1. Il trapianto di organi tra viventi è legge anche in Italia
13 settembre 2012
Il 13 settembre il Senato ha approvato all’unanimità il disegno di legge che consentirà di ridurre l’iter burocratico e gli ostacoli ancora previsti dalla legislazione vigente in materia di trapianti tra viventi, favorendo in particolare l’intervento per alcune patologie pediatriche. In precedenza in Italia questi trapianti erano possibili soltanto per fegato e rene. La nuova legge consente, in deroga all’articolo 5 del Codice Civile, di disporre a titolo gratuito di parti di polmone, di pancreas e di intestino al fine esclusivo di trapianto tra persone viventi. La novità potrebbe dare respiro alle lunghe liste d’attesa.
«La legge approvata il 13 settembre – ha commentato il presidente della Commissione Sanità di Palazzo Madama, Antonio Tommasini – può salvare molte vite e completa un percorso che ha visto il nostro Paese, dal 1999 ad oggi, risalire dagli ultimi posti dell’Europa in fatto di trapianti d’organo».
Secondo gli ultimi dati del Centro nazionale trapianti, sono 8.783 gli italiani in lista d’attesa per un trapianto d’organo (in calo del 7,44 per cento rispetto al 2010). Di questi pazienti in lista, 6.594 attendono un trapianto di rene in media per 3 anni; di circa tre anni è anche il tempo d’attesa per i pazienti che aspettano un fegato; due anni per i 733 pazienti che attendono un cuore nuovo. I pazienti che hanno subito un trapianto parziale di fegato sono aumentati nel 2011, rispetto all’anno precedente, del 13 per cento. Di ben 69 per cento sono aumentati i soggetti che hanno ricevuto un fegato da vivente nello stesso periodo. Un incremento lieve c’è stato anche tra i donatori: nel 2011 in Italia ci sono stati 1.309 donatori di organi, con una crescita dello 0,6 per cento rispetto all’anno precedente.
Come di consueto, la nuova legge richiederà un regolamento d’attuazione per entrare effettivamente in vigore.
(fonte: Ansa)
2. In Gazzetta Ufficiale il Decreto legge n° 158 del 13/09/2012 recante «Disposizioni urgenti per promuovere lo sviluppo del Paese mediante un più alto livello di tutela della salute»
13 settembre 2012
Il 13 settembre 2012 è stato pubblicato in Gazzetta Ufficiale il Decreto legge che reca incisivi e rilevanti interventi per garantire «un più alto livello di tutela della salute», tenendo conto tuttavia della necessità di contenere la spesa sanitaria e farmaceutica attraverso la riorganizzazione e l’«efficientamento».
Le norme in materia di contenimento della spesa pubblica hanno determinato negli ultimi anni una contrazione delle risorse finanziarie destinate al Servizio sanitario nazionale (Ssn). «Ciò richiede», spiegano al Ministero della Salute, «un urgente riassetto, in primo luogo, del sistema delle cure territoriali e, in secondo luogo, di alcuni aspetti della governance del personale dipendente del Ssn, in particolare di quello medico, nonché il completamento della riqualificazione e razionalizzazione dell’assistenza farmaceutica».
Nella conferenza stampa di presentazione del Decreto, il 5 settembre scorso a Roma, il Ministro della Salute Renato Balduzzi si è detto assolutamente soddisfatto del provvedimento approvato in Consiglio dei ministri, perché sottrae la sanità dalle «influenze della cattiva politica», introducendo più trasparenza e merito nelle nomine di manager e primari, e presenta novità importanti nell’assistenza pubblica come la riorganizzazione della medicina del territorio «24 ore su 24, sette giorni su sette».
Più trasparenza e garanzie per cittadini e operatori anche nella gestione dell’intramoenia: «L’articolo 2 del Decreto legge affronta l’intramoenia dei medici nel segno di un più forte collegamento con il Ssn per evitare che vi possano essere cortocircuiti o, peggio ancora, che l’intramoenia possa essere un percorso alternativo e competitivo con l’attività istituzionale».
L’art. 12 completa il passaggio all’Aifa (Agenzia italiana del farmaco) delle competenze in materia di sperimentazione clinica dei medicinali, oggi ancora attribuite all’Istituto superiore di sanità, «limitando contestualmente il proliferare dei Comitati etici e prevedendo una gestione interamente telematica della documentazione sugli studi clinici».
Il testo integrale del Decreto è consultabile sul sito www.salute.gov.it
3. Pillola dei 5 giorni dopo: 4500 confezioni vendute in 5 mesi; 7 ginecologi su 10 non la prescrivono
17 settembre 2012
“Solo” 4.500 confezioni vendute in poco più di 5 mesi. Dallo scorso aprile, data del suo arrivo nelle farmacie italiane, la contraccezione di emergenza a base di ulipristal acetato (Upa), comunemente chiamata “pillola dei cinque giorni dopo” (nome commerciale EllaOne), è ancora poco prescritta.
Il dato arriva dalla Società Medica Italiana per la Contraccezione (Smic), che rileva come ben 7 ginecologi su 10 non la prescrivano a causa dell’obbligatorietà del test di gravidanza preventivo, come emerge da un’indagine su 200 specialisti sul territorio nazionale.
Per questo farmaco infatti la legge italiana prevede, oltre all’obbligo di ricetta medica non ripetibile, anche l’obbligo per la donna di effettuare un test di gravidanza prima della prescrizione e il contestuale obbligo per il medico di verificarne l’esito prima di prescrivere il medicinale. In Germania, dove non si prevede l’obbligatorietà del test, a cinque mesi dalla commercializzazione, sono state vendute quasi 13 mila confezioni di Ellaone. In Italia, nello stesso arco di tempo, le confezioni vendute sono invece 4.500.
(fonte: Ansa)
4. Nanorivoluzione in arrivo per la medicina
18 settembre 2012
La medicina è tra i settori della ricerca e dello sviluppo che più di altri trarranno vantaggio dalle nanotecnologie, con molecole intelligenti capaci di scovare le cellule malate e nuovi strumenti per la diagnosi, insieme alla nuova concezione che associa terapia e diagnosi, chiamata «teragnostica», fino a spingersi al livello della singola molecola.
«Il paradigma con cui opera tradizionalmente la medicina è cambiato radicalmente», ha spiegato il direttore della Scuola normale superiore di Pisa, Fabio Beltram, durante l’VIII Conferenza mondiale «The future of Science», organizzata dal 16 al 18 settembre scorsi a Venezia dalla Fondazione Veronesi. La terapia attuale parte da una serie di azioni diagnostiche, come l’elaborazione di immagini o i raggi x, per poi passare all’effettiva cura. «La nanotecnologia – ha detto Beltram – può intervenire attraverso nano sistemi, composti da diverse molecole, che vengono assimilate dall’uomo. Possono essere iniettate, inalate o introdotte nel corpo umano anche attraverso un collirio».
Oggi possono essere progettati e prodotti nanosistemi capaci di fornire un segnale dipendente dal valore di un parametro biochimico specifico. Ad esempio, nel caso del tumore, «un nano-oggetto con uno specifico dominio lo porta a riconoscere le cellule tumorali: in pratica è lo stesso meccanismo insito negli anticorpi che attaccano i batteri». Altri nano-oggetti saranno specializzati nel riconoscere le malattie «con un’elevatissima sensibilità, fino ad una molecola alla volta», ha detto ancora Beltram. Si potrebbe così intervenire esclusivamente sulle cellule malate, «senza intaccare quelle sane» e senza danneggiarle, evitando cioè effetti collaterali come la perdita dei capelli provocata dalla chemioterapia.
Riguardo alla sicurezza di questa nanotecnologia applicata al corpo umano, Beltram osserva: «Noi siamo disposti a salire su un aereo perché di quella tecnologia ci fidiamo, ma altri, provenienti da zone del mondo dove non si usa questo mezzo, probabilmente non lo farebbero così facilmente». Le nanotecnologie, ha concluso, «si studiano da 20 anni e in fondo le microstrutture non sono poi così diverse o più pericolose delle macrostrutture».
(fonte: Ansa)
5. Studio trentennale australiano-neozelandese: la cannabis può portare a pensieri suicidi
25 settembre 2012
Secondo i risultati di uno studio australiano-neozelandese, che ha seguito 1.265 soggetti per trent’anni, l’uso regolare di cannabis può far scattare pensieri suicidi in alcuni assuntori, particolarmente se adolescenti o giovani adulti. Lo studio, presentato alla Conferenza nazionale sulla cannabis a Brisbane, conclude che più alta è la frequenza dell’uso della droga, più rapidamente gli individui suscettibili diventano inclini al suicidio.
(fonte: Ansa)
6. Nuovo Centro di riferimento regionale e nazionale di Genetica medica all’ospedale infantile Regina Margherita di Torino
26 settembre 2012
È stato inaugurato lo scorso 26 settembre il nuovo Centro di riferimento regionale e nazionale di Genetica medica «Angelo Carbonara» presso l’ospedale infantile Regina Margherita di Torino. È destinato a diventare il primo Servizio unificato della neonata Città della Salute e diventerà il Centro di Genetica medica più importante in Italia per dimensioni, volumi di attività e strumentazioni. Riunirà le due principali strutture di genetica di Torino delle Molinette e dell’OIRM – Sant’Anna, che insieme erogano l’80% delle prestazioni di Genetica molecolare e Citogenetica.
La Genetica medica si occupa dell’insieme delle condizioni nelle quali la componente genetica ereditaria è rilevante come causa o come fattore di rischio di malattia oppure determina differenze individuali nella storia naturale delle malattie, nella loro prognosi e nella risposta alle terapie. Non riguarda, quindi, solo la popolazione pediatrica né comprende solo malattie rare, poiché alcune patologie genetiche sono frequenti in popolazioni particolari e, comunque, una componente genetica è riconosciuta nella maggior parte delle malattie comuni dell’età adulta.
Il Centro torinese è dedicato al professor Angelo Carbonara, maestro di questa disciplina, che ha formato generazioni di genetisti, avviando per primo un servizio di Genetica medica in Piemonte. È situato presso la Palazzina di via Zuretti, tra gli ospedali Regina Margherita e Sant’Anna, e si sviluppa su una superficie di 800 metri quadri circa al secondo piano e 400 metri quadri al primo piano. La struttura comprende quattro sezioni: due di laboratorio, la Genetica molecolare (analisi del DNA eseguite sia in epoca prenatale sia postnatale) e la Citogenetica (analisi prenatali e postnatali dei cromosomi); una di Genetica clinica (consulenze genetiche) e una di Genetica oncologica (consulenza genetica e diagnostica molecolare delle predisposizioni ereditarie allo sviluppo di tumori).
Il personale comprenderà 70 professionisti: tecnici di laboratorio e biologi con formazione in Citogenetica e Genetica molecolare, biotecnologi e medici specialisti in Genetica medica.
Il Centro è anche un Polo di ricerca scientifica, sovvenzionato in questi anni dal Ministero della Salute, Telethon, Associazioni di pazienti e Fondazioni (es. Vialli e Mauro), ed è riferimento nazionale per la diagnosi genetica della Sclerosi tuberosa e della Sclerosi laterale amiotrofica, e riferimento regionale per la diagnosi di Fibrosi cistica, delle malattie autoinfiammatorie e di malattie rare genetiche, e centro di eccellenza per la diagnosi di tumori ereditari.
(fonte: Azienda ospedaliera San Giovanni Battista di Torino – Molinette)
7. Comitato nazionale di bioetica: maggiore tutela degli animali destinati all’alimentazione umana
28 settembre 2012
Va tutelato il benessere degli animali destinati all’alimentazione umana, a partire dall’eliminazione di condizioni di «disagio ambientale» o cattiva nutrizione. È quanto afferma il Comitato nazionale di bioetica (Cnb) nel parere su «Alimentazione umana e benessere animale» approvato il 28 settembre in seduta plenaria. Nel parere si sottolinea la necessità di promuovere il miglioramento delle condizioni di allevamento degli animali e la sostenibilità nei processi produttivi sotto il profilo ambientale. Un miglioramento delle condizioni di allevamento degli animali, secondo il Cnb, porterebbe infatti dei vantaggi anche ai fini della migliore qualità dell’alimentazione umana. In pratica, l’indicazione è quella di garantire agli animali d’allevamento spazi adeguati che evitino situazioni di «disagio ambientale», ma anche di evitare una cattiva nutrizione o condizioni di paura e stress.
(fonte: Ansa)
8. Stati vegetativi: un decalogo per la cura stilato da famiglie, medici e associazioni
6 ottobre 2012
Trasparenza, diritto alla libertà di scelta per i percorsi di riabilitazione, istituzione di un osservatorio. Ma anche un miglior utilizzo dell’ “amministratore di sostegno”, desk informativi, percorsi di comunicazione e continuità del confronto tra associazioni e Ministero. Sono questi alcuni punti del decalogo di raccomandazioni per la cura delle persone in coma elaborato dalla prima «Conferenza nazionale di consenso promossa dalle associazioni dei familiari di persone con esiti di coma, in stato vegetativo e di minima coscienza», che si è svolta sabato 6 ottobre a Bologna nell’ambito della Giornata nazionale dei risvegli organizzata dall’associazione «Gli amici di Luca onlus».
I rappresentanti «di oltre trenta associazioni italiane», spiega all’agenzia Sir Fulvio De Nigris, direttore del Centro studi per la ricerca sul coma presso la Casa dei risvegli Luca De Nigris di Bologna, «hanno stretto un patto di alleanza per dare risposta ai bisogni dei familiari». Il decalogo «costituisce una svolta anche nel rapporto con le Regioni, che devono applicare le linee guida sugli stati vegetativi e di minima coscienza approvate nel maggio 2011 dalla conferenza Stato-Regioni».
Di seguito il “decalogo” (a cui seguirà nelle prossime settimane un documento più articolato):
1) Rafforzamento dell’amministratore di sostegno come «figura centrale nel percorso coma to comunity e necessaria dopo la fase acuta’».
2) Diritto all’accesso e al percorso di riabilitazione globale in base a un progetto personalizzato di assistenza sociosanitaria.
3) Diritto a indicatori di processo e verifica di risultati.
4) Applicazione delle «Linee guida sugli stati vegetativi e di minima coscienza» ratificate nel maggio 2011 dalla conferenza Stato Regioni e coinvolgimento delle associazioni nelle valutazioni del monitoraggio dell’applicazione a livello regionale.
5) Coinvolgimento dei famigliari da parte delle strutture sanitarie fin da subito per essere informati sull’assistenza e sul ruolo delle associazioni presenti sul territorio.
6) Inquadramento delle associazioni come «partner delle istituzioni» per continuare il lavoro di confronto con il Ministero della Salute sul tavolo sugli stati vegetativi e di minima coscienza e per la promozione della Giornata nazionale degli stati vegetativi del 9 febbraio.
7) Istituzione di un Osservatorio nazionale per definire gli standard di qualità dei percorsi di cura.
8) Definizione del «rientro domiciliare» come modello delle “dimissioni protette”.
9) Individuazione di percorsi di comunicazione e di narrazione come punti integrati e necessari dell’affiancamento alla famiglia con la promozione di gruppi di familiari di mutuo auto/aiuto e di ascolto.
10) Creazione di desk informativi a diverse modalità di accesso (numero verde, social network, rete) che possano dare tutte le informazioni utili per quanto riguarda le associazioni e i servizi offerti nel territorio alle famiglie.
Per ulteriori informazioni e consultare il documento definitivo: www.conferenzaconsensoassociazioni.it.
(fonte: Ansa)
9. Nobel 2012 per la Medicina a Gurdon e Yamanaka per le ricerche sulla riprogrammazione cellulare
lunedì 8 ottobre 2012
Il Nobel per la Medicina 2012 è stato assegnato all’inglese John B. Gurdon e al giapponese Shinya Yamanaka per le loro ricerche sulla riprogrammazione cellulare. Lunedì 8 ottobre l’Accademia delle Scienze di Stoccolma ha premiato il professore e ricercatore britannico e il collega giapponese per aver scoperto che le cellule adulte e specializzate possono essere riprogrammate per diventare immature e pluripotenti, capaci cioè di trasformarsi per sviluppare qualunque tessuto del corpo umano. Una scoperta, questa, che ha completamente rivoluzionato le teorie preesistenti sulla specializzazione cellulare. Ora infatti sappiamo che le cellule adulte non sono confinate per sempre alla specializzazione raggiunta, ma possono essere riprogrammate, con enormi benefici per lo studio e lo sviluppo di nuovi metodi diagnostici e terapeutici di moltissime patologie.
Tutti noi ci sviluppiamo a partire da una cellula uovo fecondata. Durante i primi giorni dal concepimento, l’embrione è costituito da un gruppo di cellule immature, ciascuna delle quali è in grado di svilupparsi potenzialmente in tutti i tipi di cellule che formano un organismo adulto. Queste cellule sono chiamate cellule «staminali pluripotenti». Mano a mano che l’embrione si sviluppa, queste cellule danno origine per esempio, alle cellule nervose, muscolari, del fegato, e a tutti gli altri tipi di cellule specializzati per assolvere a un determinato compito all’interno di un organismo adulto.
Il viaggio che porta una cellula immatura a specializzarsi fu a lungo considerato “unidirezionale”: si pensava cioè che non fosse più possibile, per una cellula adulta ritornare allo stadio di cellula immatura e pluripotente. Gurdon per primo, negli anni Sessanta, mise in discussione il dogma secondo il quale le cellule ormai specializzate sono irreversibilmente “costrette” nel proprio destino e compito. Lo scienziato britannico, ora al Gurdon Institute di Cambridge, ipotizzò che il genoma di queste cellule potesse ancora contenere tutte le informazioni necessarie per guidarne lo sviluppo in tutti i possibili tipi di cellule di un organismo. Nel 1962 un esperimento con il nucleo di una cellula uovo di rana gli diede ragione: sostituendolo con il nucleo di una cellula adulta specializzata, tratta dall’intestino di un girino, ottenne una cellula uovo che diede vita a un girino normale, pienamente funzionale.
Più di 40 anni dopo, nel 2006, Shinya Yamanaka scoprì come le cellule adulte del topo possono essere riprogrammate per diventare cellule staminali immature pluripotenti. Introducendo solo pochi geni, lo scienziato fu in grado di riprogrammare cellule adulte trasformandole in cellule capaci di svilupparsi in tutti gli altri tipi di cellule del corpo umano.
Le scoperte di Gurdon e Yamanaka hanno dimostrato che le cellule specializzate possono, in alcune circostanze, spostare indietro le lancette del proprio orologio e “ringiovanire”. Anche se il loro genoma, durante lo sviluppo, si modifica, queste mutazioni non sono irreversibili. Le ricerche dei due neo-premi Nobel potrebbero rivoluzionare, nei prossimi anni, l’approccio ad alcune malattie croniche, fornendo spunti di indagine per nuove possibilità terapeutiche.
«Il mio obiettivo, tutta la mia vita, è portare la tecnologia delle cellule staminali ai pazienti, ai letti degli ospedali», ha affermato Yamanaka, alla notizia del riconoscimento del Nobel; il collega Gurdon, invece, si è detto convinto che «alla fine riusciremo a capire ogni aspetto del funzionamento delle cellule».
«Accogliamo con viva soddisfazione la notizia dell’assegnazione del Premio Nobel per la Medicina agli scienziati Shinya Yamanaka e John Gurdon per le loro ricerche sulle cellule staminali adulte», ha commentato Lucio Romano, presidente nazionale dell’Associazione Scienza & Vita. «Questi studi hanno evidenziato come ricerca ed etica si possano coniugare virtuosamente, giungendo a risultati autentici e scientificamente fondati e aprendo la strada a nuovi metodi di cura delle malattie. Scienza & Vita sostiene da sempre la ricerca sulle cellule staminali adulte: una ricerca rispettosa della dignità dell’uomo, i cui vantaggi clinici sono documentati e dimostrati. L’assegnazione del Nobel dimostra come si possa fare ricerca senza declassare gli embrioni a materiale da laboratorio, senza scadere in una logica utilitaristica e riduzionistica, per cui l’essere umano, nelle sue prime fasi di vita, non sarebbe altro che un prodotto da cui trarre il massimo rendimento. La riprogrammazione delle cellule staminali adulte», ha concluso Romano, «concilia le esigenze e i progressi della ricerca scientifica con l’assoluta e incondizionata dignità di ogni essere umano».
© Bioetica News Torino, Ottobre 2012 - Riproduzione Vietata