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103 Aprile - Maggio 2024
Bioetica News Torino

Bioetica e Arte. Mostre in corso aprile – maggio 2024

La Galleria è una rubrica di suggerimenti e proposte di mostre ed eventi di arte, che coniugano bellezza, riflessione poetica, diritti e valori


IVO SAGLIETTI, RITORNO A DEIR MAR MUSA. L’UTOPIA DI PADRE DALL’OGLIO (fino al 26 maggio 2024)

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© Ivo Saglietti Marmusa Abbracio2 Image, courtesy Tiziana Bonomo curatrice della Mostra e Archivio Saglietti, riproduzione vietata

Castello reale di Govone, CN
14 aprile – 26 maggio 2024

La mostra raccoglie le fotografie dell’incontro in Siria di padre Dall’Oglio con il fotoreporter Ivo Saglietti. Le fotografie di Mar Musa, conducono dirette nel nostro presente e rimandano alla Siria, risuonano della forza della comunione di fedi che si fanno amiche e sorelle, in un luogo di pietra e deserto sospeso nel tempo, tra praticanti di varie religioni, sufi, circassi, iman, cristiani, nell’incontro di spiritualità di oriente e occidente. Il reporter Ivo Saglietti si recò molte volte (nel 2004, e poi ancora nel 2010) al monastero Deir Mar Musa el-Habasci per documentarne la vita e trasmetterne la dimensione fisica ed il clima interiore. La foto che apre e presenta l’esposizione è un abbraccio, tra padre Dall’Oglio e un uomo di fede musulmana, un abbraccio che la fotografia restituisce nell’essenza del trasporto fraterno e gioioso.

A dieci anni dalla scomparsa di padre Dall’Oglio, il missionario gesuita rapito in Siria nel 2013, Ivo Saglietti ritorna e guarda a quel reale fatto di deserto, della tenda di Abramo, del silenzio e dell’allegria del conoscersi e riconoscersi, del miracolo del dialogo e lo fissa nel bianco e nero dello scatto che indaga una narrazione interreligiosa di speranza, si addentra nel quotidiano della comunità monastica fondata da Dall’Oglio e, nelle pieghe del conflitto lacerante e perenne, mostra in modo diretto la possibilità di un’altra via, di altri sguardi.

Reportage, non distaccato, ma trama di una dimensione e di una narrazione che si fa e procede nell’incontro di un’amicizia fra il fotoreporter Ivo e padre Paolo Dall’Oglio. La mostra, a cura di Tiziana Bonomo, è promossa dal comune di Govone ed è realizzata in collaborazione con l’Archivio Saglietti.
In concomitanza, dal 25 aprile al 19 maggio presso la chiesa di S. Domenico ad Alba è esposta la retrospettiva “Ivo Saglietti. Lo sguardo nomade”, a cura di Tiziana Bonomo.

Per info:
https://www.castellorealedigovone.it/ivosaglietti/


● SACRO È (fino al 16 giugno 2024)

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© Veduta della mostra Sacro è, Courtesy Fondazione Merz ©Photo Andrea Guermani, riproduzione vietata

Fondazione Merz, Torino
18 marzo – 16 giugno 2024

Dalla raccolta di poesie Sacro Minore di Franco Arminio, dalla poesia sottesa alla vita di ogni giorno, prende idea e forma la mostra alla Fondazione Merz, a cura di Giulia Turconi. L’incipit della mostra ha il suo avvio nelle parole del poeta “Sacro non è raccontare quello che sai ma quello che ti commuove e non sai perché” e nel miracolo della vita.

L’esposizione guarda al quotidiano e al microcosmo degli accadimenti della vita comune, e non al lontano e all’imperscrutabile, e ricerca l’impronta del sacro nella quotidianità. Attraverso installazioni, performance, sculture, film e video otto giovani artisti indagano il sacro: Tiphaine Calmettes, Matilde Cassani, Giuseppe Di Liberto, Lena Kuzmich, Quỳnh Lâm, Tommy Malekoff, Lorenzo Montinaro e GianMarco Porru. Tra vita e morte, individuale e collettivo, gli artisti suggeriscono un percorso di scoperta e incontro nella quotidianità con la meraviglia dell’esistenza, nell’incontro con il bello e buono.

Cos’è sacro? “Sacro è” .. non il lontano, l’inavvicinabile, ma il vicino, presente nella materia della quotidianità, che ci svela nel mondo piegato dall’odio e dall’indifferenza la ragione dello stupore, della scoperta del sacro in noi e capace di dialogare con la dimensione universale e collettiva e di recuperare comunità e umanità partendo dalla dimensione intima e privata.


Per info:
https://www.fondazionemerz.org/sacro-e/


● GIORGIO GRIFFA. UNA LINEA, MONTALE E QUALCOS’ALTRO (fino al 25 dicembre 2024)

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©4-GIORGIOGRIFFA-Studio-painting, Giorgio Griffa al lavoro nel 2023 nel suo studio © Giulio Caresio courtesy Archivio Giorgio Griffa e Fondazione Cosso, riproduzione vietata

Fondazione Cosso, Castello di Miradolo San Secondo di Pinerolo (TO)
23 marzo – 25 dicembre 2024

Artista internazionale, nato a Torino nel 1936, Giorgio Griffa incontra nel suo percorso artistico unico e personale la fine dell’informale, la pop art, il minimalismo e l’arte concettuale. Si pone al di fuori di una corrente specifica e è presente negli anni nei più grandi musei del mondo. Il segno ed il colore sono elementi essenziali della sua espressione, che ritroviamo a Miradolo, nelle opere in mostra all’interno delle sale del castello e in quelle che interagiscono e dialogo con la natura del parco, alcune site specific; secondo una linea temporale che attraversa la sua carriera artistica e le quattro stagioni. Delicatezza e ascolto contrassegnano l’esposizione.

Giorgio Griffa introduce la sua pittura nel paesaggio del parco, la inserisce nella natura e la lascia trasformare. “Sei colori” sono tre grandi tele dipinte con colori complementari esposte su grandi alberi, con l’intento di costituire una relazione trasformativa ed in rapporto ai mutamenti determinati dagli agenti atmosferici, pioggia, sole, insetti, nebbia. “Una linea” è una serie di ceramiche bianche che, delineando una linea azzurra, congiungono il castello al tronco disteso di un grande e monumentale albero caduto nel 2020. Nel magico canneto verde “Un filo” disegna linee tra i bambù giganti attraverso corde bianche. Il mistero e la metafora del codice aureo, numero irrazionale per sua natura infinito, sono accolti e dimorano nella grande serra con l’opera “Canone aureo 980”.

L’esposizione si addentra all’interno del castello, svela lavori mai esposti, come quelli realizzati tra gli anni ’70 e ’80 mentre dipingeva in una casa nel bosco e quando dall’incontro col verde totale della natura aveva declinato nel bianco la pittura. Guarda a Montale, all’ironia del poeta, e dialoga con l’idea di pittura. «Io non rappresento nulla, io dipingo» dice Giorgio Griffa mentre ci accompagna alla scoperta dei frammenti, dei colori, delle linee nelle dimensioni della forma e dello spirito.
La mostra, prodotta dalla Fondazione Cosso e dalla Fondazione Griffa, è a cura di Giulio Garesio e Roberto Galimberti.

Per info:
https://www.fondazionecosso.com/evento/giorgio-griffa-una-linea-montale-e-qualcosaltro/



● DANIELLE MCKINNEY. FLY ON THE WALL

● DIANA ANSELMO. JE VOUS AIME

MOHAMMED SAMI. ISTHMUS

©Danielle McKinney, Fly On the Wall, 2024_Photo Giorgio Perottino courtesy Fond Sandretto
© DANIELLE MCKINNEY, FLY ON THE WALL, 2024_PHOTO GIORGIO PEROTTINO, courtesy Fondazione Sandretto TO, riproduzione vietata
©Diana Anselmo, Je Vous Aime, 2024_Photo Giorgio Perottino courtesy Fond Sandretto
©Diana Anselmo, Je Vous Aime, 2024_Photo Giorgio Perottino, courtesy Fondazione Sandretto TO, riproduzione vietata
©Mohammed Sami, Isthmus, 2024_Photo Giorgio Perottino courtesy Fond Sandretto (1)
© Mohammed Sami, Isthmus, 2024_Photo Giorgio Perottino, courtesy Fondazione Sandretto TO, riproduzione vietata

Fondazione Sandretto, Torino
19 marzo – 13 ottobre 2024

“Fly on the Wall” è la prima personale in Italia dell’artista americana Danielle McKinney. Il titolo evoca la metafora anglosassone dell’osservazione di una situazione senza che il soggetto sia coinvolto o visto. Proprio la pratica dell’osservazione invisibile del comportamento umano consente di raggiungere comprensioni interiori nell’esplorazione dei soggetti femminili da parte McKinney. Le figure emergono da tele scure, sono immagini che derivano spesso da fotografie trovate online, nelle riviste, o da altri dipinti, rivisitate, ripensate e assemblate. Primi piani di donne, nell’intimità della solitudine, ignare dell’osservazione. Emerge l’energia che attraversa le sfumature blu, verdi, giallo e ocra, le ombre e svela gli stati d’animo, le emozioni, l’interiorità intima delle donne ritratte.
“Je Vous Aime” è la personale di Diana Anselmo, artista e performer. E’ una indagine che parte da fine XIX secolo, dallo status delle persone sorde e dalla loro storia di oppressione. La ricerca rimanda al Congresso di Milano, al 1880, alle pretese di educazione attraverso il primato della lingua orale e l’abolizione su scala europea delle lingue dei segni. L’educazione esclusivamente oralista, con la costrizione della lingua dei segni a tramandarsi di nascosto, sono poste come condizioni coercitive limitanti e patologizzanti. In Italia, la LIS sarà riconosciuta come lingua solo a partire dal 2021. La mostra lega tale condizione al pre-cinema, al 1891, con Georges Demenÿ che realizza Je Vous Aime. Si tratta della prima proiezione cronofotografica: un secondo di pellicola in cui Demenÿ pronuncia la frase “Je vous aime”. E’ un momento fondamentale nella storia della cinematografia e al tempo stesso è testimonianza delle politiche educative abiliste, del trattamento della sordità con tecniche fonetiche e visuali. Manifesta una realtà che considera la sordità una malattia e presenta la scelta di addestrare nell’infanzia a leggere il labiale e a imparare a parlare. Diana Anselmo si rifà a quel tempo e alle teorie di controllo dei corpi e li ricollega all’oggi e all’esclusione sociale perdurante della comunità sorda. Attraverso il visual sign fa emergere le forme poetiche delle lingue dei segni e la poesia della comunicazione visiva.
“Isthmus” è un ciclo di dipinti di grandi dimensioni realizzati da Mohammed Sami (nato a Baghdad, 1984, artista attivo a Londra). Legato alla propria esperienza di migrazione, di sradicamento, l’artista ha elaborato una poetica che pone in luce la sensazione di essere in un altrove della propria mente, diverso dal qui reale. Realizza dipinti disabitati, con dettagli parziali della scena. “Isthmus”, richiama il concetto di istmo, un luogo che separa due cose. In arabo, richiama la separazione tra il mondo dei viventi e il dopo, come nel purgatorio cristiano. Istmo è stare in bilico, in una sospensione di immagine, colori e sensazioni. Guardiamo le grandi opere, ne rimaniamo affascinati e condividiamo l’incertezza, lo stordimento dell’essere, la sensazione di stare in bilico nell’ignoto di trovarsi in un luogo o dimensione, reale e interiore.

Per info: https://fsrr.org/mostre-in-corso/



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