Sul problema, sempre più rilevante, dei pazienti dimessi dagli ospedali per acuti e in cerca di collocazioni corrette nella fase post acuzie, il Presidio sanitario San Camillo ha ospitato il 13 novembre un affollato convegno dal titolo: «Opposizione alla dimissione e al trasferimento di pazienti ricoverati in strutture sanitarie».
È noto il dibattito sull’adeguatezza delle strutture esistenti, che gli operatori del settore considerano sottodimensionate eppure la Regione Piemonte sta riducendo nel numero di posti letto. Il Convegno organizzato da Aris (Associazione Religiosa Istituti Socio-sanitari ) con il patrocinio di Regione Piemonte e Comune di Torino si proponeva di sviluppare sinergie tra le varie strutture preposte, nella prospettiva di ottimizzare i percorsi, della fase successiva al ricovero in acuzie, che le persone, improvvisamente disabili, si trovano ad affrontare tra mille ostacoli.
La necessità di fare chiarezza, come ha ben descritto il moderatore della giornata Enrico Larghero, direttore sanitario Rsa Richelmy, è legata anche all’esigenza di dare indicazioni assistenziali sempre più appropriate, evitando sprechi e permettendo, sia ai cittadini sia ai professionisti coinvolti, di cercare risposte alle domande che in queste situazioni ricorrono ripetutamente.
Da un lato ci sono i malati o i loro parenti che chiedono: «E adesso dove posso proseguire le cure? Come posso rientrare al domicilio non avendo una casa adatta, senza barriere? Non ho le risorse economiche per poter supportare il mio parente (come pagare una badante) in questa nuova situazione…».
Sul fronte opposto gli enti e gli operatori che, per non intasare la filiera sanitaria, si trovano nella situazione scomoda di dover dimettere, quando le cure sono terminate, o trasferire i loro ospiti a setting più appropriati, quando al paziente sono necessari altre tipologie di interventi.
Sono molti i motivi che in questi ultimi mesi hanno contribuito a sollevare la questione: in primis la crisi economica, che non finisce di avere ripercussioni anche sul nostro sistema di welfare. Questo dato oggettivo si accompagna ad alcune decisioni politiche, la più significativa è il riordino della rete ospedaliera con un taglio importante, da parte dell’Assessorato regionale alla Sanità, della dotazione di posti letto per post acuti dovuto alla necessità di rientrare nei parametri di legge previsti dal cosiddetto decreto Balduzzi. Il provvedimento non è ancora oggi controbilanciato dalla pubblicazione delle norme per regolamentare i letti trasformati in Cavs (letti a Continuità Assistenziale Valenza Sanitaria) e dal potenziamento delle cure domiciliari come prospettato dal legislatore piemontese. Questi atti, auspicati, effettivamente potrebbero diminuire la gravità della situazione venutasi a creare. Ci si trova di fronte all’impossibilità di giungere alla dimissione o al trasferimento di persone che hanno esaurito le necessità legate al ricovero e che non vogliono o non possono rientrare al domicilio e dovrebbero essere inserite in realtà appropriate alla loro situazione contingente.
Gli interventi susseguiti nella mattinata si sono articolati in due momenti: prima la testimonianza di come le realtà dall’ospedale per acuti alle strutture per post acuzie procedono, consigliano e in taluni casi subiscono tali situazioni; poi alcune risposte che il territorio cerca di dare attraverso i servizi socio-assistenziali e alcuni chiarimenti giuridici illustrati dalla Procura della Repubblica.
Maria Vittoria Actis, responsabile dell’Unità Spinale Recupero della Città della Salute e della Scienza di Torino, ha inquadrato il tema dal punto di vista normativo e ha sottolineato come in futuro sarebbe auspicabile un dialogo anche con le Associazioni che rappresentano i pazienti.
Altri discorsi hanno evidenziato due dati significativi: le degenze oltre soglia sono cresciute fino ad un 19% nel primo trimestre dell’anno, attestandosi ad un 13% delle giornate complessive del settore (dati presentati da Presidio San Camillo – Servizio di continuità assistenziale, dottoressa Tappero e signora Giolito); le opposizioni alle dimissioni registrate dal Comune di Torino, nel solo 2015, sono state 160. Numero in apparenza piccolo, ma che è cresciuto del 60% negli ultimi mesi, come ha sottolineato Elide Tisi, assessore alle Politiche sociali della Città di Torino.
Infine hanno partecipato G. D’Assio dell’Asl To2, B. Rosina dell’Ordine delle Assistenti sociali e D. Tibone e G. Cottino della Procura della Repubblica.
Si è concluso il convegno con il discorso di Josè Parrella, segretario regionale Aris, che ha sollecitato un maggior dialogo con le associazioni dei pazienti e l’assessorato alla Sanità.
Il dibattito rimane aperto. Si spera in un prossimo futuro con la Regione Piemonte di poter analizzare tutti gli aspetti che sono emersi, per poter insieme concorrere ad una corretta e appropriata spesa delle risorse a disposizione del settore.
Marco Salza, «La Voce del Tempo», 4 dicembre 2015
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