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54 Gennaio Febbraio 2019
Speciale Aborto e legge 194: Una riflessione dopo 40 anni

«Aborto e legge 194: una riflessione dopo 40 anni». Introduzione

prof. Giorgio Palestro, Presidente del Centro Cattolico di Bioetica - Arcidiocesi di Torino, Convegno Un Welfare sostenibile per anziani fragili, Facoltà Teologica Torino 16 giugno 2018  Foto A. D'Angelo
Prof. Giorgio Palestro, Presidente del Centro Cattolico di Bioetica – Arcidiocesi di Torino © A. D’Angelo

Il tema intende analizzare i cambiamenti e le trasformazioni avvenute in ambito sociale e sanitario, nel corso dei quarant’anni trascorsi dalla promulgazione della legge 194. Esso presenta importanti risvolti sia sotto il profilo bioetico sia sul piano prettamente civile. Quest’ultimo aspetto ha giocato un ruolo assolutamente dominante nel favorire l’approvazione della legge. L’aspetto bioetico ha la sua base nella razionalità metafisico-antropologica che mette in primo piano la difesa della vita.

Quarant’anni fa erano ancora approssimative le conoscenze di quei fenomeni biologici che hanno poi dimostrato che il valore ontologico dell’embrione non è dissociabile da quello di “persona” del soggetto “nato”. La stretta analogia rende quindi anche l’aborto volontario una norma omicida e contro natura.

Sotto il profilo civile, si sono invece incrociati e sommati diversi fattori:
1.  la tutela sociale dell’accesso all’interruzione della gravidanza, che cessava di essere un reato, per di più consumato negli scantinati o in ambulatori improvvisati;
2. la promulgazione di una legge, considerata di civiltà e di diritto, che, in realtà, corrispondeva alle aspettative di molti, soprattutto al “diritto delle donne all’autodeterminazione”.

Da sinistra il magistrato Giuseppe ANZANI e il prof. Enrico LARGHERO, medico – teologo, Centro Cattolico di Bioetica Arcidiocesi di Torino. Convegno Aborto e legge 194, Facoltà Teologica Torino ©G.M.BOERO

Senonché, è venuto, in gran parte, a mancare un altro elemento che la legge di fatto prevedeva e cioè che «Stato, Regioni ed Enti locali devono supportare la donna», affinché la sua scelta sia consapevole e non obbligata e resa necessaria da altri fattori. Principio che prevedeva la realizzazione, però solo parzialmente attuata, di una rete capillare sul territorio di servizi socio-sanitari (i consultori), destinati a supportare la donna a superare le cause che la spingono all’interruzione della gravidanza, evitando così che ignoranza e difficoltà economiche la trasformino in semplice metodo contraccettivo.

Questo, in sostanza, resta il quadro generale, nel quale gli aspetti giuridici si sono sommati a quelli civili nell’intento di dare un equilibrio a una legge che, come tutte le leggi che hanno affrontato il tema della vita, sia nella sua costruzione che nella sua interruzione, ha scatenato furiosi dibattiti e conseguenti lacerazioni.

© Bioetica News Torino, Febbraio 2019 - Riproduzione Vietata