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24 Dicembre 2014
Bioetica News Torino Dicembre 2014

Il Libro «Sofferenza familiare, sofferenza sociale?» di Grassi P. (ed)

Attorno a tre parole chiave “uomo”, “Dio” e “vita più umana” caratterizzanti il dialogo Chiesa-mondo/ Chiesa-bioetica don Domenico Santangelo della Pontificia Università del Laterano di Roma ha  posto il suo intervento «Parole di vita: quale avvenire, quale speranza la bioetica può dare alla Chiesa?» al VI Convegno internazionale di Bioetica di Trevi, nel Lazio, sul tema Sofferenza familiare, sofferenza sociale? Quali cure? Quali speranze? 

Come allora anche nel recente volume che ne raccoglie gli Atti, edito da Las e curato da Pietro Grassi, il contributo di Santangelo dà l’avvio ad un percorso dialogico, impegnato e rispettoso sull’etica della vita, fra le diverse competenze scientifiche coinvolte, con l’intento di «favorire un’adeguata crescita di consapevolezza sulla verità oggettiva del bene […], mediante “una interdisciplinarità ordinata” (Benedetto XVI, Caritas in veritate, 30) e dove “le valutazioni morali e la ricerca scientifica devono crescere insieme… in un tutto armonico interdisciplinare, fatto di unità e di distinzione».

Un volume dalle diverse voci che potremmo riassumere con le parole dello stesso curatore Grassi: «Mi sembra un segno, insieme a tanti altri che vengono da parte di chi opera nell’ambiente sanitario, del rinascere di una sensibilità che non vuole distogliere lo sguardo sulla vita, sul dolore e sulla morte, quasi a ricordarci che l’umanità, come scrive Hanna Arendt non è mai acquisita nella solitudine».

Pierluigi Bruschettini, docente di Pediatria all’ospedale Gaslini di Genova, spiega come sia necessaria l’elaborazione del lutto post-aborto per accettare l’esperienza vissuta, la sofferenza che ne consegue e per riacquistare il giusto rispetto per se stessi senza essere sopraffatti. L’interruzione spontanea o voluta della gravidanza coinvolge donne e uomini con estrema variabilità. L’autore ne descrive i sintomi – che possono insorgere nelle donne anche dopo anni –,  le motivazioni e traccia un quadro sintetico degli studi effettuati negli ultimi vent’anni.

Nel delineare la realtà della medicina attuale sempre più vista «come autocompimento, oltre per risolvere incapacità, per favorire capacità» che apre la strada ad una nuova sfida relativa alla medicina delle opportunità e della possibilità, Alfredo Anzani, docente di Etica clinica al San Raffaele, dinanzi ad una medicina «che si trova tra la spada e il muro», da una parte l’esigente (per il quale, diversamente dal paziente, il male non ha senso e non ci si può rassegnare a subirlo perché parte di un ordine naturale) e dall’altra “i conti dello Stato” (una Sanità dominata da una logica economicistica) sostiene l’urgenza di stabilire quale sia lo scopo della medicina anche in campo etico. Si sofferma poi su quale competenza dovrebbe avere il medico perché in un contesto sociale condizionato da mentalità tecnicistiche si affaccia «l’utopia di una medicina senza medico: oggi si possono ipotizzare diagnosi computerizzate seguite da prescrizioni automatiche».

Il discorso passa poi alle difficoltà a livello assistenziale che i familiari delle persone gravemente disabili non autosufficienti con GCA o con SV e MC incontrano lungo il loro percorso. Il presidente dell’Associazione «Gli amici di Luca» Fulvio De Nigris racconta l’esperienza personale avuta come genitore del figlio Luca, entrato in coma, e la storia del centro di alta specializzazione neuroriabilitativa dell’azienda Usl di Bologna detta «Casa dei Risvegli Luca De Nigris» che condivide gli obiettivi con l’associazione citata. La preoccupazione delle famiglie ma anche dell’equipe che hanno in cura questi pazienti, oggi che la loro aspettativa di vita è in progressivo aumento in tutti i paesi industrializzati – ormai superano anche dieci anni – riguarda la fase post-riabilitativa. Il rientro al proprio domicilio non sempre è possibile per svariati motivi: condizioni che non consentono la gestione, genitori anziani o nuclei monoparentali che non possono prendersi cura o per fattori sociali, ambientali ma anche clinici. De Nigris mette in luce alcune necessità, tra cui «un’alternativa al domicilio con ricoveri ad libitum in strutture adeguate all’accoglienza», la gestione dei cambiamenti nelle strutture residenziali socio-sanitarie visti  come «miglioramenti delle condizioni cliniche in virtù dell’invecchiamento del paziente».

Poi il volume tratta altre fragilità umane, l’adolescente, il malato mentale e il malato terminale. A quest’ultimo e alle problematiche correlate al fine vita pone l’attenzione il teologo morale Raymond Zammit dell’Università di Malta che, tracciando un quadro della situazione in Europa, con dati statistici e norme legislative, mette in evidenza come «nonostante i rigorosi controlli che sono stati promessi per salvaguardare dagli abusi, la legalizzazione dell’eutanasia ha portato una discesa incontrollabile verso una cultura a favore della soppressione della vita». Ciò porta anche ad avere meno servizi di cura, come spiega Zammit. In Olanda le cure palliative sono molte poche così come i centri specializzati nel trattamento di pazienti in stato vegetativo permanente. Analizza inoltre le conseguenze della legalizzazione nell’ambito della medicina studiando i rapporti tra medico e paziente e il ruolo del medico.

Duecento pagine che possono essere una fonte di approfondimento e aggiornamento per gli addetti ai lavori ed offrire una lettura stimolante per gli altri lettori che avranno il modo di addentrarsi nella realtà sanitaria e sociale in cui viviamo e venire a conoscenza dei problemi etici.


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GRASSI P. (ed)

Sofferenza familiare, sofferenza sociale?

Quali cure? Quali speranze?

Collana Saggi e Proposte 20
Las, Roma 2014, pp. 208
€ 11,90 (cartaceo),  € 7,99 (e-book)

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