Introduzione
L’omosessualità è una condizione dell’esistenza, un modo di essere al mondo ricevuto in sorte. Solo in questo senso si può dire che l’omosessualità è naturale per colui che la vive (cfr. S.TOMMASO D’AQUINO) non che sia normale. Per alcuni autori l’individuo possiede sia propensioni omo che etero sessuali e il suo orientamento definitivo dipende dal suo sviluppo di personalità. Per altri è invece la conseguenza di uno sviluppo abnorme della personalità, una deviazione, non una malattia, ma un’anomalia dello sviluppo sessuale (G. RUSSO,2004).
L’omosessualità è in effetti un amore che si discosta dalla norma non solo perché rappresenta uno scarto estremo rispetto alla media statistica – le stime di frequenza variano dall’1 al 5 %- ma perché contraddice la norma di valore dell’eros, che nella differenza e reciprocità dei sessi, esprime la dimensione dialogica della persona e la dialettica uomo-donna, con la relativa simbologia, non è un semplice prodotto della storia umana, ma si edifica su presupposti antropologici (G. RUSSO, 2004). Tale deviazione può presentarsi profondamente integrata all’intera personalità (egosintonica). Altre volte è vissuta in maniera conflittuale, egodistonica. Per quanto riguarda la modificazione di tale condizione i pareri dei clinici sono molto discordi.
Le diverse forme dell’omosessualità sono la conseguenza di pulsioni parziali o di identificazioni primarie non rielaborate a cui sono legate. Vi sono ricerche che non escludono la possibilità di identificare effetti genetici in altri punti del genoma umano, ma questo non cambia molto dei problemi posti dal fenomeno omosessualità, che l’ideologia del gender vorrebbe quale realtà naturale e quindi normale. La questione è sapere se sia lecito ridefinire la coppia, il matrimonio e la filiazione a partire dall’omoerotismo e istituzionalizzare l’omosessualità (ANATRELLA, 2015).
«L’omosessualità non è certo un vantaggio, ma la si può considerare una variante della funzione sessuale» (Freud 1935). Lo sviluppo affettivo e sessuale ha seguito un percorso particolare e conduce a una forma di sessualità a cui manca l’internalizzazione di una dimensione essenziale: l’alterità sessuale. Non si tratta dunque di una sessualità alternativa all’eterosessualità, come si sostiene oggi, ma di un desiderio dell’economia sessuale infantile, cioè della sessualità primaria, che non è stata rielaborata (ANATRELLA, 2015).
Tale desiderio appare come una difesa nei confronti del timore dell’altro sesso (ADLER, 1920) e una forma di devianza relativamente al percorso di accesso all’eterosessualità e al desiderio di una relazione instaurata tra un uomo e una donna rappresentando un insuccesso provvisorio (omofilia) o permanente (omosessualità) del soggetto nel sapere gestire le pulsioni parziali nella psicologia genitale e nel riuscire a differenziare l’Io dalle funzioni(ANATRELLA, 2015).
Il soggetto si considera così l’oggetto del proprio desiderio attraverso l’uguale e il simile e, in questo senso, è rilevante considerare questa inclinazione interna come un effetto patogeno di una dimensione del reale che non riesce a integrare.
La problematica sociale dell’omosessualità oggi rischia di far sottovalutare la riflessione sulle sue origini
La sezione 302 del DSM II era intitolata Deviazioni sessuali e comprendeva la condizione di soggetti che provano attrazione per individui dello stesso sesso. L’APA (Associazione Americana di Psichiatria) con una votazione di 5816 voti a favore e 3817 contrari 367 astensioni escludeva tale condizione dal DSM III senza discussione nei confronti di eventuali ricerche scientifiche. L’omoerotismo rimaneva comunque un problema psichico nell’elaborazione della vita sessuale, nella personalità del soggetto. Nel successivo DSM IV e nell’attuale DSM V (2013), l’omosessualità considerata ancora oggi una deviazione dell’orientamento sessuale, non compare più. Il DSM V comportamentalistico e descrittivo – in sintonia con la crisi dell’interiorità contemporanea – non tiene conto della storia, dello sviluppo della personalità del soggetto, dei suoi conflitti interni e della modalità con cui si elaborano le pulsioni sessuali. In seguito alla soppressione del concetto di disturbo sessuale, sotto l’influenza di associazioni militanti, l’omosessualità viene considerata come una condizione di differente identità sessuale. «Ma l’omosessualità non può essere pensata come una differenza, quando essa rappresenta una negazione della differenza sessuale « (Anatrella, 2015). Queste associazioni si rifiutano di esaminare le motivazioni e le ragioni che conducono una personalità verso l’omoerotismo. Il problema della sfera psichica passa a quella sociale e poi politica. «I discorsi sulla omosessualità potranno essere addirittura sanzionati penalmente, il che neutralizza la riflessione e la ricerca clinica».
Un catalogo diagnostico molto utilizzato in ambito ospedaliero alternativo ai vari DSM è la classificazione redatta dall’ICD10 (International Statistical Classification of Diseases and Related Health Problems (10th Revision Version del 2010) relativa ai «disturbi psicologici e comportamentali associati allo sviluppo sessuale». Qui sono considerate (tab.1) le sofferenze di persone con ansie e depressioni sintomatiche di incertezza o di conflitto sul proprio orientamento sessuale. Queste condizioni richiedono eticamente e clinicamente attenzione adeguata per approntare adeguate terapie, che sempre devono considerare i vissuti e le angosce evolutive del soggetto.
L’esperienza clinica dà sostegno alla teoria psicodinamica sul senso e sull’economia psichica dell’omosessualità
a) La relazione primordiale è quella con la madre nel momento in cui il bambino sperimenta il contatto corporeo con lei e non riesce a differenziarsene: con la madre (percepita eguale a sé) egli cerca infatti delle relazioni fusionali. Questa fase viene definita Lo stadio dello specchio, cioè della relazione speculare: chi sono io? Sono come mia madre!In seguito il bambino sperimenta il conflitto della bisessualità psichica e l’interiorizzazione della differenza sessuale attraverso l’elaborazione di certe istanze/pulsioni parziali (problema del possesso e del controllo, e l’aspetto autoaffermativo, fasi propedeutiche alla successiva accettazione e fiducia in se stessi verso appartenenza e cooperazione amorosa). Il seguente passaggio che avviene nello sviluppo del bambino è quello dell’identificazione con il genitore dello stesso sesso, la relazione oggettuale omofilica del bambino (identificazione con il proprio simile) e la conseguente difficoltà fino all’eventuale rifiuto dell’immagine del padre come principio di differenziazione dalla madre. Infine in tale processo esiste una fase che viene definita “rielaborazione della sessualità puberale e del narcisismo” che comprende la proiezione inconscia dei conflitti sopracitati, inclusi quelli dei genitori sul bambino.
b) Le caratteristiche delle figure genitoriali spiccano tra i fattori di origine delle deviazioni del desiderio. Un’inversione di ruolo tra padre e madre può offrire ai figli maschi una figura femminile prevaricatrice e protettiva, che induce ambivalenza ed alternanza, tentazioni di appoggio, ribellione, resistenze al rapporto con la donna in genere o con una donna che non sia la madre. Presenta inoltre un modello maschile non valido per l’imitazione valorizzante, rifiutato e nel contempo contagiante. Ne risulta una compensazione omosessuale, che ha lo scopo di limitare il rischio competitivo virile ed è poi innalzata con una finzione a scelta privilegiata (ADLER, 1920; PARENTI, 1983).
Gli omosessuali maschi giungono al loro traguardo perseguendo una finzione rafforzata e sostitutiva che – tra profonde sofferenze personali e sociali – compensa diverse situazioni: figura paterna ipervirile e difficilmente imitabile, o al contrario debole e passiva, che prefigura un destino ineluttabile; svariate inferiorità d’organo come vera o presunta ipovirilità, confronti interpersonali negativi con individui dell’uno o all’altro sesso, che sfociano in un complesso di inferiorità.
L’omosessuale nel gruppo avverte il sostegno della collettività anomala in cui si è inserito ed esplica in essa un’ambivalente presa di posizione aggressiva, in realtà pseudovirile (PARENTI, 1983). L’omosessuale è un individuo scoraggiato dall’infanzia e che sin da piccolo si è abituato a sfuggire i fallimenti e di conseguenza ad evitare ogni possibilità di disfatta… tramite una svalutazione precoce dell’altro sesso… Poiché nel campo dell’amore c’è molta possibilità di sbagliare l’individuo esclude l’altro sesso (ADLER, 1920).
Il ruolo della normale bisessualità psichica
Se l’identità è un dato oggettivo di fatto (noi siamo o uomini o donne), il desiderio/orientamento sessuale viene elaborato secondo le tappe particolari dello sviluppo della personalità. La tappa della bisessualità psichica è fisiologica e decisiva per articolare l’identità e l’orientamento sessuale nella persona sana.
La bisessualità psichica si attiva quando il soggetto interiorizza la differenza sessuale: diventano capace di far dialogare in sé entrambi i sessi (e non di essere al contempo uomo e donna!). Noi siamo o uomini o donne con tutte le conseguenze psicologiche e simboliche.
Lo sviluppo del Sé può incontrare resistenza ad accettare la dualità dei sessi a causa del fantasma dell’unisessualità (il bambino si immagina che esista un unico sesso), ancor più quando il soggetto sostiene che la natura abbia sbagliato corpo laddove psicologicamente il suo desiderio (omosessualità, travestitismo, transessualismo) va nella direzione opposta rispetto alla sua identità corporea.
Una volta assunta la realtà del corpo sessuato dell’uomo e della donna, il soggetto considera il sesso come il genere, nonostante questo venga negato dalla teoria del genere.
La bisessualità psichica è una realtà fisiologica dello stato primario della sessualità che fa parte della sessualità infantile e che persiste nell’inconscio e che non va confusa con la sessualità del bambino. Essa ha un ruolo nell’identificazione inconscia con gli aspetti maschili e femminili dei propri genitori, ma anche, nell’adolescenza, con le immagini di uomini e di donne presenti nella società.
Essa rappresenta la capacità di riconoscere intimamente e interiorizzare i due sessi e di farli dialogare al proprio interno e non il fatto di possedere entrambi i sessi o giocare a sperimentare entrambi i sessi contemporaneamente. La bisessualità psichica contribuisce all’interiorizzazione del femminile per entrambi i sessi e consente di abbandonarvisi senza essere nell’angoscia di perdere la propria identità o di essere inghiottiti dall’apertura del corpo femminile. È una struttura dinamica di sviluppo del Sè verso l’Altro Diverso da Me nello stesso momento in cui il Sé si fonda e poi si apre all’altro sessuato in se stesso: è la struttura che consente di capire e desiderare empaticamente e amare l’Altro, persona dell’altro sesso. Nell’adolescenza ci può essere il segno del mancato raggiungimento della sessualità con esitazione tra l’attrazione nei confronti del proprio sesso e quelle del sesso opposto. L’omosessualità trova la propria origine, tra l’altro, nell’alterazione o nel fallimento dell’elaborazione della bisessualità psichica.
Aspetti depressivi, narcisistici, proiettivi
a) Il bambino/adolescente, rielabora la sua incertezza identitaria grazie alla bisessualità psichica allo scopo di inserirsi nella dinamica dell’alterità sessuale. Ma l’adulto, può attraversare delle regressioni, fino alla decisione di cambiare orientamento sessuale. L’omosessualità è spesso il sintomo/rimediodi una depressione originaria (angoscia della perdita) della quale le regressioni in età adulta riattivano conflitti intrapsichici mascherati da diverse resistenze. Per l’uomo omosessuale la madre è inconsciamente colei a cui non manca nulla. Gli è intollerabile acquisire la consapevolezza che la madre potrebbe essere caratterizzata dall’incompletezza e rimette in discussione il suo rifiuto della limitazione, cioè l’essere limitato nella propria identità sessuale. Sesso deriva da Sectus, separato, distaccato….L’angoscia di questo limite si trasforma in scompenso, in una depressione che sancisce il fallimento nel raggiungere l’alterità sessuale. Il carattere depressivo è intrinseco all’ingresso nell’omosessualità e non deriva solo dal rifiuto sociale…… Sono altrettanti conflitti che, senza essere esaustivi, si traducono in fissazioni con cui il soggetto impedisce a se stesso di incamminarsi verso l’eterosessualità. Esistono quindi diverse forme di omosessualità radicate in questi condizionamenti psichici e alcune di queste possono rielaborarsi verso l’eterosessualità, mentre altre sono più complesse.
b) Nei «Tre saggi sulla teoria sessuale» Freud considera il processo narcisistico per comprendere la scelta oggettuale negli omosessuali; essi assumono se stessi come oggetto sessuale, cercano uomini giovani e simili alla loro persona che li vogliano amare come li ha amati la loro madre. Si sono fissati su questa modalità dell’economia affettiva al punto di farne una struttura relazionale.
Questo tipo di narcisismo rappresenta un rovesciamento regressivo sull’Io della libido, distolta dai suoi investimenti oggettuali. Questo genere di relazione non ha in sé le condizioni psicologiche per accedere al senso dell’alterità, del «completamente altro» fondato sull’interiorizzazione della differenza sessuale. Tale narcisismo è talmente difensivo, invadente ed esigente che gli altri si lasciano facilmente ipnotizzare, intimidire e assoggettare da questo effetto specchio. La rielaborazione di un orientamento sessuale dipende dalla mobilità psichica e dal desiderio del soggetto di voler cambiare a vivere in maniera diversa:
Alcuni soggetti, che hanno avuto esperienza di un periodo di pratica omosessuale, possono modificarsi o contenersi e accettarsi consapevolmente nell’eterosessualità, senza doverne obbligatoriamente soffrire, mentre altri sperimenteranno l’opposto (ANATRELLA, 2015).
c) Dopo Freud la riflessione clinica psicoanalitica ha sottolineato i legami esistenti tra aspetti proiettivi – credersi perseguitati dagli altri unitamente alla volontà di denunciarli, o addirittura di agire in giudizio – e l’omosessualità (la colpa psichica riguarda l’omosessualità e rischia di essere proiettata su altri, considerati come colpevoli). Alcuni omosessuali sovra-interpretano coloro che criticano le loro rivendicazioni considerandoli come omofobi o come omosessuali repressi o ancora interpretano necessariamente qualsiasi amicizia tra uomini o donne come omosessualità (come se dovessero vivere come loro). Si tratta di un’interpretazione proiettiva, che manifesta un’esigenza di essere riconosciuti socialmente, laddove alcuni non arrivano ad accettarsi da sé; tale interpretazione manifesta parimenti, in particolari soggetti, una voglia di erotizzare le relazioni con gli altri. La rielaborazione di un orientamento sessuale dipende dalla mobilità psichica e dal desiderio del soggetto di voler cambiare a vivere in maniera diversa. Alcuni soggetti, che hanno avuto esperienza di un periodo di pratica omosessuale, possono modificarsi o contenersi e accettarsi consapevolmente nell’eterosessualità, senza doverne obbligatoriamente soffrire, mentre altri sperimenteranno l’opposto (ANATRELLA, 2015).
L’omosessualità è quindi un sintomo?
Nella dimensione narcisistica l’omoerotismo appare un sintomo e non solo una difficoltà di ordine sessuale o una sessualità alternativa. L’omoerotismo deriva da una sessualità complessa e sintomatica, legata alle identificazioni primarie, che corrisponde a un tentativo di recupero della carenza narcisistica che si trova in fondo alla personalità. L’immagine del padre, come vissuto dal, è spesso problematica. Alcuni soggetti frequentemente soffrono e lamentano di vivere con questo orientamento sessuale che li angoscia e li turba profondamente. Alcuni si rassegnano e incolpano se stessi, altri se ne difendono in modo più o meno aggressivo, rimproverando a chi li circonda di non accettarli. Spostano così il loro problema cercando delle ragioni al di fuori di sé. Altri tentano di dimenticare attraverso comportamenti festosi e di dipendenza: ma il clima depressivo è ben presente e attivo. La tendenza omosessuale è spesso difficile da accettare consapevolmente per la distanza che vi è tra l’identità e il desiderio di ricerca dell’uguale a sé. L’omosessualità non viene da sé e rivela un problema nell’organizzazione psichica della rappresentazione mentale del legame sessuale (P. PALMADE, Je suis enfin guèri de la maladie de la nuit, 2008 citato da Anatrella).
La rielaborazione dell’orientamento sessuale
La rielaborazione dell’orientamento sessuale dipende dalla mobilità psichica e dal desiderio del soggetto di voler cambiare e vivere in maniera diversa. Alcuni soggetti, dopo un periodo di pratica omosessuale, possono modificarsi o contenersi e accettarsi consapevolmente nell’eterosessualità, senza doverne obbligatoriamente soffrire, mentre altri sperimenteranno l’opposto. L’omosessualità è impossibile da modificare? Non si tratta di curare una malattia … La questione si pone in modo differente. Spesso persone con attrazione non eterosessuale chiedono aiuto per una sofferenza profonda che nasce da disturbi della corretta autostima prima ancora che di un conflitto identitario. Se, come mostrato da diversi lavori psicoanalitici e psichiatrici, ogni fissazione omoerotica deriva dall’ambito della depressione, vale a dire da una carenza di investimento, quindi da un ambito Narcisistico, il clinico non deve lasciarsi sviare dall’atteggiamento del paziente a presentare dei problemi sessuali, ma individuare ed elaborare in psicoterapia deficit e i disordini narcisistici del soggetto (Cfr. A. GREEN, Les chaînes d’Eros, cit. da Anatrella 2015).
Secondo la psicoterapia clinica, è possibile aiutare il soggetto nell’elaborazione dei conflitti che sottendono numerose difficoltà presentate, di cui le fissazioni omoerotiche rappresentano un tentativo di risoluzione del loro conflitto. La base depressiva di qualsiasi difesa omoerotica appare nell’evoluzione spontanea, ben conosciuta, dei soggetti che hanno inizialmente rifiutato qualsiasi aiuto psicologico, in quanto avevano un potere di seduzione narcisistica sufficiente sui loro oggetti privilegiati.
«Con l’età sfuma questa capacità seduttiva e la depressione appare in modo più visibile, a diversi gradi di cui non è sempre facile prevedere in anticipo l’intensità» (J. BERGERET et al., L’Érotisme narcissique, Dunod, Paris 1999, cit. da Anatrella 2015).
Alcune significative ricerche attuali
a) Secondo una ricerca presentata all’American Association for the Advancement of Science da Sanders e collaboratori (2014) relativa allo studio di eventuali predisposizioni genetiche o correlati genetici dell’orientamento omosessuale si è evidenziato come la risposta è sostanzialmente positiva nel 30% o 40% dei casi. La ricerca è stata condotta coinvolgendo 400 persone omosessuali nate dagli stessi genitori, arrivando alla conclusione che almeno due geni influenzano l’orientamento sessuale: uno nella regione Xq28 e l’altro nel cromosoma 8. Si tratta di geni ereditati dalla madre. La notizia potrebbe sgretolare ancora una volta l’idea che l’omosessualità sia una scelta. Ma potrebbe rafforzare questa ipotesi: se l’orientamento sessuale è scritto nei nostri geni, allora potrebbe essere “curata”. Secondo SANDERS però le preferenze sessuali e affettive non possono essere ridotte a eredità genetiche, poiché anche l’ambiente e l’esposizione agli ormoni durante la gravidanza contano moltissimo.
b) Cosa fa sì che un bambino o una bambina cresca omosessuale o eterosessuale? Per rispondere a questa domanda LE VAY in uno studio del 1991 aveva pubblicato su Science un’indagine sull’orientamento sessuale da una prospettiva biologica e lo considera il risultato dell’interazione tra geni, ormoni sessuali e processi di sviluppo a livello cerebrale e somatico identificando una differenza nella struttura dell’ipotalamo di uomini omosessuali ed eterosessuali. Sul piano delle conclusioni argomentative dell’Autore bisogna considerare che non sempre post hoc è propter hoc… Da allora un numero crescente di ricercatori si è dedicato allo studio delle radici biologiche dell’orientamento sessuale. Questo studio datato anche per la metodologia appare la base di un recente libro Gay si nasce? dello stesso autore pubblicato in Italia da R. Cortina.
c) REGNERUS e collaboratori 2012) hanno strutturato il New Family Structures Study (NFSS) ovvero un progetto di raccolta di dati socio-scientifici su un campione casuale di giovani americani adulti (età 18-39) cresciuti in diversi tipi di famiglie. Figli giovani-adulti di un genitore che ha avuto una relazione sentimentale con individui dello stesso sesso sono stati testati su 40 diverse variabili di outcome sociale, emotivo e relazionale rispetto ad altri sei tipi di famiglia-di-origine. I risultati rivelano numerose differenze, soprattutto tra i figli di donne che hanno avuto una relazione lesbica e quelli con genitori biologici ancora sposati eterosessuali. I risultati sono robusti anche in contesti multivariati, suggerendo di gran lunga una maggiore diversità in esperienze famigliari di tipo “genitore omosessuale”. In un secondo lavoro, REGNERUS e collaboratori (2012) affrontano successivo una serie di critiche che sono state sollevate alla precedente ricerca. Le nuove analisi presentate rivelano e confermano numerose differenze nei figli adulti in rapporto a comportamenti relativi a genitori dello stesso sesso materno (e residenti con il partner) rispetto agenitori biologici ancora sposati (eterosessuali). Meno differenze appaiono tra figli con genitori separati ed altri gruppi, in particolare madri single non-sposate. La famiglia di due genitori eterosessuali, concludono gli autori, rimane un ambiente ottimale per lo sviluppo a lungo termine dei bambini.
d) Sono stati studiati da CHAKRABORTY e collaboratori (2011) 7403 soggetti autodefinitisi non-eterosessuali, i quali mostrano elevati tassi di infelicità, disturbi nevrotici, episodi depressivi, disturbo d’ansia generalizzato, disturbo ossessivo-compulsivo, disturbo fobico, probabile psicosi, pensieri suicidi e atti, autolesionismo, alcol e tossicodipendenza. Lo stesso vale per le consultazioni mediche e psichiatriche e il ricorso a servizi di cura di tipo comunitario. Nel gruppo di soggetti non eterosessuali, la discriminazione per ragioni sessuali predice disturbi di tipo nevrotico, anche dopo aggiustamento per potenziali variabili confondenti di tipo demografico. Questo studio rafforza i dati internazionali per i quali le persone non-eterosessuali hanno molti problemi di salute mentale e di utilizzo dei servizi, e dà ulteriore sostegno all’evidenza per cui la discriminazione agisce come un fattore di stress sociale, nella genesi di problemi di salute mentale in questa popolazione.
e) In una review della letteratura condotta da KING e collaboratori (2008) rispetto al tema del legame tra disturbi psichici e omosessualità si è evidenziato come in persone omosessuali esista un rapporto di 2:1 rispetto ai tentativi di suicidio. Il rischio per i disturbi di ansia e depressione (nel corso di un periodo di 12 mesi o una vita) erano almeno 1,5 volte superiore mentre la dipendenza da sostanze o da alcol risultava di 1,5 volte più elevato. I risultati erano simili in entrambi i sessi, ma alcune meta-analisi hanno sottolineato come le donne lesbiche e bisessuali sembrino particolarmente a rischio di dipendenza mentre i soggetti gay o bisessuali mostrano una prevalenza maggiore in termini di tentativi suicidari. Da questa review si evince pertanto come le persone omosessuali sembrino a più alto rischio di disturbo mentale, ideazioni suicidarie, abuso di sostanze ed autolesionismo rispetto ai soggetti eterosessuali.
f) L’anno scorso BOS e collaboratori (2015) hanno compiuto un’indagine epidemiologica sulle problematiche psichiche correlate o meno all’orientamento sessuale. L’espressione clinica di depressione ed ansia non differivano in relazione all’orientamento sessuale. Per quanto riguarda l’uso di sostanze, donne attratte dallo stesso segno segnalano più uso di droghe rispetto alle donne eterosessuali (uso di droghe: 16,2% vs 6,6%,P = 0,003). Per quanto riguarda le esperienze infantili stressanti, gli omosessuali hanno riferito abusi sessuali durante l’infanzia maggiori di quelle riscontrate in soggetti eterosessuali (20,4% vs 8,5%, p = 0,005). Per le donne lesbiche sembrerebbe quindi che l’uso di sostanze illecite potrebbe essere un meccanismo di coping per affrontare i sintomi esistenziali o per fronteggiare i fattori di stress legati alla condizione di minoranza mentre per gli omosessuali sembrerebbe che esperienze infantili traumatiche giochino un ruolo causativo nella genesi del differente orientamento sessuale.
g) Il gruppo di ricerca di FASSINO S.e coll. (2001) impegnato nell’ambito dei Disturbi del Comportamento Alimentare ha condotto uno studio per la valutazione degli aspetti personologici caratteristici della popolazione maschile affetta da Anoressia Nervosa comparandoli con soggetti sani di sesso maschile sia con orientamento omosessuale che eterosessuale: la relazione tra anoressia nervosa maschile ed omosessualità è un dato emergente in ambito clinico / scientifico. Tra risultati emersi, non cercati ma trovati, dalla complessa elaborazione dei dati risulta con buona significatività statistica che i soggetti maschi omosessuali sani del gruppo controllo presentano un caratteristico profilo di personalità, confrontati con soggetti sani maschi eterosessuali appartenenti appunto al gruppo di controllo. Queste peculiarità concernono sia tratti temperamentali, a prevalente componente biologico-genetica, più alto Evitamento del Danno (sensibilità agli stimoli nocivo depressivi) più bassa Persistenza (capacità di resistere alle frustrazioni), che tratti del carattere come più Bassa Autodirettività, connessa all’autostima e forza dell’Io. I tratti caratteriali, contrariamente a quelli temperamentali che sono stabili e costitutivi del Sé, sono mobili e conseguenti ai fatti di vita e degli stili educazionali.
h) In ambito letterario DAWN STEFANOWICZ (2012) ha pubblicato la sua autobiografia relativa alla storia di una bambina, poi adolescente e ora giovane donna che vive il trauma di una famiglia composta da un padre omosessuale, con il suo entourage di partners sessuali freneticamente rinnovato, e da una madre depressa e complice: lei reagisce con una presa di distanza da sé stessa e dalla vita che le appare l’unica via di sopravvivenza. Fino alla vera liberazione avvenuta con la riscoperta, nella fede, del proprio valore di persona, e della capacità di amare, anche suo padre. È una condanna dell’omosessualità come pratica normale e che critica non solo coloro che ne parlano come di una tendenza innocua, ma anche di chi la considera solo come una scelta da condannare e non un disagio da alleviare. Per l’Autrice questi due atteggiamenti sono entrambi facce della stessa medaglia. Quella di chi non vuole affrontare il problema, accontentandosi di un sentimento superficiale: «Non conosco molti omosessuali o ex omosessuali che sceglierebbero una Chiesa come il luogo più confortevole e accogliente in cui aprirsi», scrive infatti la donna, che ugualmente condanna chi per cercare consensi o «bisogno di fondi è deciso a negoziare sui princìpi fondamentali». Una storia di sofferenze indicibili «per difendere i bambini innocenti che non possono difendersi da soli», e per lottare, «contro una nuova, inaudita forma di abusi sui minori, legalizzata e promossa dagli Stati che hanno abbracciato un’ideologia del tutto falsa…». STEFANOWICZ racconta di un’infanzia «senza un attaccamento sicuro al padre, anni nei quali non riuscii per anni a relazionarmi a nessun uomo (…), del tutto incapace di gestire la tensione quotidiana, sia a scuola sia a casa».
i) In ambito socio-politico recentemente a scendere in campo nel dibattito sul Ddl Cirinnà sulle unioni civili e in particolare sulla Stepchild adoption è il presidente della Società Italiana di Pediatria GIOVANNI CORSELLO (Doctor 33, 4.2.2016) sottolineando che «come pediatri riteniamo che la discussione dovrebbe comprendere anche i profili clinici e psicologici del bambino e dell’adolescente». Non si può escludere che convivere con due genitori dello stesso sesso non abbia ricadute negative sui processi di sviluppo psichico e relazionale nell’età evolutiva». «La maturazione psicologica di un bambino», continua Corsello, «si svolge lungo un percorso correlato con la qualità dei legami affettivi all’interno della famiglia e con i coetanei. La qualità delle relazioni umane e interpersonali, nonché il livello di stabilità emotiva e la sicurezza sociale di un bambino, sono conseguenze di una maturazione psicoaffettiva armonica. Studi e ricerche cliniche hanno messo in evidenza che questi processi possono rivelarsi incerti e indeboliti da una convivenza all’interno di una famiglia conflittuale, ma anche da una famiglia in cui il nucleo genitoriale non ha il padre e la madre come modelli di riferimento», aggiunge il Presidente Sip. Quando si fanno scelte su temi di così grande rilievo sociale, che incidono sui diritti dei bambini a crescere in sistemi protetti e sicuri, non possono essere considerati solo i diritti della coppia o dei partner, ma va valutato l’interesse superiore del bambino» conclude Corsello.
Conclusioni sintetiche
Le diverse forme dell’omosessualità sarebbero conseguenza di istanze/pulsioni parziali o di identificazioni primarie non rielaborate. L’origine del fenomeno dell’omosessualità va ricercata nella modalità in cui il soggetto nel suo percorso evolutivo organizza le rappresentazioni di Sé e degli altri secondo le diverse fasi dello sviluppo della propria personalità piuttosto che un determinismo biologico o genetico.
Vi sono ricerche che non escludono la possibilità di identificare effetti genetici in altri punti del genoma umano, ma questo non cambia molti dei problemi posti dal fenomeno omosessualità, che l’ideologia del gender vorrebbe quale realtà naturale. La questione è sapere se sia lecito ridefinire la coppia, il matrimonio e la filiazione a partire dall’omoerotismo e istituzionalizzare l’omosessualità (ANATRELLA, 2015).
La sessualità deriva da almeno un centinaio di geni e dalla influenza dell’ambiente, della posizione affettiva del soggetto e della psicologia individuale e deve comprendere lo sviluppo della personalità e del suo orientamento / desiderio sessuale. L’identità è costante quando vi è coerenza coi propri desideri. Tuttavia un orientamento, un desiderio non costituiscono identità. Oggi si confonde orientamento con identità. L’identità è un dato che l’uomo e la donna ricevono, accettano e integrano mentre l’orientamento (desiderio) è il risultato di una elaborazione delle pulsioni sessuali.
L’esperienza clinica dà sostegno alla teoria psicodinamica sul senso e sull’economia psichica dell’omosessualità. Il ruolo della normale fisiologica bisessualità psichica appare importante nella maturazione armonica della personalità nei soggetti con orientamento eterosessuale. Le caratteristiche delle figure genitoriali spiccano tra i fattori individuabili all’origine delle deviazioni del desiderio. L’omosessualità è spesso considerabile come sintomo di un disagio maturativo, dove aspetti depressivi, narcistici e proiettivi concorrono ad una sofferenza talora molto profonda, anche ma non solo connessa allo stigma sociale, che richiede rispetto e considerazione etica e clinica.
Sulla base delle attuali conoscenze scientifiche non si può affermare che i processi di sviluppo del bambino non subiscano effetti patologici dal confronto con modelli genitoriali rappresentati da persone che sono entrambi maschi o entrambe femmine.
L’origine del fenomeno dell’omosessualità deve essere ricercata soprattutto nella modalità in cui il soggetto organizza e viene aiutato in famiglia ad organizzare le proprie rappresentazioni sessuali secondo le diverse fasi dello sviluppo della propria vita psichica piuttosto che un determinismo biologico o genetico.
Bibliografia essenziale
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