mondo conosciuto, la difficoltà di parola che l’uso del linguaggio denota è segno della nostra entrata in un mondo diverso che oggi appare ancora sconosciuto. Se la bioetica vuol continuare ad essere sapienza e ponte, capacità di dialogo tra saperi tecno-scientifici e saperi antropologici è questo l’ambito e il momento storico in cui è chiamata a realizzare il suo compito epistemologico.
La dimensione antropologica della rivoluzione tecno-scientifica e culturale è stata messa a fuoco da Gonzalo Miranda, decano Facoltà di Bioetica presso l’Ateneo «Regina Apostolorum» di Roma. L’homo sapiens è anche homo technicus, la capacità di costruire attrezzi per adattarsi all’ambiente e rispondere alle proprie esigenze è un’importante caratteristica che lo distingue dagli altri viventi animali. Ma, se l’essere umano si sente spesso (o vorrebbe sentirsi) non fragile, ma al contrario potente, e a volte onnipotente, l’abuso delle sue capacità tecniche può oscurare la sua sapienza.
Interessanti le riflessioni intorno alle capacità possedute dall’uomo per manipolare la realtà attraverso soprattutto lo sviluppo della tecnologia (potenza), considerando al tempo stesso i limiti di quelle capacità (impotenza) e la tentazione spesso incombente di cercare di superarli attraverso atteggiamenti e comportamenti smisurati (prepotenza) che alla fine si svelano un’ulteriore dimostrazione dei propri limiti. Forse questa può essere la via per ritrovare le parole per dire l’umanità dell’uomo.
Sitografia
(1) Lombardi Ricci M., La questione antropologica dal cantastorie ai mass media. L’importante ruolo del giornalismo in ambito bioetico, «Bioetica News Torino. Rivista del Centro Cattolico di Bioetica-Arcidiocesi di Torino», ottobre 2012, in https://www.bioeticanews.it/2012/10/mass-media-e-bioetica-giornalismo-e-bioetica/. L’autrice fa riferimento ad alcuni titoli choc pubblicati sui giornali: per la retina cfr. Raffa Marco, La super-retina per occhi bionici, «La Stampa.it», 27 Luglio 2006, in http://www.lastampa.it/2006/07/27/tecnologia/la-super-retina-per-occhi-bionici-nAkCyewitDFpmhu4zsQSiN/pagina.html; per braccio e arti bionici cfr. Ecco Claudia, la donna bionica, «La Repubblica.it», in http://www.repubblica.it/2006/05/gallerie/scienzaetecnologia/donna-bionica/1.html
(2) Strada M., Londra 2012, Pistorius sarà in gara. Infranto il tabù dei paralimpici nell’atletica, «Corriere della Sera.it», 4 luglio 2012, in http://www.corriere.it/sport/12_luglio_04/londra-2012-pistorius-staffetta-sudafricana-primo-paralimpico_515360a2-c5dc-11e1-9f5e-4e0a5c042ce0.shtml
(3 Martinella V., “Nanomedicina”: tecnologie per combattere I tumori, «Corriere della Sera.it», 17 settembre 2012, in http://www.corriere.it/salute/sportello_cancro/12_settembre_17/nanotecnologia-venezia-tumori_2b48e612-00a0-11e2-821a-b818e71d5e27.shtml
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