Dal Parlamento UE: l’aborto tra la “Carta dei diritti umani”
07 Luglio 2022Già alcuni giorni prima della decisione espressa dalla Corte Suprema degli Usa, rilasciata il 24 giugno scorso, di lasciare alla volontà dei singoli stati la libertà di regolamentare o vietare l’aborto, ritenendolo “una questione morale profonda su cui gli Americani hanno visioni fortemente conflittuali”, e non attribuendole più la legalizzazione concessa dal 1973 a livello federale con la precedente sentenza Roe versus Wade attualmente messa in discussione in quanto nella Costituzione non ve ne è traccia di tale diritto, in data 9 giugno, in previsione di tale sentenza il Parlamento europeo discusse la possibile minaccia del divieto dell’aborto nel mondo e della possibile revoca della decisione della Corte statunitense.
Su tre proposte ne fu accettata una. In questa veniva richiesto alla Commissione Ue di sostenere «l’accesso universale alla salute sessuale e riproduttiva e ai relativi diritti nel quadro del programma Ue per la salute per il periodo 2021-2027 e presentava anche diversi punti critici. Il testo approvato, non legislativo, della risoluzione Ue (2022/2665 – RSP) ebbe 364 voti favorevoli, 154 contrari e 37 astensioni. Alcune criticità riguardavano:
– la preoccupazione che «13 Stati hanno già adottato le cosiddette leggi “ad innesco” che mettono fuori legge l’aborto, intese a vietare o limitare immediatamente l’accesso all’aborto in caso di annullamento della sentenza Roe v. Wade; che 26 Stati, compresi i 13 summenzionati, limiteranno o vieteranno l’aborto, senza alcun dubbio o con ogni probabilità, in caso di revoca della tutela costituzionale, in quanto altri Stati potrebbero tentare di ripristinare le normative approvate prima del 1973, come Michigan, Wisconsin e Virginia occidentale, o di introdurre restrizioni all’aborto di recente approvazione che sono state bloccate dai tribunali, come Alabama, Georgia, Iowa, Ohio e Carolina meridionale»;
– di fatto l’esistenza di quasi 500 leggi degli Stati limitanti l’accesso dal 2011;
– la considerazione sulla stima di un aumento del 21% dei decessi materni in Usa dovuti ad aborti non sicuri dopo il secondo anno di ingresso del divieto; sulla possibilità «di inversione del calo dei tassi di gravidanza in età adolescenziale negli Usa e che le madri adolescenti hanno maggiori probabilità di interrompere gli studi e di essere esposte alla disoccupazione, aggravando il circolo vizioso della povertà»;
– la necessità che «l’Ue e i suoi stati membri difendano la salute sessuale e riproduttiva e i relativi diritti e mettano in rilievo il fatto che i diritti delle donne sono inalienabili e non possono essere aboliti o indeboliti» temendo «che la revoca della decisione Roe v. Wade potrebbe incoraggiare il movimento antiabortista nell’Unione Europea».
Nella fitta agenda degli appuntamenti di discussione a Strasburgo nella sessione plenaria del Parlamento che si è tenuto dal 4 al 7 luglio, spiccava il dibattito sulla depenalizzazione dell’aborto negli Usa e la protezione sul diritto legale e sicuro all’aborto delle donne in UE, tra diverse tematiche affrontate, come la proposta di attività nucleari e del gas tra le attività economiche sostenibili, la tutela degli utenti nell’uso dei servizi digitali e sul mercato digitale, sulla gestione della siccità e ondate di calore in UE, sulla sicurezza alimentare nei paesi in via di sviluppo a seguito della guerra russo-ucraina, spiccava la discussione sulla condanna richiesta la richiesta di inserire l’aborto nella Carta dei diritti fondamentali.
Dopo la discussione il testo viene approvato in plenaria questa volta con 324 voti favorevoli,155 contrari e 38 astensioni.
Articolato in 15 punti la risoluzione riconferma la condanna della «regressione in materia di diritti delle donne e di salute sessuale e riproduttiva a livello mondiale, anche negli Stati Uniti e in alcuni Stati membri dell’Ue», ricordando che «la salute sessuale e riproduttiva e i relativi diritti sono diritti umani fondamentali che dovrebbero essere tutelati e rafforzati, e non possono in alcun modo essere indeboliti o revocati» e propone la modifica della Carta dei diritti fondamentali aggiungendovi l’articolo 7 bis “diritto all’aborto, ogni persona ha diritto all’aborto sicuro e legale” e la relativa revisione dei trattati. E chiede di organizzare in Usa l’invio di delegazioni parlamentari Ue a Washington per valutare l’impatto, sollecitare la questione della depenalizzazione e sostenere le ong per i diritti delle donne.
Gli altri punti sono:
- la richiesta di approvazione di un “progetto di legge per la tutela dell’aborto a livello federale da parte del Congresso degli Usa”
- la considerazione del divieto all’aborto una “violazione dei diritti umani e una forma di violenza di genere” in quanto colpiscono “in modo sproporzionato le donne in condizioni di povertà, in particolare le donne che sono vittime di discriminazioni razziali, comprese le donne nere, le donne ispaniche e indigene, nonché le donne provenienti dalle zone rurali, le persone LGBTIQ, le donne con disabilità, le adolescenti, le donne migranti, comprese le migranti irregolari, e le famiglie monoparentali con un capofamiglia donna”; poi “a causa di ostacoli finanziari o logistici, non possono permettersi di recarsi in cliniche per la salute riproduttiva di Stati o paesi vicini, corrono maggiori rischi di subire procedure non sicure e potenzialmente letali, e di essere costrette a portare a termine la gravidanza contro la propria volontà”
- il bisogno di attivare la protezione dei dati da parte del governo degli Usa anche “bloccando il tracciamento comportamentale, rafforzando le politiche di cancellazione dei dati” e “garantendo agli utenti di essere informati quando i loro dati sono ricercati”
- la “priorità alla lotta contro la violenza sessuale e a un’educazione sessuale e relazionale che sia universale, completa, consona all’età e basata sui dati concreti, a una gamma di metodi contraccettivi e relative forniture di alta qualità, accessibili, sicuri, a prezzi abbordabili e ove opportuno, gratuiti, nonché alla consulenza in materia di pianificazione familiare e ai servizi sanitari”; l’importanza del ruolo delle Ong nella fornitura di servizi e sostegno alla salute sessuale e riproduttiva
- l’impegno politico nella difesa di chi è dalla parte del progresso della salute sessuale e riproduttiva (difensori dei diritti umani e prestatori di assistenza sanitaria)
- la preoccupazione per il flusso di denaro circolante per “finanziare gruppi anti-genere e antiscelta nel mondo anche in Europa”
- il riconoscimento giuridico dell’aborto e la difesa del diritto all’aborto sicuro e legale e altri diritti in materia di salute sessuale e riproduttiva da parte dell’UE e dei suoi stati membri e all’inclusione nella Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo
- la condanna delle ” restrizioni giuridiche, finanziarie, sociali e pratiche di alcuni stati membri” che impediscono a molte donne nell’Ue all’accesso ai servizi di aborto
- l’invito deggli stati membri ad abbattere gli ostacoli all’aborto sicuro e legale, all’accesso alla salute sessuale e riproduttiva e a garantire servizi alla contraccezione e adatti ai giovani, alla prevenzione e al sostegno nella lotta all’Hiv.
(aggiornamento 07 luglio ore 23.57)