Alla radice del testo sta una riflessione sul profondo cambiamento nell’esercizio delle professioni di cura che, negli ultimi decenni, ha assunto un profilo sempre più scientifico e tecnico, soprattutto in ambito infermieristico. In questo scenario, ciò che sembra acquisire meno valore è non solo la relazione umana tra curante e curato ma anche la soggettività stessa dell’infermiere e del paziente.
Rimettere al centro il soggetto e le sue competenze esistenziali, intese come capacità di conoscere se stessi, il proprio corpo, le proprie emozioni, favorendo un approccio che concili il sapere umanistico e quello scientifico, piuttosto che farli proseguire su due binari paralleli, diventa il cuore del libro stesso, Parole e gesti di cura. Un approccio fenomenologico di Giuliana Masera, infermiera, filosofa in Bioetica e docente presso l’Università di Parma.
In quale modo il testo cerca di raggiungere questo obiettivo sfidante? Parole di cura è una mano tesa verso i professionisti della cura, un invito a dedicare a se stessi qualche ora del proprio tempo, ad ascoltarsi e ad ascoltare. Parole di cura è ridare parola, qui inteso in senso quasi letterale: il testo è infatti diviso in tre sezioni nelle quali vengono presi in analisi alcuni termini centrali per lavorare su quelle competenze esistenziali sopra citate. Il filo rosso che tiene unite queste tre sezioni è la fenomenologia, una branca della filosofia che fornisce strumenti essenziali a questo tipo di riflessione.
Nella prima parte vengono prese in analisi alcune parole che accompagnano costantemente il lavoro di cura, affinché possano essere lette nella loro pienezza di valore e significato. Si parte dal corpo in tutte le sue dimensioni, espressione delle soggettività del paziente e del curante. Il corpo, che nelle professioni di cura richiede attenzione perché è spesso corpo che prova dolore. Il corpo, verso il quale è necessario porsi con empatia e tenerezza, perché la cura possa infondere davvero speranza. Quest’ultima trae linfa vitale anche dalla relazione di fiducia che si deve sviluppare tra chi richiede cura e chi esercita cura, una fiducia che si costruisce anche con momenti di silenzio e ascolto. Questa prima si chiude con l’interrogazione finale sul senso, così arduo da trovare quando si sperimenta la malattia, ma altrettanto necessario e imprescindibile.
La seconda parte è la cornice teorica del testo. Qui vengono presentati alcuni strumenti di indagine che i principali filosofi fenomenologi possono offrire ai professionisti della cura. La fenomenologia, infatti, è stata considerata il metodo di ricerca eletto per le professioni di cura, in quanto in grado di provvedere alla comprensione della realtà della persona, perché considera i valori individuali e le relazioni tra professionista della cura e assistito, abbracciando un approccio olistico alla persona.
Nell’ultima parte vengono invece presentate due ricerche infermieristiche, condotte utilizzando un approccio fenomenologico. Nella prima sono raccolte le esperienze di alcuni infermieri, intervistati circa la loro esperienza vissuta a contatto con il corpo del paziente, ponendo particolare attenzione ai loro sentimenti ed emozioni. Nella seconda medici, infermieri, studenti sono stati interrogati circa la conoscenza del concetto di proporzionalità della cura e della possibilità di coinvolgimento di diversi professionisti nelle decisioni di fine vita.
La somma di queste tre parti ci conduce a una lettura della cura che va al di là del momento tecnicamente terapeutico, senza mai negarlo o minimizzarlo. Questo approccio ci consente di riconoscere alla cura stessa il suo vero senso e far nascere azioni e pratiche orientate davvero alla benevolenza dell’altro, un servizio alla persona volto ad aiutarla a vivere con le sue difficoltà nel miglior modo possibile.
MASERA G.
Parole e gesti di cura
Un approccio fenomenologico
Collana «P10 Confini»
Effatà, Cantalupa (To) 2017, pp. 160
€ 13,00
© Bioetica News Torino, Febbraio 2018 - Riproduzione Vietata