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101 Gennaio-Febbraio 2024
Bioetica News Torino

Scienza e tecnica: quale potere?

Quinto incontro del Corso Specialistico di Bioetica Avanzata XV Edizione, 20 gennaio 2024

Giornata di studio intensa, appassionante e partecipatissima (sia in presenza che in modalità  in remoto) quella del 30 gennaio 2024, nell’ambito della quindicesima edizione del Corso Specialistico di Bioetica Avanzata. Tematica dell’anno “Dagli albori della civiltà al metaverso: L’avventura umana alla luce della bioetica”.

In questo quinto incontro si è discusso di un tema centrale della modernità “Scienza e tecnica: quale potere?”, che tocca diversi aspetti della nostra vita quotidiana e che ha risvolti problematici quando entra nell’ambito delle scienze e delle professioni per la salute e per la vita.

Dopo l’intervento della dottoressa Sinibaldi, Segreteria del Master Universitario in Bioetica, che ha avuto modo di presentare l’interessante corso AMCI “Essere e restare umani. La persona di fronte alle sfide della scienza e della tecnica” (clicca qui per maggiori informazioni), il moderatore, prof. Santo Lepore (ingegnere e teologo morale) ha aperto le danze facendo notare agli astanti di come nei tempi recenti, la filosofia si sia interessata sempre di più sia al campo delle neuroscienze sia a quello delle nuove tecnologie e di come, questi due ultimi campi necessitano di una riflessione e di una regolamentazione etica a monte prima di una qualsiasi forma di ipostatizzazione pratica.

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Concetti come quelli di privacy, equità ed etica pongono profondi interrogativi in tutti coloro che operano nel campo delle ormai onnipresenti nuove tecnologie. Il funzionamento di queste ultime deve per forza essere concepito, sviluppato e diffuso mantenendo un approccio squisitamente multidisciplinare dove, al saper fare tecnico deve seguire un approccio basato sulle scienze umane (filosofia e teologia in primis), onde collocare le stesse in un orizzonte di senso che abbia come unico denominatore l’umano in quanto tale.

Il primo intervento della mattinata è affidato al professor Pier Paolo Simonini, docente di Teologia Morale presso l’Issr di Torino. Avatar digitali, presenze virtuali nel metaverso, decorporeizzazione, profili digitali. Cosa succede se tali strumenti irrompono (come è d’altronde già avvenuto) nella pratica sanitaria? Basti pensare ai fascicoli sanitari digitali, i cui dati, se incrociati e analizzati, potrebbero essere forieri di probabili nuove malattie che potrebbero avvenire. Siamo all’origine di una medicina personalizzata e preventiva?

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E’ chiaro che in uno scenario del genere si senta il bisogno di un quadro etico di riferimento, ed essendo l’etica sempre provocata da una situazione, di stampo prettamente dialogico, dove una o più coscienze devono rivolgersi ed esprimersi vero un fare pratico, tecnico per giungere a delle conclusioni. Ma, continua il prof. Simonini, è possibile continuare a parlare oggi di una morale universale e condivisa, nei confronti della quale è possibile confrontarsi per capire cosa è giusto o sbagliato? Chi decide oggi cosa sia il bene? Senza un orizzonte trascendente, la situazione diventa alquanto complicata.

Oggi spesso, precisa il professore, si tende a confondere due termini: tecnica e tecnologia. Il primo, si rifà a quel complesso di artefatti progettati dall’uomo col fine di migliorare il suo adattamento all’ambiente. In pratica, si riferisce agli strumenti. Il secondo, tecnologia, si riferisce al sapere generato dagli strumenti e l’immaginario legato al suo utilizzo Tale termine è anche riferibile ad un sapere generato dalla tecnica stessa, cosa che apre a scenari inattesi e ancora non del tutto esplorati o esplorabili. E’ ovvio che la domanda morale nasce in un contesto di logos, come è esplicito nella seconda parte del termine tecnologia, ma ad oggi, visti gli interessi (pragmatici, ideologici, economici e utilitaristici), sembra proprio che tra le due dimensioni non ci sia affatto dialogo.

Circa il rapporto tra tecnica e potere, viene suggerito di non cadere né in una forma di tecnolatria né in una forma oramai anacronistica di tecnofobia, ma di volgersi verso un uso e uno sviluppo responsabile, sostenibile dove l’umano resti sempre al centro, non dimenticando che in quanto strumento creato dall’uomo e per l’uomo, la tecnologia non dovrebbe mai trovarsi nella situazione di sviluppare una qualsiasi forma di autonomia che intacchi, appunto, l’autonomia dell’uomo.

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Il secondo intervento della mattinata è affidato alla prof.ssa Monica Abbona, Teologo Morale. Il suo intervento inizia citando la bella frase di Aldo Palazzeschi: “Lo zaino più pesante che le spalle umane possono reggere sul loro cammino è quello di un’anima”. Ed è in quello zaino che ogni individuo deve attingere per poter costruire un discorso etico degno di quel nome.

Tra scienza e tecnica subentra un terzo elemento: il potere. Si tratta di un’arma a doppio taglio. Il termine potere, se preso come verbo si presenta da solo, verbo servile, che serve all’infinito. Se usato come sostantivo, il potere sembra altro o forse l’insieme del poter fare, del poter dire e del poter essere, o del potere come figlio del desiderio?  Ma quale tipo di desiderio in un’epoca in cui le stelle verso cui tenta di muoversi l’etimologia della parola appaiono sempre più lontane e con una luce sempre più tenue?

Il futuro corre slanciato verso di noi e spesso ci trova inermi di fronte alle novità e alle rivoluzioni che, a partire dalla quarta rivoluzione, così come descrittaci da Floridi nel suo celebre testo, continua a rivoluzionare, giorno dopo giorno il nostro modo di essere al mondo.

Un’indicazione, conclude la professoressa Abbona, può essere presa da Baumann: proporre un cammino a ritroso, verso le eredità del passato ma che al contempo contempla un andare avanti ma guardandosi anche indietro. In pratica, prendere dal passato gli occhi per poter guardare al futuro. Solo facendo così, ossia riportando le nuove tecnologie nell’orizzonte di senso (che oggi è lacunoso se non addirittura assente) non si perderà l’uomo.

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