La categoria della dignità umana è presupposta nei dibattiti pubblici, e prima ancora nelle solenni Dichiarazioni degli organismi internazionali, dando quasi per scontato il suo senso e senza che si operi una riflessione esplicita su di essa. Il rischio dell’usura delle parole, fino alla loro insignificanza, invade anche la prerogativa della dignità con la quale si è pensata la differenza antropologica e un corrispettivo criterio fondamentale per la relazione etica tra i soggetti umani.
Se la dignità risulta un postulato, non di meno è necessaria un’operazione di pensiero per definirne la mappa concettuale delle sue potenzialità e precisare come essa possa essere riconosciuta, sostenuta e difesa nei differenti ambiti in cui prende forma l’attività e l’interazione dei soggetti umani. A monte della rivendicazione dei diritti soggettivi, non di rado enfatizzata nel dibattito pubblico, si pone il riconoscimento della dignità che accomuna gli esseri umani, ma altresì li impegna a darne concretezza attraverso la qualificazione del loro agire. Il reticolo relazionale che si dipana nella vita quotidiana avviene nel dare per scontato alcune regole, tra le quali forse anche il generico rispetto della dignità della persona, senza che però risulti verificata la densità dell’impegno e l’implicazione dei soggetti chiamati a condividere, tutelare e proteggere il bene comune della propria humanitas.
Gli studi proposti nel volume, frutto della ricerca condivisa del gruppo «In dialogo», espressione del Ciclo di Specializzazione in Teologia morale della sezione di Torino della Facoltà Teologica dell’Italia Settentrionale, intrecciano competenze diversificate legate al profilo accademico o professionale degli autori e delle autrici. Il confronto con la cultura contemporanea e le variegate espressioni del sapere filosofico rivela le molteplici riprese e declinazioni della dignità umana da parte del pensiero umano e, in taluni casi, una comprensione di essa decisamente sfuocata, soprattutto là dove si perde il carattere ricapitolativo e identificativo dell’umano che è comune e si autorizza una concezione di dignità usata di fatto per discriminare, e non per unificare, i soggetti umani.
Posizioni che riprendono, pur nella caratteristica aderenza a problemi specifici della contemporaneità, come nel caso della bioetica e del biodiritto, matrici antiche, nell’oscillazione tra un significato “universalistico” di dignità (come dote “naturale” del genere umano) o una sua accezione “particolaristica” (come realtà acquisita in forza di un merito o di una capacità in atto degli individui). Alla delineazione di questo sfondo concettuale generale provvede il limpido saggio di Clara DI MEZZA, e quello di Giuseppe ZEPPEGNO dedicato a una puntuale valutazione di differenti prospettive teoriche nella bioetica. Sulla stretta connessione tra dignità e reciproco riconoscimento dei soggetti umani interviene Paola Simona TESIO, offrendo una chiave interpretativa sintetica degli altri approfondimenti qui proposti.
Il lavoro interdisciplinare di Clementina PERIS, Domenico COVIELLO e Mariella LOMBARDI RICCI si sofferma con ampiezza di documentazione scientifica e precisa argomentazione etica, sulla questione del riconoscimento e della tutela della dignità della vita umana nascente. Tale modalità espositiva inter- e trans-disciplinare attraversa il documentato intervento di Santo LEPORE sulle sfide legate alle neuroscienze con attenzione ai possibili sviluppi futuri dell’umanità con le discusse problematiche del “potenziamento” e “miglioramento” dell’umano.
Alla dinamica di “allargamento” del paradigma della dignità umana, abbracciando gli ambiti della vita sociale e delle sue istituzioni, rispondono i saggi del teologo morale Bruno BIGNAMI, che lo lega alla questione della compartecipazione ai beni comuni della creazione; di Pierpaolo SIMONINI, che lo declina in riferimento al tema del vivere urbano; di Flavio FABRIS e Luca CASANOVA con attenzione all’economia del microcredito; di Romeo ANTICA, Nicola BIZZARRO, Marco GAETANO e Gianclaudio MAIRONE, che rileggono il tema della responsabilità sociale d’impresa con riferimento alla figura di Adriano Olivetti; di Carlo MENEGHETTI, che si concentra sulle nuove tecnologie della comunicazione; di Antonio DE SALVIA, con una interessante proposta pedagogico-formativa sul tema e le questioni della dignità della persona.
Nella articolata riflessione proposta la dignità non è un vanto e, prima ancora, un diritto da esigere. Assume la forma di una legge. Perché non si proclama, senza che essa non diventi una pratica di vita. La dignità non si rinchiude nella semplice capacità di determinare se stessi. È vissuta in verità là dove non si afferma nell’astratta libertà ed uguaglianza, ma quando raggiunge il volto dell’altro e si lascia colpire dalla sua presenza, irriducibile, pur nella comune umanità, a me. E diventa cura della prossimità: tenacemente cercata là dove essa sembra meno risplendere. Sapendo che così ne va non solo della “sua” dignità, ma anche della “mia”.
Effatà, Cantalupa 2016, pp. 368
€ 24,00
© Bioetica News Torino, Giugno 2016 - Riproduzione Vietata