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Corte costituzionale: no alla richiesta della donna di intervenire nel processo di riconoscimento della genitorialità della coppia di uomini per l’estraneità del vincolo genitoriale

04 Dicembre 2020

Alla donna, madre gestionale di un bambino nato in Canada, e lì riconosciuto legalmente, mediante la procreazione medicalmente assistita di tipo eterologa, che chiedeva di intervenire in giudizio per poter riconoscere in Italia la sua estraneità da ogni vincolo genitoriale con il bambino e l’inesistenza di ogni obbligo nei suoi confronti la Corte Costituzionale ha rigettato la sua richiesta. È la decisione presa ieri in Camera di Consiglio, di cui viene dato un annuncio tramite la nota stampa della Corte mentre si attenderà il deposito del pronunciamento nelle prossime settimane.

La Corte canadese riconosce la coppia di uomini italiani uniti civilmente come genitori del bambino che è stato partorito dalla donna, con un accordo di maternità surrogata, per la cui gravidanza si è ricorso all’ovodonazione anonima con il trasferimento nell’utero l’ovocita fecondato dai gameti di uno dei due uomini.

L’Alta Corte italiana è ora impegnata nel ricorso della coppia di due uomini che chiedono «il riconoscimento del provvedimento canadese che designa anche il “padre intenzionale” come secondo genitore del minore». E su tale riconoscimento Corte ha sollevato la questione di legittimità costituzionale a causa del contrasto con la normativa italiana.

L’inammissibilità per la legge italiana della donna a intervenire, non avendo parte nel processo, viene così spiegata che possono intervenire «oltre a chi sia già parte del giudizio a quo e al Presidente del Consiglio dei ministri, soltanto coloro che siano “titolari di un interesse qualificato, inerente in modo diretto e immediato al rapporto dedotto in giudizio». In questo caso in giudizio vi è unicamente la posizione giuridica dei due uomini verso il bambino e «ciò non può produrre effetti giuridici immediati nei confronti della donna».

Redazione Bioetica News Torino
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