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60 Agosto 2019
Speciale Giovani, alimentazione e salute

Editoriale

Gent.li Lettrici e Lettori,

Nell’Agenda degli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile delle Nazioni Unite per il  2030 per lo sradicamento della fame nel mondo, fame che nel 2018 è stata vissuta da 860 milioni di persone, soprattutto nei Paesi dell’Africa sub sahariana e dell’Asia sud orientale, si pone l’accento sul diritto non a un generico cibo disponibile ma di qualità, «a sistemi alimentari riorientati a fornire ciascuno cibo salutare, ovvero necessario per una vita sana», spiega la Fao in «Challenges and opportunity in a Global World» (2019). Prevede che l’obesità in futuro supererà il numero delle persone che soffrono la fame: si contano oggi  più di 2 miliardi di persone in sovrappeso, di cui 670 milioni sono già affette da obesità. E già così in America Latina e nei Caraibi. Obesità e deficienze di micronutrienti come zinco, vitamina A, ferro, iodio − sottolinea José Graziano da Silva, allora Direttore generale FAO in «Challenges»  −  sono presenti prevalentemente in popolazioni in cui è alto il  consumo di diete povere in qualità, basate soprattutto su cibi trasformati industrialmente privi di valore nutrizionale e ricchi di grassi saturi, zuccheri raffinati, sale e additivi chimici.
La produzione di un cibo sano richiede cura della terra e del pianeta in cui si vive, «oceani sani, terre e semenze, come pure pratiche agricole sostenibili», nel rispetto per la natura che gli stessi effetti devastanti dei cambiamenti climatici di questi ultimi anni a cui stiamo assistendo ci impongono chiaramente, e di pari passo con politiche economiche e sociali sostenibili per garantire una vita dignitosa a tutti e la salvaguardia dell’umanità.

Quello al cibo è un diritto le cui fondamenta vengono poste nel 1948 con la Dichiarazione universale dei Diritti umani.  Al Summit mondiale «Plan of Action» del 1996 la Dichiarazione Mondiale di Roma pone l’attenzione alla sicurezza alimentare, alla nutrizione, all’accesso per tutti in coerenza con «il diritto ad un cibo adeguato e il fondamentale diritto di ognuno di essere libero dalla fame», decisioni cardini riprese ancora nel 2014 nella Seconda Conferenza internazionale ICN2 sulla Nutrizione.

Un accorato appello per essere aperti all’ascolto e alla compassione verso i fratelli più poveri è  giunto da Papa Francesco all’udienza ai partecipanti della 41masessione della FAO tenutasi il 27 giugno scorso in Città del Vaticano: «La mancanza di cibo e di acqua non è una questione interna ed esclusiva dei paesi poveri e fragili ma riguarda ognuno di noi, perché tutti, con il nostro atteggiamento, partecipiamo in un modo o nell’altro, favorendo o frenando la sofferenza di molti nostri fratelli».

Alimentazione e salute sono intrinsecamente associati. Studi scientifici dimostrano l’importanza di un’educazione alla cultura alimentare. Con una alimentazione sana e stili di vita salutari, seguendo i consigli di organismi del mondo della salute ed alimentari nazionali e internazionali come l’OMS e la FAO e di esperti si possono prevenire molte patologie cardiovascolari, oncologiche, neurodegenerative e il diabete mellito o tipo 2. Quest’ultima è la “malattia” del secolo che comporta gravi complicanze lungo il percorso ed è tra le dieci cause di morte al mondo (1.6 milioni nel 2016), è  correlata all’obesità e  crescerà in modo esponenziale negli anni a venire se non si cercherà di arginarla.

Il cibo racconta la storia, la cultura, le tradizioni, religiose e popolari, di un popolo. I tempi ne possono condizionare  il rapporto come ad esempio una guerra, una carestia, un’economia in crisi o in pieno sviluppo, e anche la globalizzazione e il consumismo. Si arricchisce  con l’intrecciarsi di relazioni sociali con persone e popoli appartenenti a culture diverse, muta con l’affermarsi di tendenze in cucina come il vegetarismo, a km zero, il fast food, lo slow food, la dieta mediterranea o nella moda per una bellezza idealizzata, il proliferare di diete, la disponibilità di reddito.

In questo numero monografico ci si propone di trattare il tema dell’alimentazione non solo in termini di prevenzione ma anche far riflettere sull’acquisizione o sulla riconformazione a uno stile di vita che metta al centro la salute e la qualità della vita recuperando il valore culturale del rapporto umano con l’alimentazione,  attraverso una lettura  antropologica, sociologica, teologica, medico-scientifica e di esperti di scienze dell’alimentazione; un’alimentazione che sia  sana, sostenibile, adeguata, sicura, riscopra il gusto, gli antichi saperi e la piacevolezza della convivialità a cui si uniscano stili di vita salutari.

Contiene i contributi del Corso di Aggiornamento per i docenti di Religione Cattolica delle Scuole di ogni ordine e grado organizzato dal Centro Cattolico di Bioetica – Arcidiocesi di Torino, in collaborazione con l’Ufficio Diocesano Scuola e l’UCIIM Regione Piemonte  sul tema «L’uomo è ciò che mangia? Giovani, alimentazione e salute», tenutosi quest’anno in  Facoltà Teologica dell’Italia Settentrionale di Torino.

Pubblichiamo gli  interventi della  prof.ssa Clara Di Mezza, direttrice e moderatrice di tale Corso, Teologo morale e Docente presso la  Facoltà Teologica di Torino, ringraziandola  vivamente  per la preziosa collaborazione assieme agli Autori per la loro disponibilità; del dottor  Roberto Francesco Scalon, Docente di Sociologia dei Processi Culturali presso l’Università degli Studi di Torino; della  dottoressa Amina Ciampella Tecnologo Alimentare, presidente Associazione «Cultural Frame of Food» nonché docente Master in Alimentazione e Dietetica Applicata all’Università di Milano Bicocca; del  professor Giuseppe Zeppegno Docente di Ricerca in Morale e Bioetica e direttore del Ciclo di Specializzazione in Teologia Morale Sociale della Facoltà Teologica di Torino; del dottore Andrea Pezzana Direttore S.C. (f.f.) Dietetica e Nutrizione Clinica ASL Città di Torino e  Docente di Nutrizione e Prevenzione del Corso di Laurea in Dietistica presso Dipartimento di Scienze Mediche – Università degli Studi di Torino; infine del dottore Carlo Alberto Raucci Direttore S.C. di Oncologia del Presidio Ospedaliero Cottolengo di Torino.

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