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Da Ema: Cominarty e Spikevax e l’influenza sul flusso mestruale Alcuni studi sull'argomento: del centro di farmacovigilanza Sardegna e dell'Università degli Studi dell'Insubria di Varese

04 Novembre 2022

C’è una minima probabilità ragionevole che un abbondante flusso mestruale possa essere a volte associato alla somministrazione di questi vaccini di prevenzione da Covid-19, Cominarty (Pfizer/BioNTech ) e Spikevax (Moderna). Lo sostiene il Comitato di valutazione del rischio di farmacovigilanza (Prac) in una nota diffusa dall’agenzia europea dei medicinali (Ema) il 28 ottobre, dopo aver effettuato uno studio di revisione dei dati, raccomandandone l’aggiunta di questo «effetto collaterale dalla frequenza sconosciuta» nel foglio con le caratteristiche del prodotto. La revisione ha mostrato «la maggior parte dei casi non è apparsa seria e di natura temporanea».

Dopo aver effettuato un’analisi già in precedenza sulla correlazione anomalie del ciclo mestruale, abbondanti flussi o assenza per tre o più mesi (amenorrea), e vaccinazione anti-Covid dalla quale non era emersa alcuna evidenza scientifica di causalità correlata, il Prac ha poi deciso, a seguito delle segnalazioni sopraggiunte, di approfondire la questione rianalizzandone i dati (nota dell’Ema dell’11 febbraio 2022).

Nella nota del 28 ottobre il Comitato riferisce che sono stati riportati casi di perdite eccessive di sangue dopo la prima, seconda e terza dose e assicura la continuità del monitoraggio su questo tipo di casi invitando medici e pazienti a fare le dovute segnalazioni. Spiega poi che in generale un flusso mestruale abbondante nella donna, per volume o per durata, può avvenire per diversi motivi, come stress ed ansia, per cui se si manifesta nel periodo postmenopausa o se si osserva un cambiamento nel ciclo mestruale è sempre necessario rivolgersi al proprio medico.

Il Prac comunque vuole rassicurare che non vi è alcuna evidenza che possa far suggerire un qualche impatto sulla riproduzione e fertilità dovuto a disturbi mestruali riscontrati da alcune donne; così anche che dai dati disponibili sul loro uso prima e dopo la gravidanza. Si cita la revisione condotta dalla task force per il Covid-19 dell’Ema (nota del 18 gennaio 2022) in cui diversi studi hanno analizzato 65mila gravidanze durante diverse fasi mostrando l’assenza di «un aumentato rischio di complicanze durante la gravidanza, aborti, nascite pretermine o eventi avversi nei nascituri a seguito della vaccinazione Covid-19 con vaccini mRna messaggero», invece la sua efficacia riducendo il rischio di ospedalizzazione e di morte nelle donne in gravidanza quanto quelle in stato normale.

Gravidanza e vaccinazione anti Covid: la Position Paper della società italiana di ginecologia e ostetricia Sigo

La società italiana di ginecologia e ostetricia elaborò una propria posizione scientifica al riguardo alla relazione Gravidanza e vaccinazione anti-Covid, diffusa il 05 maggio 2021. Nel suo documento Position Paper scrive che «i dati epidemiologici e gli studi scientifici evidenziano chiaramente che l’infezione da Covid-19 in gravidanza influisce sia sull’andamento dell’infezione da Covid sia sugli outcome materno-fetali della gravidanza stessa». Ne riporta gli effetti riscontrati sul decorso della malattia infettiva e della gravidanza e sul neonato in diversi studi, tra i quali lo studio internazionale Intercovid multinational cohort study, il rapporto Intensive Care national audit & research Centre. Uno tra questi, nei casi di infezione da Covid-19 in gravidanza il maggior rischio di sviluppo di patologie gravi quali preclampsia, eclampsia e sindrome Hellp con aumento di ricoveri e incidenza di parti pretermine, tagli cesarei per alterazioni del benessere materno e/o fetale.

Disturbi mestruali e vaccini antiCovid-19: uno studio del Centro di Farmacovigilanza – Sardegna

Alla 21ma conferenza internazionale della Società di farmacovigilanza (ISoP 2022) tenutasi in Verona a settembre di quest’anno, il Centro regionale sardo di Farmacovigilanza ha presentato una relazione sulla situazione degli eventi avversi ai disturbi mestruali nella popolazione sarda vaccinata contro il Covid-19, diffusa il 27 settembre sul proprio sito di riferimento (farmacovigilanzasardegna.it).

Fanno da premessa la decisione di una revisione dei dati da parte del Comitato di valutazione del rischio di farmacovigilanza (Prac), annunciata dall’agenzia europea del Farmaco Ema, dopo l’avviso di allerta dell’agenzia francese del farmaco per le segnalazioni ricevute sulle alterazioni mestruali e il riscontro di studi diversi citati, britannico, statunitense e norvegese, sul cambiamento del flusso mestruale dopo la somministrazione vaccinale anti-covid.

Lo studio sardo ha estrapolato i dati delle segnalazioni avverse sospette di diverso genere dalla Banca Dati nazionale di Farmacovigilanza relativa alla regione Sardegna, riferiti al periodo 27 dicembre 2020 – 30 aprile 2022. Si è poi soffermato successivamente sulle segnalazioni relative alle alterazioni del ciclo mestruale dopo la somministrazione vaccinale anti-Covid-19.

Gli autori dello studio sardo concludono che i disturbi mestruali riscontrati sono comuni tra i vaccini anti-Covid osservando che il Cominarty ha maggiori segnalazioni semplicemente perché è il più somministrato nella popolazione generale rispetto al Vaxzevria che gradualmente non è più stato utilizzato. Seppure le cause possono essere di diversa natura l’associazione con i vaccini anti-Covid «è plausibile, come evidenziato da studi recenti (Edelman A. et al., Ostet Gynecol 2022; 139: 481-9; Alvergne A. et al., preprint MediRxiv 2022; Trogstad L. et al., 2022 at SSRN https://ssrn.com/abstract=3998180), e come già osservato per altri vaccini». Un’ipotesi è, aggiungono gli Autori, «la forte risposta del sistema immunitario creata dai vaccini a mRna che può influenzare l’asse ipotalamo-ipofisi ovaio, che regola il ciclo mestruale».

Dai vaccini anti-Covid in uso in Italia in quel periodo Cominarty, Spikevax, Vaxzevria, Janssen, Nuvaxovid i ricercatori hanno riscontrato 78 segnalazioni riferite alle tre somministrazioni previste: 56 casi riguardano Cominarty, di cui 51 non gravi, «sui cicli mestruali anomali per lunghezza e flusso, amenorrea, dismenorrea» e 5 casi gravi associati ad altri eventi avversi come reazioni di ipersensibilità, disturbi autoimmuni, miocardite in un caso; 6 segnalazioni sono riferite a Vaxzevria con sintomi simili per il Cominarty e in un caso si è trattato con Tamoxifene; 16 casi segnalati con Spikevax con un episodio di sanguinamento in una donna in menopausa da tre anni. Si è avuta anche una segnalazione di una donna portatrice di Iud (dispositivo intrauterino), o spirale, che ha avuto disturbi mestruali in tutte le tre somministrazioni, precisamente due con Cominarty e una con Spikevax.

Indagine italiana: valutazione su irregolarità mestruali dopo il vaccino Covid-19

Laganà A.S., Veronesi G. et al. (17 (1) 2022: 475-484, Open medicine), medici con competenze diverse presso atenei italiani degli Studi dell’Insubria, della Sapienza e di Verona, hanno condotto un’indagine promossa dall’Università degli Studi  dell’Insubria, mediante un questionario online  a  scelta multipla di 26 domande rivolto a 369 partecipanti arruolate tra  18 e 70 anni, sull’irregolarità del ciclo mestruale e perdita di sangue uterina dopo la prima e la seconda dose vaccinale anti-Covid-19 e sulla  loro durata.  

Registrata e pubblicata su clinicalTrials.gov  statunitense (NCT05083065) la ricerca, di tipo osservazionale, retrospettiva  e di coorte, in lingua italiana,  è iniziata il 10 settembre 2021 e si è conclusa nello stesso anno il 30 dicembre.  Dalle 369 donne volontarie arruolate sono state escluse quelle che avevano patologie ginecologiche o non ginecologiche, erano sottoposte a trattamenti ormonali o non ormonali, in perimenopausa o in menopausa e avevano un ciclo mestruale irregolare negli ultimi 12 mesi prima della somministrazione vaccinale.

Le rimanenti sono 164 donne in età fertile con un dichiarato ciclo mestruale regolare prima della somministrazione vaccinale, di età  mediana di 35 anni.  Ammettendo la  limitatezza della loro ricerca  per le  risposte soggettive, la mancanza di un’evidenza  scientifica e di un gruppo di controllo, nonché per un ristretto numero di partecipanti, gli Autori mostrano con il loro  rapporto preliminare che non possono contribuire ad una conclusione definitiva  sulla correlazione causa-effetto; tuttavia il loro intento è quello di mostrare quanto emerge a livello informativo per i medici e  le donne sugli effetti potenziali temporanei che il vaccino può dare nei mesi successivi.

Riferiscono che il 50-60% delle donne in età fertile che hanno ricevuto la prima dose vaccinale hanno segnalato irregolarità nel ciclo mestruale, a prescindere dal tipo di vaccino somministrato. Nella seconda dose la percentuale è cresciuta tra il 60  e il 70%, «suggerendo  un effetto potenziale aggiuntivo». Nel giro di due mesi le anomalie mestruali si sono poi risolte per la metà dei partecipanti  e  non si è avuto comunque nessun caso con conseguenze cliniche rilevanti.

Le alterazioni più comuni dopo la prima e la seconda dose, scrivono gli Autori, riguardano  un ciclo mestruale anticipato, di durata maggiore e più abbondante di quello atteso e solito.  Fanno presente che c’è in corso uno studio promosso da Eunice Kennedy Shriver National Institute of Child Health and Human Development e dal NIH office of Research on Women Health.  

Sollecitano a proseguire gli studi su tale argomento, lasciando aperta l’indagine anche se è noto che  l’irregolarità mestruale si manifesta anche con altre vaccinazioni, ad esempio contro il papilloma virus o con la somministrazione di ormoni umani come il gonadotropina corionica.

Concludono sostenendo che il loro studio possa mitigare la paura sugli effetti collaterali potenziali della vaccinazione Covid-19.

(aggiornamento 05 novembre 2022, ore 17.50)

redazione Bioetica News Torino
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