Emozioni della vita prenatale1
di Gino Soldera*
Abstract
Nelle antiche civiltà del Giappone e della Cina era consuetudine far coincidere la nascita con il momento del concepimento: i 9 mesi della gestazione, infatti, erano considerati veri e propri momenti di vita, capaci di lasciare un segno nella storia individuale.
Il concepito evidenzia avere, accanto al proprio bagaglio genetico e tenuto conto dell’influenza dell’ambiente, anche una propria individualità che gli consente di esercitare un ruolo attivo nella propria crescita e sviluppo.
È accertato che il nascituro, fin dai primi momenti di vita, ha la capacità di interagire con la propria madre in termini metabolici e biochimici, ma anche psichici profondi.
Inoltre le osservazioni ecografiche del comportamento fetale hanno dimostrato che il nascituro manifesta da subito una propria intelligenza di fondo: è in grado di ricevere, attraverso il suo apparato sensoriale, uno stimolo esterno, di selezionarlo, focalizzarsi su di esso, elaborarne il contenuto e fornire una risposta precisa e creativa, evidenziando così anche delle capacità neuropsichiche. Egli infatti è capace di orientarsi nell’ambiente uterino e di riconoscerlo nelle sue diverse parti, sa stare in equilibrio, gioca e danza, vive delle sensazioni di piacere ed esprime emozioni positive, accompagnate dal sorriso, ma sperimenta anche sofferenza e dolore, comunica con i fratelli gemelli, si calma ascoltando le melodie di Vivaldi e Mozart, scalcia e si muove intensamente con Beethoven e Brahms, ed è in grado di giocare. A partire dalla 22 settimana gestazionale, dimostra un profilo motorio e dinamico con le caratteristiche dell’intenzionalità.
Oggi, alla luce dei dati emersi dalla ricerca, si può affermare che il periodo della gestazione è senza ombra di dubbio il più importante nella vita di una persona. Nel grembo materno, infatti, non solo si forma l’organismo, con il suo temperamento, ma avviene anche la prima opera di prevenzione e di promozione della salute nell’essere umano tanto che le esperienze che il nascituro vive in questa fase rimarranno impresse e nascoste nell’inconscio per tutta la vita. Da qui l’esigenza di introdurre dei programmi di educazione prenatale, dove le attività proposte, che coinvolgono il padre, la madre e il figlio nel corso della gestazione, hanno permesso di conseguire risultati molto importanti. Tutto questo ci aiuta a capire quanto sia importante approfondire, studiare e conoscere quanto avviene durante la vita prenatale, come proposto dalle raccomandazioni di Vienna, affinché la cultura che riguarda la vita prenatale diventi patrimonio della società, motivo di riflessione da parte delle istituzioni, dei servizi, degli operatori e occasione di pratica e di esperienza dei genitori.
Schaffer riferisce che:
Nelle antiche civiltà del Giappone e della Cina è consuetudine far coincidere la nascita con il momento del concepimento: questo perché i nove mesi di gestazione erano considerati veri e propri momenti di vita, capaci di lasciare un segno nella storia individuale (2005).
Il mio sforzo, in questo incontro, sarà quello di darvi una panoramica dei contributi in ambito psicologico e dell’educazione prenatale sul tema delle emozioni.
In genere il ciclo della vita viene fatto coincidere con la nascita escludendo il periodo della vita prenatale che, alla luce della moderna epigenetica (scienza che studia l’influenza dell’ambiente sui geni), potremmo invece definire il più importante dell’intera esistenza umana. In questa fase vengono infatti poste le basi per lo sviluppo fisico e psichico per la formazione dell’essere umano condizionando a cascata l’andamento di tutte le fasi successive della vita (A. Bertin 1998). Ad essa infatti pertiene l’organizzazione e la strutturazione dell’essere umano all’interno di una logica di continuità indivisibile che
pone le radici nel mondo prenatale; in questo continuum l’individuo rappresenta un’entità in cui la psiche e il corpo sono sincronicamente legati: l’utero è il primo ambiente ecologico che qualifica l’inizio dell’esperienza umana (Freyberg 2005).
Durante la gestazione si costruiscono le fondamenta per lo sviluppo delle potenzialità latenti che sono importanti per consentire all’individuo di essere se stesso nella vita e per realizzarsi come persona.
Per ordine di chiarezza ho cercato, come si vede dalla tabella (foto 1) di differenziare la realtà del temperamento da quella del carattere e della personalità e anche di introdurre un concetto nuovo, l’individualità.
I. La fase prenatale
È ormai consolidato scientificamente che durante il periodo di gestazione si forma il temperamento dell’essere umano. Sin dal concepimento il bambino è dotato di una propria identità psico-genetica. Nel mio libro Conoscere il carattere del bambino prima della nascita – che risale ai primi anni Novanta – metto in evidenza che tutte le mamme in attesa di un bambino avvertono dei cambiamenti dentro di loro, ovvero tratti della personalità o modi di essere nuovi che afferiscono al bambino. Nell’ambiente uterino si forma la struttura che sarà poi di riferimento al successivo sviluppo del carattere e della personalità.
I tratti fondamentali del temperamento come l’estroversione, la voracità, la timidezza, il nervosismo , il modo più o meno rapido di reagire agli stimoli, sono già riscontrabili negli atteggiamenti più ricorrenti nell’utero (Vegetti-Finzi 1994). Sappiamo che c’è una notevole differenza fra il bambino che nasce con un buon temperamento e un bambino con un difficile temperamento perché quest’ultimo è spesso capace di mettere in crisi anche i genitori animati dalla più buona volontà verso di loro.
Thomas Verny afferma: «Dal momento del concepimento, l’esperienza intrauterina forgia il cervello e getta le basi per la personalità, il temperamento e le capacità di pensiero» (2004).
Come esempio vi riporto le caratteristiche biologiche del concepito dal 1 giorno (Parson 2002) perché sono cinque orientamenti costitutivi dell’essere umano.
Nel primo giorno il concepito ha:
– Un’identità umana propria (44 + 2 cromosomi e un totale di circa 3, 2 miliardi di paia di basi di DNA contenenti all’incirca 20.000-25.000 geni);
– unicità e individualità proprie (sequenza ALU, per distinguere il Genoma);
– un’autonomia biologica (Shift metabolico, energetico);
– l’assunzione del piano di programma genomico (imprinting genomico, polarizzazione,
assializzazione);
– il “cross-talk” (mirato all’impianto e alla tolleranza immunologica)
Fin dal concepimento il bambino è portatore di un progetto di vita che rappresenta il motivo per il quale esistiamo in questo mondo e ci aiuta, una volta conosciuto, a dare un senso alla nostra esistenza. Sul piano della relazione educativa i genitori sono chiamati ad accettare da subito il figlio per quel che è e non per quel che vorrebbero. Il progetto di vita scandisce le tappe dello sviluppo del bambino e le modalità del suo comportamento, secondo un orientamento auto educativo – trova in sé gli strumenti per potersi formare, considerata la sua capacità di auto generarsi e auto evolversi – che i genitori devono riconoscere e rispettare.
I genitori sono pertanto chiamati ad affinare la loro sensibilità e a entrare in relazione con lui, per conoscere il suo progetto e favorirne la realizzazione. Potremmo dire che il compito educativo è proprio quello di educere, del “tirare fuori ”. L’educazione non va confusa con l’istruzione. Il bambino avrebbe bisogno da subito di relazioni importanti e significative, fondate non sul controllo esteriore ma sull’intesa e sulla comprensione interiore. Il valore del rispetto, l’accettazione e la valorizzazione della persona umana fin dal concepimento sono i fondamenti di ogni vera forma di educazione.
Il concepito è un essere umano dotato di potenzialità e di risorse, ha una precisa struttura genetica, un suo progetto di vita e identità personale. Sulle basi biologiche illustrate pocanzi si svilupperà in sostanza un essere umano con tutte le sue competenze. Infatti i numerosi dati raccolti dimostrano che fin dall’inizio il concepito è:
A. Un essere umano capace di muoversi, di stare in equilibrio, di esplorare l’ambiente e se stesso e di giocare:
– Si può vedere già alla 6-7 settimana di gestazione (s.di g.) dei movimenti vermicolari dell’embrione che diventano sempre più ripetitivi fino a sviluppare movimenti fetali molto complessi e specifici
– Tra la 12 e la 13 s. di g. si nota la rotazione del capo, l’estensione del capo sul tronco, i movimenti isolati di piccole parti, le mani si muovono verso il capo, la faccia, la bocca
– Alla 15 s.di g. si osserva il pollice nella cavità orale, le mani verso la testa e il volto, deglutizione e suzione; reagisce agli stimoli ambientali e al tocco della madre
– Alle 20-21 s. di g. ha l’apertura rapida e la chiusura lenta della bocca, il singhiozzo
– Poi verso le 24-25 s. di g. fa dei movimenti più frequenti dopo l’assunzione di pasti o del glucosio da parte della madre e osserviamo la comparsa del sonno REM
– Infine già dalle 27 – 28 s. di g. abbiamo una risposta a stimoli acustici e movimenti di esplorazione
Come sottolinea Milani Comparetti (1983) alla 20° s. di g. l’essere umano possiede tutti i patterns motori e nelle successive il suo andamento è di lasciare quelli che gli sono inutili per sviluppare capacità che possono servirgli alla nascita.
Nel corso della vita intrauterina si sviluppano così dei meccanismi nervosi che presiedono a funzioni vitali, quali il respiro, la deglutizione, la suzione, il pianto, l’orientamento spaziale, la locomozione, il ritmo sonno-veglia.
Una recente ricerca italiana condotta dalle Università di Torino, Parma, Padova e Trieste ha messo in evidenza che l’interazione fra gemelli inizia all’11 s. di g. e poi i contatti diventano sempre più frequenti e avvengono con la intenzionalità di un adulto (Castiello 2010). Quel che più ha sorpreso è proprio sulla cinetica dei movimenti; questi ultimi avvengono con una certa intenzionalità sia che riguardino il rapporto che il concepito ha con se stesso sia la sua relazione e comunicazione con il fratello gemello. Il bambino in utero si rapporta con il fratello gemello nello stesso modo in cui noi ci rapportiamo con la persona che abbiamo accanto: con estrema attenzione e delicatezza.
B. Un essere sensibile che avverte dolore e che è capace di percepire e discriminare gli stimoli e di vivere le emozioni.
Per ricordare il professor David Chamberlain, un amico che ci ha lasciato alcuni mesi fa, vi descrivo il suo prestigioso contributo nell’individuazione dell’esistenza di 12 sensi nella vita prenatale, così suddivisi: i primi sensi diversi, i sensi chimici, a contatto con la bocca, i paradossi della vista e i sensi superiori.
I PRIMI SENSI DIVERSI
– Il senso tattile è presente piuttosto presto sin dalla 7° s. di g. e si sviluppa con sensibilità cutanea su tutto il corpo nella 32 s. di g. Chamberlain ha notato che ci sono modalità attive (intenzionali) e passive (recettive) del nascituro
– Sensori termici. Il feto reagisce alle variazioni di temperature (soluzioni calde e fredde)
– I canali del dolore (la nocicezione) che iniziano a predisporsi sin già fra le 20 e le 34° s. di g. quando il nascituro reagisce a situazioni di stress
– Udito e ascolto. Verso la 24 s. di g. l’orecchio del bambino è strutturalmente completo. Gli studi sulle relazioni del nascituro alle voci dimostrano la sua capacità di apprendimento. Si può osservare che già tra la 14 e 17 s di g. si evidenziano risposte motorie alle stimolazioni acustiche
– Senso di equilibrio. Attorno alla 8° s. di g. comincia a svilupparsi il sistema vestibolare.
I SENSI CHIMICI
– Degustazione, il senso degustativo. I recettori gustativi raggiungono una presenza abbastanza definita e funzionalità tra la 11 e 14 s. di g. Alla 13 s. di g. si ha l’inizio della deglutizione; si osserva un incremento della deglutizione iniettando nella cavità amniotica delle sostanze zuccherine e un decremento con le sostanze amare (fa smorfie)
– L’olfatto, il senso dell’olfatto. Verso le 11-15 s. di g. percepisce circa un centinaio di aromi presenti nel liquido amniotico.
CONTATTO CON LA BOCCA
Esplora con la bocca per conoscere la consistenza, la durezza e il contorno degli oggetti.
Usa il leccare e il succhiare per il piacere. Suzione dalla 13° s. di g.; sembra essere una modalità gradita e vissuta come esperienza d’intimità.
I PARADOSSI DELLA VISTA
Capacità visiva precoce. La funzionalità visiva si sviluppa tra il quarto e il sesto mese; alla 26 s. di g. le palpebre si dischiudono e si assiste ad una risposta agli stimoli luminosi intensi.
SENSI SUPERIORI
Rilevamento psichico. Molte ricerche mettono in evidenza il sentire contestuale del feto con la madre, come nel fumo o nel sentirsi accettati o rifiutati
Rilevamento trascendente. Sono stati riportati aneddoti ed esperienze dove il nascituro dimostra di avere consapevolezza dell’ambiente esterno e delle persone presenti in quel contesto.
Questo perché l’essere umano fin dal concepimento ha in sé la psiche, chiamata tradizionalmente anima, senza la quale non potrebbe vivere. La psiche, che si aggiunge all’eredità e all’ambiente nella formazione dell’individuo, rende il bambino un essere umano completo, dotato di tutto ciò che gli è necessario per vivere questa fase della vita.
Quando si parla della psiche e del nascituro o bambino generalmente si considerano gli aspetti legati alla sfera biologica del corpo e degli istinti e quindi ai bisogni (inconscio inferiore) e poco al rapporto con l’ambiente circostante, vissuto nella quotidianità (inconscio medio). Non va dimenticato, come avviene comunemente, che il nascituro è portatore di valori, di qualità (inconscio superiore) – come illustra l’Uovo di Assagioli (1973) – e da studi recenti che sia dotato di una propria coscienza e consapevolezza anche se inconscia (Chamberlain 1998), chiamata da Sozzi “sublimale primaria” e di un suo progetto di vita (Soldera 2000).
II. Uovo di Assagioli
Quello dell’inconscio superiore nel nascituro è un aspetto che collega direttamente il bambino alla vita e alla natura e, se percepito dai genitori, riempie di significato e prospettiva la loro relazione.
C. È un essere socievole, capace di comunicazione con la madre, il padre, il fratello gemello e l’ambiente circostante esterno.
Numerosi studi effettuati sui gemelli nel corso della gestazione hanno messo in luce la capacità comunicativa interattiva dell’uno verso l’altro come quelli di Piontelli (1992). È famosa la coppia di gemelli Luca e Alice, soprannominati “i gemelli gentili”, che già alla 20° s. di g. comunicavano reciprocamente a livello tattile, motorio ed espressivo.
Ogni madre che ascolta può identificare, nel corso della gestazione, le caratteristiche individuali del figlio. La biologia molecolare e le neuroscienze hanno messo in evidenza che il bambino inizia ad avere le sue relazioni con il corpo della madre fin dal concepimento.
Da una ricerca di Chiara Sozzi che parte dall’esperienza clinica e comunicativa di alcune madri con i loro figli in gravidanza risulta che il bambino in epoca prenatale sia dotato di un’ampia consapevolezza (tridimensionale), caratterizzata:
– dai limiti della propria realtà fisica
– dal proprio spessore di coscienza
– dalla comprensione limitata di ciò che è e sa
– dal livello specifico di consapevolezza che hanno la madre e il padre
D. È un essere capace di ricordare, di apprendere, dotato di una propria intelligenza e intenzionalità.
Le neuroscienze hanno dimostrato l’esistenza di una memoria cellulare in quanto una serie di leganti (peptidi, neurotrasmettitori ed ormoni) consentono di collegare il corpo, il cervello e la mente, e di immagazzinare ed elaborare delle informazioni anche in assenza di un SNC non sviluppato. Il nascituro utilizza fin dai primi momenti di vita le sue capacità di apprendimento, memorizzazione e adattamento per arricchirsi, affrontare le diverse situazioni ambientali.
Le tracce di memoria possono emergere più o meno spontaneamente durante il corso della vita. Molte persone sono riuscite ad accedere ai ricordi della vita prenatale, che si presentano in forma di vissuto globale, e non come riflesso passato, ma come adattamento ad un evento presente (terapia prenatale). L’età che permette più facilmente di ricordare va da 1,5 anni ai 5,5 anni.
Tra gli adulti, Arthur Rubistein affermò alla tv della Germania dell’est nel 1971:«Ho la sensazione di aver sentito musica per pianoforte nel grembo di mia madre» e aggiunse: «in verità, che io stesso stavo suonando»: probabilmente questo è un tratto della sua individualità, lo psicotipo.
Il nascituro possiede tutte le caratteristiche per sviluppare e dimostrare una sorta di intelligenza. Ha un adattamento intenzionale all’ambiente esistente (atteggiamenti di difesa); ha la capacità di selezionare nuovi ambienti (protesta); di elaborare ambienti esistenti per essere più pertinenti alla propria vita ed abilità (tumore in utero). La prima forma di apprendimento prenatale che si conosca è l’habituation (27 s. di g.), data dalla capacità che dimostra avere il nascituro nel riconoscere quanto acquisito in precedenza.
Secondo Chamberlain, l’intelligenza del nascituro si manifesta in tutte le 7 aree considerate da Gardner, quali:
– l’intelligenza spaziale: il bambino si dimostra capace di muoversi, orientarsi nell’ambiente uterino e di poterlo riconoscere nelle sue diverse parti
– l’intelligenza fisico-chinestetica: sa stare in equilibrio dalla 7,5 s.d. g, e in seguito a esperienze di gioco e danza
– l’intelligenza intrapersonale o emotiva: vive sensazioni di piacere ed esprime delle emozioni come sorrisi, ma anche espressioni di sofferenza e dolore.
Le emozioni segnalano attraverso l’espressività (psicosomatica) lo stato interiore del bambino (benessere/malessere).
Manifestano le sue intenzioni e le sue reazioni nei confronti dell’ambiente. Le emozioni amplificano, danno forma, colore e vivacità, sia in positivo che in negativo all’azione e al pensiero umano.
Predispongono l’organismo alla risposta: esse sono la spinta della sua azione e comportamento (attacco/fuga, esplorazione, apprendimento, relazione con gli altri).
Evidenziano il grado di maturità del bambino e la natura del suo temperamento.
III. Le espressioni nella vita prenatale
– l’intelligenza interpersonale: comunica con i fratelli gemelli
– l’intelligenza linguistica: il suo modo di piangere alla 28 s. di g. dimostra di somigliare alla voce della madre
– l’intelligenza musicale: risponde in maniera diversa alla musica. Si calma con Vivaldi e Mozart, scalcia e si muove intensamente con Beethoven, Brahms e il rock
– l’intelligenza logico-matematica: gioca e comunica con i genitori, talvolta con precisione come nel “ gioco del calcetto” se si dà un colpetto risponde con un colpetto, se due con due etc.
Con lo sviluppo e la crescita il bambino matura una capacità di interazione e di risposta agli stimoli sempre più complessa e differenziata, oltre a una capacità di coinvolgimento emozionale via via più intensa. Durante i 9 mesi della gestazione il nascituro acquisisce tutte le esperienze vissute che diventano parte integrante del patrimonio personale. Impara a conoscere nuovi suoni; a muoversi a ritmo del suono e cogliere i tratti prosodici del linguaggio; riconoscere la differenza fra sillabe simili; ricordare canzoni e motivi musicali; riconosce favole, musiche, storie, poesie diverse, anche se dello stesso autore; distinguere una voce maschile da una femminile e quando la madre si rivolge direttamente a lui e preferendola fra le altre.
Tutto ciò ci porta a dire che il ruolo svolto dai genitori è importante in quanto concorrono alla formazione e crescita e quindi alla educazione del figlio nelle varie fasi della vita che riguardano:
– il preconcepimento
– il concepimento
– la gestazione
– la nascita e successivo sviluppo
I genitori sono importanti nella formazione del nascituro, tanto che Bruce Lipton li definisce “i veri ingegneri genetici”: con la loro azione educativa e il prendersene cura concorrono alla formazione del temperamento prima e poi del carattere e della personalità. Il tipo di legame relazionale materno e paterno inizia fin dal concepimento e influisce in tutte le fasi di passaggio dell’essere umano. I padri e madri sono in grado di predire con una buona probabilità il sesso femminile o maschile del bambino (Fischetti 2003).
IV. Il sistema tradico madre-figlio
Sono stato tra i primi in Italia ad organizzare corsi di preparazione al parto per padri, avviato agli inizi degli anni Novanta del secolo scorso. Anche i padri concorrono alla formazione e alla crescita del bambino. Gli stimoli di cui è portatore un padre sono differenti da quelli della madre, che vanno però ad integrarsi.
Il figlio ha bisogno della serenità, dell’amore e della disponibilità della madre e del padre. Lo stress e i traumi in gravidanza possono riflettersi nel bambino che ha una sola energia, o come afferma la biologia due, una per difendersi e l’altra per la sua crescita.
Si è evidenziato che l’educazione prenatale riduce gli effetti negativi dovuti allo stress e ai traumi durante la gestazione e ha effetti positivi per la salute e lo sviluppo del bambino (Ottaviano 2002).
L’Educazione Prenatale
Essa riduce:
i fattori di rischio
gli effetti negativi indotti dalla medicalizzazione
l’handicap indotto.
Accresce e promuove:
i fattori di protezione
la prevenzione, con uno stile di vita adeguato
la promozione della salute
lo sviluppo del potenziale umano
L’educazione prenatale in generale consiste nel vivere in un ambiente di vita sano e sereno; nell’avere uno stile di vita consapevole e rispettoso dei bisogni del bambino; nella creazione di un profondo ed equilibrato legame con il figlio (bonding); nello scambio e nella comunicazione tattile e verbale con il nascituro (aptonomia, psicofonia); in una adeguata stimolazione e nutrimento prenatale attraverso strategie che ne promuovono lo sviluppo (tattile, verbale, sonora, musicale, pittorica, naturale).
Essa può iniziare prima del concepimento o a partire dal 5-6 mese di gravidanza.
Dando uno sguardo ai risultati con la pratica della E.P. osserviamo:
– un miglioramento complessivo dell’intesa genitori-figlio
– un legame più forte con i genitori
– un linguaggio e una socializzazione precoce
– un maggiore sviluppo motorio e della socializzazione e di alcuni parametri del corpo
– minori difficoltà nell’allattamento
(Van de Carr 1988; Manrique 1993; Lafuente 1997, Panthuraamphorn 1998).
Questi dati hanno consentito agli autori di affermare che la stimolazione prenatale aiuta il sistema nervoso a maturare durante lo sviluppo fetale.
Desidero concludere con le parole di Papa Giovanni Paolo II (18 marzo 1998):
la storia dell’individuo dopo la nascita dipende certamente dalle cure fisiche e mediche che egli riceve.
Ma un influsso non piccolo su di essa hanno pure la serenità, l’intensità e la ricchezza delle emozioni provate durante la vita prenatale.
Questa linea di ricerca prenatale va, pertanto considerata della massima importanza
E poi con le parole di David Chamberlain:
Se i genitori fossero informati su quanto oggi si sa sulla psicologia e sulla educazione prenatale, cambierebbero sicuramente il loro modo di essere genitori e se il loro modo di essere genitori cambiasse, cambierebbe il mondo.
Raccomandazioni di Vienna sulla vita prenatale (2002)
1. Rivedere i programmi educativi in modo da includere la conoscenza dell’iniziale sviluppo umano, tanto psicologico quanto fisiologico, una migliore comprensione del ruolo dell’uomo e della donna, della genitorialità e dello sviluppo della relazione genitore-figlio oltre che personale.
2. Rendere i futuri genitori in grado di dare al loro figlio prima della nascita un ambiente adeguato per il suo sviluppo emotivo; creare condizioni di sicurezza economica per le giovani famiglie.
3. Favorire la consapevolezza che i problemi che prendono forma nel corso del primo sviluppo hanno degli effetti costosi per la società, mentre le misure preventive sono particolarmente economiche.
4. Rendere consapevoli che la vita individuale ha inizio prima della nascita e che le esperienze prenatali influenzano lo sviluppo successivo.
5. Accrescere la consapevolezza che la prevenzione dei traumi precoci è un prerequisito importante per la formazione di una società pacifica.
6. Favorire la costituzione di gruppi guidati per il sostegno e la maturazione dei futuri genitori, fornendo a loro adeguate informazioni.
7. Aiutare i genitori a sviluppare un approccio educativo e comunicativo positivo nei confronti del loro figlio a partire dal periodo prenatale in avanti.
8. Quando necessario, sostenere e consigliare le madri e i padri durante la gravidanza.
9. Ri-stabilire il vero valore della gravidanza e della nascita.
10. Facilitare e incoraggiare atteggiamenti di disponibilità nei confronti della donna, specialmente della donna in gestazione e del suo bambino.
11. Studiare il significato delle sensazioni, delle fantasie e dei motivi prenatali e perinatali nella cultura.
Psicologo prenatale
Presidente dell’ANPEP (Associazione Nazionale di Psicologia e di Educazione Prenatale) – www.anpep.it
1 Trascrizione dell’intervento del professor Gino Soldera al convegno «Vita prenatale: inizio di un viaggio», 14 giugno 2014, Centro congressi Santo Volto di Torino. La revisione è stata curata dal professor Soldera
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