Tratto dall’omonimo bestseller di Giacomo Mazzariol, Mio fratello rincorre i dinosauri, diretto da Stefano Cipani, qui alla sua prima fatica cinematografica, racconta la storia autobiografica dell’Autore e quella di Giovanni, il fratello affetto dalla Sindrome di Down.
Accolto da scroscianti applausi al Festival di Venezia, il film si rivela estremamente introspettivo e delicatamente empatico; l’essere umano viene mostrato per quello che è, eternamente conteso tra le sue debolezze e l’impellente desiderio di superarle.
Rafforzato da un cast d’eccezione − tra cui Alessandro Gassman, Isabella Ragonese e la musa di Pedro Almodovar, Rossy De Palma − il film narra con grande leggerezza la vita quotidiana della famiglia Mazzariol e dell’arrivo del figlio Gio, affetto da Sindrome di Down, visto dal fratello come un vero e proprio supereroe per via di quel cromosoma in più che lo rende diverso da tutti gli altri. Un’idealizzazione che però non sembra destinata a durare a lungo.
Mio Fratello Rincorre I Dinosauri è un film che fa sorridere, ogni possibile componente drammatica viene sapientemente accantonata a favore di una positività e di un ottimismo difficili da trovare ai giorni nostri. Alessandro Gassmann e Isabella Ragonese sono i punti di forza di un cast ottimamente selezionato, anche tra gli attori più giovani (straordinariamente commovente l’interpretazione di Lorenzo Sisto nei panni del piccolo Giovanni).
La regia e la sceneggiatura si sorreggono l’una all’altra in perfetta armonia, dando modo allo spettatore di entrare più a fondo nella storia, spingendolo a immedesimarsi nei protagonisti condividendone gioie e inquietudini, insicurezze e frustrazioni. La scelta della voce narrante fuori campo si rivela perfettamente calzante con i toni della commedia, contribuendo a mantenere quella leggerezza narrativa che è il punto di forza dell’intera pellicola.
«Il film vuole raccontare che siamo tutti diversi ma ci sono delle cose che ci uniscono», dice Isabella Ragonese, «e a volte succede che i genitori imparino dai figli. L’idea di una famiglia numerosa che prende delle decisioni insieme e che sopporta anche le difficoltà insieme è una grande lezione di comunità, lo trovo molto interessante».
«Lavorare con due ragazzi [il Giovanni reale e quello di finzione] portatori della Sindrome di Down è stato veramente sorprendente, perché ci ha dato la possibilità anche di conoscere meglio questa sindrome», aggiunge Alessandro Gassman, «La famiglia è l’embrione della società e quello che manca maggiormente nella società di oggi è l’ascolto, soprattutto l’ascolto di coloro che sono diversi da noi».
Un buon film per famiglie dunque, un Wonder all’italiana di grande autenticità e di straordinario impatto emotivo che è prima di tutto un inno all’amore per la vita, in ogni sua forma.
© Bioetica News Torino, Settembre 2019 - Riproduzione Vietata