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103 Aprile - Maggio 2024
Bioetica News Torino

Di che cosa è fatta la speranza

“Cicely non sente di aver dato, sente piuttosto di aver ricevuto”

La biografia di Cicely Saunders, colei che ebbe il coraggio di prendersi cura degli incurabili.


E’ singolare parlare di speranza in un contesto nel quale, quotidianamente siamo temprestati da notizie tutt’altro che rassicuranti. La speranza, un investimento che se inteso utilitaristicaemnte non porta ad un profitto direttamente proporzionale e quindi sconveniente da attuare, in queste testo, come nella reale vicenda biografica di Cicely Saunders, trabocca da ogni singolo evento e da ogni singola pagina di questa bella ed ispirata biografia. Ma chi è Cicely Saunders, e soprattutto, perchè dedicarle un libro biografico?

Stiamo parlando di una infermiera, poi divenuta medico, nata in Inghilterra nel 1918, che di fronte agli orrori della seconda guerra mondiale, decide di lasciare gli agi e le comodità della casa paterna, decidendo di prestare servizio in un ospedale militare in modo da servire la patria da degna cittadina. Qui il primo, straziante, incontro con la malattia e con il dolore. E la conseguente riflessione sullo stesso non solo da un punto di vista fisiogico e medico, ma anche esistenziale.

Cicely viene definita da alcuni,anche come filosofa e non a torto. Sebbene i primi studi umanistici all’università, interrotti per servire la Patria e per poi iscrivresi alla prestigiosa scuola infiermeristica diretta dalla Nightingale, diplomandosi con risultati eccellenti, ma che purtroppo dovrà interrompere per motivi di salute per poi passare ai servizi sociali (la volontà di aiutare il prossime le farà anche incontrare Dio e la fede), nella sua visione dell’uomo, della malattia e del dolore, adotterà una visione esistenziale e non solo tecnico pratica per poter tentare di operare quella che sarà una vera e propria rivoluzione: la nascita dell’Hospice e l’introduzione delle cure palliative (senza anticipare troppo al lettore, il protocollo da lei messo a punto è stato adottato dall’OMS, dopo essersi anche laureata, già avanti con gli anni in Medicina specializzandosi in farmacologia).

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Poli l’incontro con Tasma David, un malato terminale del quale si innamora perdutamente. Amarlo nonostante sapesse in anticpo quello che sarà il suo destino? Cicely si convince che ne ha il diritto, esattamente come tutti quegli altri malati che, non avendo finestre terapeutiche o probabilità di cura, non vengono più trattati da esseri umani. David, prima di morire tra le sue braccia, in ospedale le lascia un piccolo lascito, una piccola eredità, ossia quella che sarà il primo hospice della storia della medicina contemporanea, il St. Cristopher’s Hospice. Non procedo oltre perchè non voglio togliere al lettore la curiosità di scoprire come la vicenda di questa determinata donna ha influenzato la concezione della cura e del dolore nella seconda metà del ventesimo secolo. La Saunders parla di “dolore” totale, ossia di un dolore che è fisico, emotivo, spirituale ma anche sociale ossia un multifattore che va inteso olisticamente. Cicely ha capito sin da subito che il problema stava affrontando era enorme e di difficile soluzione, ma ha anche capito un’altra cosa – realizzata grazie alla sua creazione lasciata in eredità al mondo intero, cioè l’hospice e le cure palliative – che: “”La speranza è fatta di cose che hanno bisogno di qualcuno che le faccia accadere”.

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