Con oltre 130 partecipanti – di cui un quinto provenienti da fuori regione – che gremivano l’Aula Magna della sede torinese della Facoltà Teologica dell’Italia Settentrionale, in via XX Settembre 83, si è svolta la cerimonia di inaugurazione della ottava edizione del corso biennale di Master universitario in Bioetica, venerdì pomeriggio scorso 5 ottobre.
Aperto non solo ad operatori sanitari, socio-sanitari ma anche ad insegnanti, teologi, religiosi, giornalisti e amministratori pubblici, il percorso formativo di alta specializzazione con metodo interdisciplinare, sempre attento alle tematiche bioetiche più attuali, continua a riscuotere successo nel corso degli anni. Istituito dal Ciclo di specializzazione in Teologia Morale con indirizzo sociale, diretto dal prof. Pier Davide Guenzi, il Master, che gode del prestigioso patrocinio della Facoltà di Medicina dell’Università degli Studi di Torino, nasce nel 2006, su iniziativa delle realtà ecclesiali pastorali e associative del Centro Cattolico di Bioetica dell’Arcidiocesi di Torino, della cui preziosa collaborazione organizzativa da allora ad oggi si avvale il Ciclo.
Ripercorrendo le tappe della storia del corso il professor Giorgio Palestro, presidente del Centro Cattolico di Bioetica, già preside della Facoltà di Medicina e Chirurgia dell’Università degli Studi di Torino, nonché professore emerito di Anatomia e Patologia presso la stessa università, apre così la cerimonia inaugurale: «Coniato poco più di quarant’anni fa, il termine bioetica ha avuto una grande diffusione, non soltanto fra gli esperti del settore, ma anche nell’ambito dell’opinione pubblica. E proprio per sperimentare quale intensità di attrazione potesse suscitare l’interesse per la bioetica che il Centro Cattolico di Bioetica diede inizio nel 2006 ad un master biennale dedicato a questa disciplina. Il successo fu immediato, al punto che fu necessario organizzare due edizioni del master nel corso dello stesso anno».
Condiretto dai professori Enrico Larghero, medico anestesista presso le Molinette di Torino e teologo morale, e don Giuseppe Zeppegno, dottore di ricerca in Morale e bioetica e docente alla Facoltà Teologica di Torino, finora il master ha formato oltre mille discenti. Superano i duecento quelli iscritti al corso avanzato. «Non è per corrispondere ad una moda che il master del nostro Centro è stato accolto così entusiasticamente. A me pare che l’elemento attivatore dell’interesse verso i quesiti che il master affronta, sia da mettere in conto proprio alla complessità e delicatezza dei criteri utili per cogliere l’obiettivo di distinguere i confini tra ciò che la scienza è in grado di realizzare e quanto in realtà è eticamente corretto accettare; e lo scopo del master è proprio quello di aiutare a raggiungere questo obiettivo», sottolinea Palestro. E aggiunge che «Bioetica non significa soltanto “etica della vita”, espressione generica e superficiale che deriva dalla semplice traduzione letterale; il termine si riferisce in modo specifico a quella parte dell’etica che si occupa di giustificare i confini tra “lecito” ed “illecito” di fronte alle sempre nuove possibilità di intervento dischiuse dall’avanzamento delle conoscenze scientifiche, soprattutto in ambito biomedico e socio-sanitario».
La locandina del master
Nel dare un saluto cordiale e un benvenuto caloroso ad una folta platea di studenti il presidente del master il professore don Mario Rossino introduce il programma del primo anno, articolato in tre moduli, di 144 ore, per un orientamento ai singoli temi che verranno affrontati sia dal punto di vista scientifico che dal punto di vista etico, in dialogo tra esperti in medicina e moralisti.
Nel primo anno si passa dal primo modulo fondativo, dedicato ai Fondamenti della Bioetica che, dopo un’introduzione storica si esamineranno poi i vari modelli antropologici, che ispirano il pensare e l’agire in campo bioetico, nonché la pluralità di orientamenti, che può assumere l’agire bioetico sotto l’influsso dell’appartenenza religiosa. Precisa il prof. Rossino che «dato il grande rilievo della Chiesa cattolica nell’ambiente in cui viviamo, ci soffermeremo a riflettere in modo particolare sull’apporto che alla bioetica può venire dalla Sacra Scrittura e dal Magistero cattolico che si possono utilizzare per l’agire bioetico. E siccome quest’ultimo è sempre un agire morale, rifletteremo pertanto sulla legge, sulla coscienza morale e sull’atto umano, nonché su come vadano gestite le situazioni conflittuali, nel pieno rispetto di tutti i valori». E ancora che «il modello a cui si ispira tutto l’insegnamento bioetico di questo master è il personalismo ontologicamente fondato, perché se è vero che in bioetica, e non solo, bisogna sempre trattare la persona umana come fine e mai come mezzo, bisogna prima aver individuato bene chi e che cosa è persona umana; compito a cui intende assolvere proprio il personalismo ontologicamente fondato, per il quale persona umana è ogni essere umano e solo l’essere umano, da quando viene concepito a quando muore».
Poi al secondo modulo intitolato La vita che nasce – come spiega don Rossino – si rifletterà sulle condizioni per una procreazione rispettosa della dignità della persona umana, prendendo in considerazione le questioni della contraccezione e della cura della sterilità, si rifletterà sull’identità dell’embrione umano e si affronteranno temi relativi alla clonazione, alla diagnosi prenatale, all’ingegneria genetica, all’utilizzo di cellule staminali, all’aborto.
Infine si arriverà al terzo modulo La vita che volge al termine trattando di salute e malattia, senescenza, diritto/dovere di cura, accompagnamento del morente, trapianti d’organo, cure palliative, eutanasia e testamento biologico, obiezione di coscienza in sanità e consenso informato.
Non si è perso tempo. Gli studenti del master hanno seguito la prima lezione con l’illustre professore don Paolo Merlo, docente ordinario di Teologia morale all’Università Pontificia Salesiana, che li ha accompagnati nel viaggio di conoscenza all’Introduzione storica alla Bioetica.
Delineati i fattori che hanno preparato l’origine della bioetica negli Stati Uniti, ne sono stati presentati gli sviluppi nel Nord-America e la sua diffusione in Europa e in Italia. Il prof. Merlo ha però rivolto l’attenzione «non solo a figure e a istituzioni significative, ma anche alla pluralità di indirizzi che hanno sorretto e guidato il rigoglioso sviluppo di questa disciplina, che si presenta con talune incertezze nel suo statuto epistemologico e pluriforme nei suoi principi».
Una settimana prima della cerimonia inaugurale del primo anno di master, venerdì 28 settembre, si è tenuta la prima lezione del secondo anno di master dedicata a Morale e salute, lezione che è stata inaugurata con la presenza autorevole del professore Giorgio Palestro. Sono susseguiti gli interventi del biblista della Comunità di Bose Luciano Manicardi e del professor don Mario Rossino.
Rossino ha illustrato il percorso formativo di 144 ore scandito in tre moduli che «si pone in continuità con il primo anno, in quanto le questioni vengono ancora sempre trattate confrontando la voce della scienza e quella dell’etica, che si ispira al personalismo ontologicamente fondato, e si pone in discontinuità, perché ogni tematica può essere trattata in modo indipendente dalle altre, per cui ogni incontro può svolgersi come se fosse un piccolo convegno, che ha completezza in se stesso».
Il primo, Gli stili di vita: principi etici e scientifici, raggruppa una serie di questioni relative a modi di porsi di fronte alla difesa e alla promozione della salute propria e altrui: dalla cura della salute nella fase preventiva e di diagnosi precoce, come pure in riferimento a specifiche attività umane, quali il lavoro e lo sport, senza trascurare la medicina delle catastrofi; alla cura della salute sotto il profilo delle condizioni che la rendono possibile analizzando dunque il tema delle politiche sanitarie, studiando la questione dell’allocazione delle risorse e dei luoghi di cura; alla cura della salute che, come afferma Rossino, essendo un atto tipicamente umano, pone questioni etiche e non può sfuggire ad una valutazione etica, approfondendo allora il tema dei comitati etici;e infine alla riflessione sul volontariato per la cura della salute .
Di disabilità e riabilitazione, disturbi psichici, alcolismo, tabagismo, disturbi sessuali, farmaco-dipendenza e medicalizzazione dell’esistenza sono gli argomenti che vengono trattati nel secondo modulo dedicato all’Uomo fragile.
Dà invece uno sguardo al futuro sotto il profilo delle questioni bioetiche Le sfide del terzo millennio che «parte con la riflessione sulla globalizzazione, fenomeno pienamente in atto nel nostro presente, ma in grado di ipotecare incisivamente il futuro anche della bioetica, e si sofferma sulle problematiche della bioetica ambientale e animale, dell’alimentazione, alle sfide nel campo delle neuroscienze prendendo in considerazione le prospettive etiche e antropologiche, del multiculturalismo e riflette sulla comunicazione in bioetica», come spiega Rossino.
Il professore Palestro traccia la definizione di “salute” attraverso la storia dell’uomo, seppure come egli afferma, «finora, nessun tentativo di definizione è riuscito ad affermarsi in modo definitivo, per cui il concetto di salute rimane ristretto all’ambito intuitivo. Ciascuno intuisce che cosa significa essere in salute, pur senza riuscire ad articolarne i complessi aspetti». Il dovere “morale” di provvedere al raggiungimento e al mantenimento della salute, nasce quindi – aggiunge Palestro – come riflesso del sentire collettivo, e dunque si formalizza nel quadro complessivo dei diritti umani.
Fa anche comprendere che «il continuo progresso delle conoscenze in campo scientifico e delle applicazioni terapeutiche, se da un lato hanno elevato sempre di più l’efficienza della medicina, dall’altro lato hanno portato all’esasperazione dell’assunto dell’Oms (Organizzazione mondiale della Sanità), ove il concetto di salute viene superato dal concetto di benessere, il cui soddisfacimento tende a non avere limiti, facendo coincidere così la “salute” con quelli che in realtà sono solo “accessori effimeri” della salute».
Con una riflessione di tipo biblico sulle implicanze tra morale e salute del professore Luciano Manicardi si conclude la prima giornata di master. Il docente delinea la visione cristiana della salute partendo dalla figura del Cristo medico.
«L’intera missione di Gesù è sinteticamente posta sotto il segno del fare il bene e del guarire: etica e salute sono al cuore della rivelazione di Dio da parte di Gesù», afferma Manicardi.
Dai racconti evangelici di incontro con i malati emergono, chiosa Manicardi, come fattori essenziali della cura, l’ascolto della sofferenza degli altri, la compassione, il considerare l’altro come persona prima che come malato, la sollecitazione della resilienza del malato, la fiducia, e lo stabilirsi di una relazione autentica.
© Bioetica News Torino, Ottobre 2012 - Riproduzione Vietata